Intelligenza Artificiale e imprese italiane: tanto hype mediatico e poca consapevolezza

Le imprese italiane hanno scarsa consapevolezza delle reali opportunità offerte dall'intelligenza artificiale : solo il 12% delle medio-grandi imprese ha concluso un progetto AI in Italia, secondo l'Osservatorio del PoliMI.

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a cura di Dario D'Elia

L'intelligenza artificiale ha un grande potenziale economico, ma le imprese italiane sembrano essere ancora piuttosto impreparate al riguardo. Secondo l'Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano il 58% delle imprese del campione associa l'AI all’emulazione della mente umana, un terzo (35%) a un gruppo di tecniche come, il Machine Learning, solo il 14% allo sviluppo di sistemi dotati di capacità tipiche dell’essere umano.

Come se non bastasse il 48% delle imprese pensa di conoscere in modo adeguato l'Artificial Intelligence, il 47% in modo superficiale, e solo il 5% dichiara un livello di conoscenza nullo. In sintesi, mancano le competenze persino per comprendere il fenomeno. E al riguardo dominano il passaparola con colleghi (32%), testimonianze di altre aziende (29%), networking (28%), richieste dal mercato di riferimento (22%) e risalto mediatico (21%).

"Tra le imprese italiane prevale perlopiù una visione dell’Artificial Intelligence ancora influenzata dai media", spiega dice Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence. "Dove prevale una pioggia di stimoli tipico delle fasi di hype che caratterizzano i nuovi trend innovativi, e non una visione informata e consapevole delle potenzialità e del percorso che trasferisce la ricerca in applicazioni".

La maggioranza identifica con AI il concetto di assistenti virtuali (31%), poi la capacità di formulazione (12%) e comprensione (9%) del testo, le auto a guida autonoma (9%) e l’estrazione di informazioni dalle immagini (8%). I pochi (12%) che hanno portato avanti progetti AI in Italia si dicono soddisfatti nel 68% dei casi. Le soluzioni più diffuse sono Virtual Assistant/Chatbot. Ecco spiegato anche il motivo per cui la spesa per lo sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale è stata di appena 85 milioni di euro nel 2018.

L'impatto sui posti di lavoro è ambivalente. Da una parte lato il 33% delle aziende intervistate dichiara di aver dovuto assumere nuove figure professionali qualificate per realizzare soluzioni di AI, dall’altro il 27% ha dovuto ricollocare personale dopo l’introduzione di una soluzione di AI.

"L’indagine puntuale sul bilancio occupazionale in Italia rivela come l’Artificial Intelligence sia da considerarsi più come un’opportunità che una minaccia: 3,6 milioni di posti di lavoro equivalenti potranno essere sostituiti nei prossimi 15 anni dalle macchine, ma nello stesso periodo a causa della riduzione dell’offerta di lavoro (principalmente per questioni demografiche, ipotizzando continuità` sui saldi migratori) e l’incremento di domanda si stima un deficit di circa 4,7 milioni di posti di lavoro nel Paese, da cui emerge un disavanzo positivo di circa 1,1 milioni di posti", puntualizza lo studio.

Secondo Nicola Gatti, Giovanni Miragliotta e Alessandro Piva, Direttori dell’Osservatorio Artificial Intelligence "tutti gli attori del mercato devono prendere posto ai blocchi di partenza per una trasformazione di cui non si conoscono ancora appieno le regole e la durata, ma di cui si comprendono già l’enorme portata e le implicazioni".

Ad ogni modo fra i segmenti emergenti vi sono le soluzioni di Language Processing, Demand Forecast, Predictive Maintenance, Image Processing, Fraud Detection, Recommendation e infine Virtual Assistant/Chatbot, che spicca in entrambe le dimensioni. Già mature e con buona diffusione le soluzioni di Intelligent RPA e Pattern Discovery.

"Sono ancora incognite le soluzioni di Churn Prediction, Dynamic Pricing, Autonomous Robot, Intelligent Object, Content Design e Autonomous Vehicle", sottolinea l'indagine.

Tra chi ha già in corso progetti di AI, il 50% delle aziende ha come obiettivo prefissato il miglioramento dell’efficienza dei processi, ovvero la riduzione dei costi, il 37% l’aumento dei ricavi ed il 13% lo sviluppo di soluzioni per un supporto decisionale.  Solo il 4% dei progetti non ha raggiunto gli obiettivi, mentre il 68% dichiara che le iniziative hanno raggiunto l’esito sperato e, di queste, la metà lo definisce “di grande successo” o “disruptive”. Il rimanente 28% non e` invece ancora in grado di dare un giudizio.

A livello internazionale, Intelligent Data Processing e Virtual Assistant/Chatbot sono le soluzioni più` diffuse, mentre il settore più attivo è il Finance. Sono emersi 618 casi di applicazione dell’AI nel mondo, tra cui spiccano per diffusione progetti di Intelligent Data Processing (34%) e Virtual Assistant/Chatbot (22%), mentre i meno diffusi sono Image Processing (11%), Recommendation (9%), Language Processing (8%), Autonomous Vehicle (7%), Autonomous Robot (6%) e Intelligent Object (3%). Il comparto più attivo è il Banking con il 24% di applicazioni, seguito da Energy, Resources & Utility (13%), Automotive (10%) e Retail (9%).