La scoperta di ISON e la sua orbita

La cometa ISON si candida al ruolo di cometa dell'anno e potremmo vederla anche dall'Italia agli inizi di dicembre.

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a cura di Elena Re Garbagnati

La scoperta di ISON e la sua orbita

ISON (acronimo di International Scientifical Optical Network) è stata scoperta il 21 settembre 2012 dal bielorusso Vitali Nevski e dal russo Artyom Novichonok, due appassionati non professionisti, quando era a circa 850 milioni di chilometri dal Sole, quindi si trovava oltre l'orbita di Giove. 

In poche settimane di osservazione si è riusciti a calcolare  la traiettoria: passerà a una distanza di circa un milione di chilometri dal Sole. È difficile avere l'idea di questa misura, ma in astronomia è una distanza piccola. Pensate che il Sole dista 150 milioni di chilometri dalla Terra, quindi ISON passerà 150 volte più vicino al Sole di quanto siamo noi. Sopravvivrà? Dato che non conosciamo i dati fisici di questa cometa (nessuna sonda l'ha misurata), non possiamo averne la certezza.

La cometa ISON catturata con il telescopio Hubble

Usando dei telescopi spaziali con lunghezze d'onda ultraviolette e infrarosse si può cercare di dedurre quanto la cometa produce materiali (polveri e gas), e da qui calcolare grossolanamente il diametro del nucleo. La stima che è stata fatta per ISON è di circa 5 chilometri, sulla base di una produzione di materiali di 50 tonnellate al minuto per la visione a ultravioletti e 40 tonnellate al minuto per quello a infrarosso. Il responso, grezzo, è quindi che ISON dovrebbe essere più grande di Lovejoy.

È da tenere conto però che attualmente ISON brilla di magnitudine circa 12, un valore di due grandezze inferiore rispetto ai primi calcoli. Questo può voler dire che la cometa potrebbe essere un po' più piccola di quello che è stato ipotizzato.

Sembrerebbe comunque possibile la sua sopravvivenza al perielio, quindi al calore del Sole, che nel punto di picco sarà di circa 2700-2800 gradi. Il passaggio al perielio durerà poche ore, e gli scienziati calcolano che perderà circa il 10% della sua massa.

ISON ai telescopi ultravioletti e infrarossi

Il calore però non è l'unico problema che dovrà affrontare ISON. L'altro è la forza di marea del Sole. Nel 1994 la cometa Shoemaker-Levy 9 passò troppo vicina a Giove e proprio per effetto della forza di marea del Pianeta si distrusse. Quindi basta che una cometa passi troppo vicino a un Pianeta come Giove o Saturno perché la forza mareale tenda a disintegrarla.  E il Sole è l'astro del sistema solare che ha la più grande forza mareale, quindi il rischio c'è.

Per sapere se si frantumerà o meno bisognerebbe conoscere la sua densità, ma al momento è ignota. Dagli esperti sappiamo che se avesse densità almeno di un grammo per centimetro cubo sopravvivrebbe.

Per motivi prospettici ISON rimarrà sempre un oggetto  mattutino: scordatevi di vederla alla 8 di sera, se si vedrà sarà sempre e solo al mattino presto, verso le 5.30, in direzione est, indicativamente dal 6 dicembre in avanti dopo il passaggio al perielio.

Sveglia all'alba per vedere ISON

Come avrete capito le comete sono poco prevedibili perché molti dei loro aspetti non si conoscono o si possono dedurre solo grossolanamente. Le incognite sul percorso sono molte e fare previsioni è azzardato. Per ora si può solo osservare ISON giorno dopo giorno con i telescopi e seguirne l'evoluzione, senza gridare troppo al miracolo e incrociando le dita, perché come disse David Levy (co-scopritore della cometa Shoemaker-Levy 9) "le comete sono come i gatti. Hanno la coda e fanno esattamente quello che vogliono".

Si ringraziano per la collaborazione l'Osservatorio Astronomico G.V. Schiaparelli - Campo dei Fiori e Luca Buzzi.