Julian Assange ha chiesto asilo politico all'Ecuador

Julian Assange è ospite nell'ambasciata ecuadoriana di Londra perché spera di ottenere asilo politico. Il presidente Rafael Correa sta valutando la questione per fare uno sgarro a Washington. Il fondatore di Wikileaks è a un passo dall'estradizione in Svezia.

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a cura di Dario D'Elia

Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, si è rifugiato nell'ambasciata ecuadoriana di Londra nella speranza di ottenere asilo politico. Ecco l'ennesimo finale di capitolo che non ti aspetti. Tiene duro il canuto quarantenne. Dopo che la Corte Suprema inglese ha respinto per l'ennesima volta il ricorso dei suoi avvocati contro l'estradizione in Svezia, era evidente che dovesse reagire con un colpo di teatro. È vero che c'è ancora un cavillo legale sui cui deve esprimersi l'Alta Corte, ma l'unica opzione reale sul campo è quella di ottenere la possibilità di rivolgersi alla Corte Internazionale dei Diritti Umani di Strasburgo.

Già, perché Assange ormai veste i panni del perseguitato politico. La sua cricca sostiene che le accuse di stupro provenienti dalla Svezia siano una montatura (della CIA?), per consentire a Washington di ottenere una facile estradizione. Poi qualcuno ovviamente dovrà spiegarci perché ottenere un'estradizione da Stoccolma dovrebbe essere più facile che ottenerla da Londra, ma questo è un altro discorso che forse affonda nelle tavole della Legge.

Subcomandante Assange

In ogni caso quel che conta è che l'hacker australiano rischia il biopic hollywodiano con tutte queste sterzate dell'ultima ora. "Mi perseguitano, datemi rifugio. Anche l'Australia mi ha abbandonato. Sono oggetto di una persecuzione, non solo per le mie idee e per le mie azioni, ma anche per avere pubblicato informazioni che coinvolgono i potenti, avere reso noto la verità e con ciò smascherato la corruzione e i gravi abusi dei diritti umani nel mondo", pare che abbia dichiarato Assange.

Immediata la risposta del ministro degli Esteri ecuadoregno, Ricardo Patino, a cui probabilmente non è parso vero godere di due minuti di celebrità di fronte alla stampa internazionale. "La sua domanda è allo studio. I suoi timori la giustificano", ha sussurrato.

Il presidente Rafael Correa potrebbe accoglierlo per fare uno sgarro agli Stati Uniti con cui non corre buon sangue. "Il socialismo continuerà. Il popolo ecuadoriano ha votato per quello. Rimarcheremo la nostra battaglia per la giustizia sociale, per la giustizia regionale. Continueremo a combattere la battaglia per combattere ogni forma di sfruttamento della manodopera in accordo con le nostre idee socialiste: la supremazia del lavoro umano sul capitale. Nessuno dubiti della nostra opzione preferenziale per i poveri: siamo qui per quello. Hasta la victoria siempre!", dichiarò Correa durante il suo insediamento nel 2009, giusto per mettere in chiaro le cose.

Sarà questo il triste epilogo per Assange? Rifugiato politico in un paese che considera amico l'iraniano Ahmadinejad e che è rimasto all'epopea guevariana?

Con il massimo rispetto per la storia di Ernesto Guevara de la Serna, si intende.