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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Tra poche settimane una squadra di giovanissimi hacker italiani volerà a Londra per partecipare alla European Cyber Security Challenge (ECSC), competizione che ha visto il nostro Paese partecipare anche l'anno scorso e ottenere un ammirevole terzo posto.

Al momento la squadra è in ritiro a Lucca per prepararsi alla sfida, e anche per sviluppare alcune competenze "atipiche" per un hacker. Come ci ha spiegato Arturo Di Corinto, giornalista e responsabile della comunicazione del Laboratorio Nazionale Cybersecurity del CINI, per vincere alcune delle sfide londinesi i ragazzi dovranno anche saper cooperare con gli altri team. "Questo aiuta a creare uno spirito di unità tra i partecipanti, il che in questo periodo difficile per l'Europa è molto utile", commenta Di Corinto a riguardo, ricordandoci che non basterà essere bravi hacker, ma bisognerà anche saper "esporre problemi complessi in un linguaggio semplice". Si certifica così il fatto che, anche in questi ambienti, saper fare non basta; bisogna anche saper comunicare.

squadra londra
Il team che volerà a Londra
 

Il team nasce in seno a cyberchallenge.it, iniziativa che vede congiunte otto tra le più importanti università del nostro paese, enti pubblici e sponsor privati. All'inizio del 2018 sono state 1.900 (il 10% donne) a far domanda per accedere ai corsi gratuiti. È stato possibile selezionarne solo 160, un po' per selezionare i migliori e un po' perché è quanto permettono le risorse disponibili.

Si tratta di studenti delle superiori e delle stesse università, che per tre mesi hanno frequentato i corsi gratuiti di cyberchallenge.it e che a giugno si sono sfidati nell'ambito di una sfida nazionale che. Nel frattempo, alcuni di loro hanno anche partecipato alle attività del team Mhackeroni, che ha ottenuto un ammirevole settimo posto alla competizione ospitata dalla Def Con di Las Vegas. Ne hanno parlato loro stessi su Reddit.

Il coordinatore nazionale di cyberchallenge.it è Camil Demetrescu (Università La Sapienza, Roma), successore di Roberto Baldoni. Quest'ultimo è, da fine 2017, vice direttore del DIS con delega alla cybersicurezza (ma è ancora nel comitato direttivo di cyberchallenge.it).

Come si può immaginare questi giovanissimi esperti informatici vantano già competenze di altissimo livello. "Sono bravi con l'hardware, con i lettori di chip e le smart card", ci ha spiegato Di Corinto, sfatando un mito secondo cui l'esperto di cybersicurezza sta tutto il tempo a digitare sulla tastiera. Al telefono ci ha detto anche che, per quanto le sfide e i premi aiutino sia a motivare sia a ottenere visibilità, lo scopo principale dell'iniziativa è "didattico e formativo".

Prima di tutto bisogna insegnare, aiutare i ragazzi e le ragazze a seguire questa strada. E se possibile evitare che si facciano prendere "dal Lato Oscuro". Di Corinto cita Star Wars ma non si riferisce solo all'eventualità che da campioni nazionali si diventi criminali informatici, ma anche alla possibilità - molto più concreta - che quando arrivi il momento decidano di cambiare paese, di lavorare per qualche azienda aliena agli interessi nazionali.

Ne avrebbero tutto il diritto naturalmente, ma c'è un gran bisogno di hacker anche in Italia e non è mai troppo presto per "agganciarli". Per il momento, continua Di Corinto, sono più interessati all'aspetto ludico, poco o per niente alla prospettiva di finire in qualche azienda. Fanno tutto questo per divertimento, eppure un giorno, forse presto, potrebbero pensare di farne una professione.


Tom's Consiglia

Arturo di Corinto è anche un prolifico scrittore. Il suo ultimo libro è Il futuro trent'anni fa: Quando Internet è arrivata in Italia