Perché si dice 33, un libro per piccoli utile ai grandi

La malattia, le medicine e gli strumenti di cura e prevenzione a portata di bambino in un libro che dà speranza, ma che non mente ai piccoli. E che tratta anche l'importante tema delle vaccinazioni.

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a cura di Elena Re Garbagnati

rubrica bimbi

Qualche settimana fa ho pubblicato la recensione del libro per bambini "Perché si dice trentatré?", in cui oltre a parlare di medicine e strumenti medici come termometri e sciroppi, si parlava di vaccini. Per capire meglio quali sono le finalità e a chi è indirizzato abbiamo fatto una chiacchierata con l'autore, professore Andrea Grignolio, docente di Storia della Medicina alla Sapienza di Roma, ha recentemente svolto ricerca in Storia della vaccinazione all'Université Francois Rabelais di Tours.

Come mai un libro su questo argomento?

Grignolio"Abbiamo voluto scrivere questo libro con Federico Taddia con un doppio registro, leggero ma raccontando comunque la verità. I libri sulla medicina non sono sempre così leggeri, dato che c'è il tema della malattia o di qualcosa di più grave. Ma abbiamo pensato che sulla malattia, specie in questi ultimi 20 anni, si sono fatti passi da gigante e ci sono molte notizie positive e pochissime negative. Abbiamo quindi voluto da una parte dare speranza e dall'altra introdurre i bambini a temi che comunque sono ambivalenti perché possono avere a che fare anche con il dolore fisico".

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Quali sono le difficoltà nello spiegare ai bambini questo argomento?

Grignolio"Sono quelle che ormai la psicologia cognitiva ci dice, valide sia per i bambini sia per i grandi, ossia che è molto difficile parlare di prevenzione. In particolare è molto difficile parlare oggi di intervenire su qualcosa che avverrà domani, con probabilità. Siamo stati selezionati per riuscire a capire i problemi nell'immediato: se c'è un dolore o una malattia grave nessun genitore pone l'attenzione su quelle che possono essere le reazioni avverse a un farmaco.

Per un bambino è molto difficile capire che quella puntura, quel dolore in realtà in prospettiva futura lo rimetterà in gioco. Quindi abbiamo un po' insistito su questa prospettiva, ossia il fatto che un intervento può comportare del dolore, una medicina può essere amara, ma non bisogna considerare l'"adesso", ma il fatto che la vita è qualche cosa che si proietta nel futuro, quindi è bene avere un atteggiamento preventivo. Che comprende anche una dieta sana, non solo medicine. Quello delle vaccinazioni poi è un caso emblematico".

Nel libro avete usato esempi basati tutti su strumenti medici che i bambini conoscono molto bene perché li abbiamo in casa: il termometro, lo sciroppo, eccetera.

Grignolio"I bambini li conoscono molto bene ma devono imparare a capirne il significato, e che quell'oggetto ha una storia. Umberto Eco quando faceva gli esami oncologici diceva che era molto importante per lui capire, perché l'esame poteva essere doloroso allo stesso modo, ma se un medico prima spiegava cosa avrebbe fatto e perché diventava più facile, nel senso che leniva la paura. Un'esigenza narrativa che è valida negli esami medici come nella vita in generale.

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Foto: © bdnz / Depositphotos

Vaccini, un argomento di attualità fra leggi e disinformazione. L'atteggiamento dei bambini quanto viene influenzato da quello dei genitori?

Grignolio"I bambini sono totalmente dipendenti dalla percezione del genitore. Quello che ho riscontrato andando nelle scuole è che se parliamo di bambini entro i 12 anni la loro percezione sulle vaccinazioni è quella che viene veicolata dai genitori. Le cose cambiano quando diventano maggiorenni; in alcune regioni europee le ASL locali richiamano i ragazzi che non hanno la schedula vaccinale completa, proponendo di regolarizzarla. Si è vesto che c'è una certa percentuale di adesione. È difficile però capire se lo facciano per pura opposizione ai genitori, o perché i ragazzi sono privi di preconcetti o comunque ne hanno molto pochi, quindi non vivono la vaccinazione come qualcosa di identitario, ma in maniera razionale davanti al fatto che una vaccinazione ha una reazione avversa 1500 volte inferiore a quella dell'Aspirina, e che li protegge da malattie infettive potenzialmente mortali".

Alla fine questo libro quindi è rivolto più ai genitori che ai bambini?

Grignolio"L'idea è che possa nascere un dialogo fra genitori e bambini perché l'idea che un bambino legga delle informazioni che contraddicono le aspettative della famiglia può creare un dialogo interessante. Sono convinto che le nozioni della Scienza si debbano seminare in età scolare, e che poi rimangano. Anche se il bambino si sente rispondere dai genitori che il vaccino fa male, l'idea che è utile per la salute resta, e alla maggiore età - e con strumenti culturali diversi - può ricondurre il tutto a un principio di razionalità. Non vale in tutti i casi, ma nella stragrande maggioranza secondo me seminare bene dà frutti longevi.

Aggiungo che in ambito comunitario, in classe, i bambini non vaccinati si rendono presto conto di costituire una parte minoritaria, perché la stragrande maggioranza della classe si vaccina e questo fa capir loro che forse non è poi così razionale la scelta dei genitori. Il dibattito nelle scuole, con maestre e insegnanti, può anche fa capire che la stragrande maggioranza dei bambini si vaccina".


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