La telefonata era falsa, come un lavoratore attento ha salvato LastPass (e forse le vostre password)

LastPass rivela un attacco di phishing vocale tramite deepfake contro un dipendente, ma grazie alla prontezza d’azione, l'azienda ha evitato danni significativi.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Un dipendente di LastPass è stato recentemente bersaglio di un attacco di phishing vocale tramite deepfake. Un aggressore ha cercato di impersonare Karim Toubba, CEO dell'azienda, attraverso un audio deepfake su WhatsApp. Fortunatamente, l'impiegato non è caduto nella trappola, poiché il canale di comunicazione utilizzato era inusuale.

In sostanza, il collaboratore non si è fidato quando ha visto la chiamata e ha pensato che ci fosse qualcosa che non andava. Un gesto che riassume in modo esemplare il giusto approccio alla sicurezza: bisogna diffidare di tutto ciò che non è ordinario, e comportarsi se ogni messaggio e ogni comunicazione fossero una possibile minaccia. Così facendo alcune operazioni risulteranno rallentate, ma è meglio quello che trovarsi tutti i sistemi bloccati da un ransomware, o i dati sensibili rubati. 

A proposito di rallentamenti, un altro elemento che ha suscitato sospetti è il fatto che il falso CEO millantava un bisogno urgente. Un gesto che avrebbe potuto spingere l’impiegato a fare quanto richiesto senza farsi troppe domande. 

Ma forse non è stata una grande idea fare una chiamata del genere a una società che trova nella sicurezza un valore fondante. 

Le tecnologie di deepfake sono sempre più utilizzate per frodi e attacchi informatici, e questo di LastPass è solo l’episodio più recente. Spesso sono state clonate persone famose, e il caso più evidente forse riguarda il presidente USA Joe Biden, la cui voce ha chiamato diversi elettori per invitarli a non votare - probabilmente un tentativo di favorire un altro candidato democratico alle primarie. 

Creare una falsa voce purtroppo è estremamente semplice e poco costoso - e più o meno lo stesso vale anche per immagini e video. Purtroppo non ci sono ricette facili per riconoscere un deepfake, e più passa il tempo più sarà difficile individuare i giusti segnali. 

Ciò che possiamo fare è applicare senso critico, cominciando dal domandarci se ciò che stiamo vedendo e sentendo sia completamente sensato. L’episodio di LastPass dimostra che proprio il farsi venire un dubbio può fare la differenza.