Il problema è che se da una parte al primo giro si parlava soprattutto di beni industriali, a questo secondo si parla di beni di ogni tipo che impatteranno direttamente tasche dei cittadini.
"La Cina dovrà adottare le contromisure necessarie per difendere risolutamente i propri interessi fondamentali", ha dichiarato una portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chuying. "Non vogliamo combattere, ma non abbiamo paura di farlo". Il suggerimento agli Stati Uniti è di "abbandonare le sue illusioni, correggere gli errori e tornare alle consultazioni basate sull'uguaglianza e sul rispetto reciproco".
Pechino per ora si è vendicata aumentando i dazi su 110 miliardi di beni statunitensi (l'anno scorso l'importazione dagli USA è stata di 160 miliardi), rallentando le pratiche doganali e revocando il rilascio di alcune licenze in molti settori, compreso l'assicurativo. Un inasprimento delle tariffe è una delle opzioni cinesi, ma non si esclude anche la possibilità che venga introdotta una black list analoga a quella statunitense, quindi con restrizioni per alcune aziende.
Ne frattempo le Borse orientali hanno perso terreno, così come Wall Street e NASDAQ. Si teme che un compromesso tra Washington e Pechino sia ancora lontano.