Abbiamo capito che gli esopianeti abbondano, ma su qualcuno c'è vita? In molti cominciano a pensare agli strumenti avanzati che si potrebbero usare da qui a pochi anni per individuare eventuali forme di vita sui pianeti extrasolari.
Come hanno fatto notare quest'anno Sara Seager e William Bain del MIT la vita aliena potrebbe essere molto diversa da quella sulla Terra, anche in un mondo roccioso molto simile al nostro. Di conseguenza non dovremmo limitarci a cercare l'ossigeno, ma dovremmo piuttosto adottare un approccio di larghe vedute che parta dall'identificazione di "tutti i gas sostenibili, attraverso analisi sistematiche e approfondite sia dal punto di vista delle molecole sia degli ambienti planetari in cui le molecole di gas si accumulerebbero".

Un'idea senza dubbio impegnativa, che tuttavia secondo i ricercatori sarà più abbordabile a seguito del lancio dell'Exoplanet Survey Satellite (TESS) della NASA nel 2017 e del James Webb Space Telescope (JWST) nel 2018. TESS dovrebbe trovare un certo numero di pianeti rocciosi di cui si potranno indagare le atmosfere mediante il JWST.
È atteso poi l'avvio di telescopi terrestri quali il Giant Magellan Telescope, il Thirty Meter Telescope e lo European Extremely Large Telescope – rispettivamente da 24 metri, 30 metri e 39 metri di larghezza, che saranno attivati a metà degli anni 2020.
Seager e molti altri esperti sostengono tuttavia che per una ricerca approfondita sia necessario un telescopio spaziale come l'Advanced Technology Large-Aperture Space Telescope, o ATLAST.