L'hacker che in 8 anni ha manipolato elezioni in Sudamerica

Andrés Sepúlveda, hacker colombiano arrestato e condannato a 10 anni di prigione, avrebbe manipolato le elezioni in 9 paesi dell'America Latina in otto anni di attività. È rinchiuso in un carcere di massima sicurezza a Bogotà e adesso collabora con la magistratura.

Avatar di Pino Bruno

a cura di Pino Bruno

Quando la realtà supera la fiction. Sembra uscito dall'ultima stagione di "House of Cards" o dalla trilogia "Millennium" di Stieg Larsson, e invece l'hacker colombiano Andrés Sepúlveda è vivo e vegeto, anche se ormai messo in condizioni di non nuocere. Dietro le sbarre del carcere di massima sicurezza di Bogotà in cui è rinchiuso per una condanna a 10 anni, ormai è lontano da rete e computer, ma la sua storia avventurosa – raccontata a Bloomberg – si presta a romanzi e serie tv.

Andrés Sepúlveda hacker colombiano 3

Andrés Sepúlveda ha 31 anni e fa l'hacker da quanto ne aveva quindici. Il nome della prigione è riservato, perché hanno già provato a farlo fuori. Già, perché Andrés adesso è un collaboratore di giustizia e sta svuotando il sacco con i magistrati colombiani su tutte le sue imprese. L'uomo è accusato di cospirazione, spionaggio informatico e violazione della privacy. Reati commessi nel 2014, durante le elezioni presidenziali in Colombia.

Per otto anni – ha detto ai giornalisti di Bloomberg – Sepúlveda avrebbe viaggiato in lungo e in largo in America Latina per "truccare" campagne politiche in almeno 9 Paesi. I suoi 

Andrés Sepúlveda hacker colombiano 2

"collaboratori" avrebbero messo mano nelle elezioni presidenziali in Nicaragua, Panama, Honduras, El Salvador, Colombia, Messico, Costa Rica, Guatemala e Venezuela.

In Messico, in cambio di 600mila dollari, Andrés Sepúlveda avrebbe agevolato l'elezione del presidente della Repubblica, Enrique Peña Nieto (che si è affrettato a smentire). Come? Alla testa di un team di hacker, si sarebbe impossessato dei documenti sulle strategie elettorali degli avversari, avrebbe manipolato i social media con migliaia di account falsi per creare ad arte ondate di entusiasmo e di dileggio dei competitori, nonché installato spyware negli uffici dei partiti di opposizione.

Perché Andrés Sepúlveda si dichiara hacker e non cracker o blackhat? Perché dice che le sue motivazioni sono sempre state politiche e non economiche. Da bambino – ha detto a Bloomberg - ha assistito alla violenza dei guerriglieri marxisti in Colombia, e questa esperienza lo ha convinto a schierarsi con i movimenti di destra del subcontinente americano.

Anche il look è in linea con le sue idee: testa rasata e il tatuaggio di un codice a barre che contiene una chiave di crittografia sulla parte posteriore della testa. Sulla nuca sono tatuate invece le parole "</ head>" e "<body>". Insomma un personaggio che forse un giorno rivedremo su Netflix.