Team building

Intervista a Samantha Cristoforetti, l'astronauta italiana che a fine 2014 salirà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

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a cura di Elena Re Garbagnati

6-7 mesi nello spazio, in un ambiente chiuso lontano dalla Terra: un buon rapporto con i colleghi a bordo è fondamentale. Lavorate anche a questo nella preparazione?

"In parte sì. L'80% del lavoro su quest'obiettivo viene fatto in sede di selezione, nella valutazione sull'attitudine al lavoro di gruppo e all'integrazione con i colleghi.  Una volta formato un equipaggio si cerca di fare team building fin dall'inizio con situazioni fuori dalla vita quotidiana in cui si possa stare insieme 24 ore su 24. Per dare la possibilità all'equipaggio di conoscersi, di capire come i colleghi reagiscono in situazioni di stress, imparare a capire i messaggi non verbali, quello che ci può aspettare da una persona o quello che è meglio non chiedere a una persona."

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"Nel nostro caso a settembre dello scorso anno siamo stati una decina di giorni in Alaska in kayak e campeggio. L'obiettivo di stare insieme in situazioni stressanti è stato centrato perché abbiamo avuto un tempo pessimo, con annunci di uragani. Dal punto di vista del kayak non è andata benissimo perché ne abbiamo fatto molto poco. Però eravamo sempre molto bagnati e molto infreddoliti, quindi potevamo vedere come si comportano le persone quando non sono a loro agio. Credo che non avremo nessun problema a bordo della Stazione, abbiamo un'ottima squadra."

Pensa che una presenza femminile, come quella attuale di Karen Nyberg della NASA, abbia un ruolo importante nell'equilibrio degli equipaggi della ISS, anche a livello umano?

"Questi discorsi hanno significato sui grandissimi numeri, non in un gruppo ristretto. La variabilità degli individui in quanto tali è molto più influente dell'appartenere a un genere o a un altro."