La NASA vuole tornare sulla Luna

Ripristinato il National Space Council, il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence annuncia che l'America tornerà nello Spazio. Prima tappa, la Luna.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Non voglio mica la Luna. Anzi la voglio! È proprio il caso di dirlo a proposito degli Stati Uniti, e più in particolare della NASA, con scienziati e politici che dibattono a tempi alterni da anni ormai sull'opportunità o meno di rimettere piede sul nostro satellite naturale. A questo giro sembra che abbia vinto il fronte del Sì, ma la partita, contateci, è tutt'altro che chiusa. Il vicepresidente Mike Pence infatti ha annunciato che gli Stati Uniti torneranno a mandare l'uomo sulla Luna prima di diventare la prima nazione a far atterrare gli esseri umani su Marte.

Ripercorrendo velocemente un po' di storia, dopo la conclusione del programma Apollo l'uomo non è più tornato sulla Luna: la corsa allo Spazio era finita, gli Stati Uniti avevano battuto sui tempi la Russia e gli investimenti per le missioni lunari non erano più giustificati.

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Negli anni recenti però si è aperto un dilemma: meglio tornare sulla Luna e poi andare su Marte, o puntare direttamente al Pianeta Rosso? Le opinioni divergono perché se da una parte sembra scontato che le missioni sulla Luna possano essere utili per rodare tecnologie e soluzioni utili per il successivo viaggio su Marte, dall'altra ci sono problemi di finanziamenti tali per cui la NASA non può permettersi di portare gli esseri umani su Marte e nel frattempo di mandare di nuovo gli astronauti sulla Luna.

Per saperne di più leggete: Voglio la Luna ma anche Marte mi sta bene

Nel frattempo però Donald Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti, e più volte ha ribadito che la funzione della NASA non può essere solo quella di fare da "agenzia di logistica per la bassa orbita terrestre". Insomma l'uomo deve tornare a esplorare lo Spazio. Per questo servono finanziamenti, e se da una parte Trump stesso conta sul contributo delle aziende private (come SpaceX), dall'altra il Congresso deve allentare le corde della borsa.

Mike Pence al primo incontro del Consiglio Spaziale Nazionale Crediti NASA

Mike Pence al primo incontro del National Space Council. Crediti: NASA

È qui che entra in scena Mike Pence, che il 4 ottobre ha detto di aver firmato un ordine esecutivo per ripristinare il National Space Council, con lui a capo. "Il Consiglio ha tenuto la sua prima riunione dopo quasi 25 anni, e in qualità di suo presidente passa un messaggio chiaro: l'America tornerà nello Spazio". Non solo: Pence è convinto che in effetti stabilire una base sulla Luna sia un "un obiettivo strategico vitale" da centrare prima di puntare a Marte. Un'opinione che molti esperti avevano perorato in passato, l'ex astronauta Chris Hadfield, e che finalmente sembra incontrare l'appoggio politico di cui necessita per essere realizzata.

Non perché tornare sulla Luna sia una sfida, ma perché stabilendo una base lì si possono testare nell'ambiente spaziale tecnologie, procedure e materiali, così da limitare l'incidenza di problemi e inconvenienti una volta arrivati su Marte. La Luna è vicina, in caso di emergenza i tempi di rientro sono brevi. Non solo: spedire un materiale da provare, o un pezzo di ricambio per una riparazione, richiede meno tempo e meno soldi.

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A questo aggiungiamo delle valutazioni puramente politiche che riporta la stampa statunitense: a parte il valore scientifico ed esplorativo, una presenza statunitense più importante nello Spazio potrebbe essere utile per proteggere meglio i propri sistemi di sorveglianza, comunicazione e navigazione. Terzo punto è la motivazione commerciale: sfruttare le risorse minerarie della Luna porterebbe ricchezza e di questo potrebbero occuparsi le aziende private, con il sostegno della NASA. Insomma si prospetta anche un'espansione economica che potrebbe giustificare l'investimento iniziale.

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Il risultato è che nelle prossime settimane l'amministrazione dovrebbe costituire un gruppo di consulenti composto da diversi leader dell'industria spaziale commerciale di cui ancora non si conoscono i nomi (Musk e Bezos non sono stati nominati) che in tempi non ancora definiti dovrebbe presentare un piano d'azione da cui si partirà per prendere le decisioni successive.

Quindi ci siamo? Ni. I buoni propositi non mancano, ma visto che tutto dipende dai finanziamenti i cambi di rotta sono probabili  


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