Pirateria come le droghe: tollerato solo l'uso personale

Il confronto sull'ACTA in sede UE è iniziato. Il Commissario UE per il Commercio Karel De Gucht sostiene che è lo scopo di lucro la discriminante nella pirateria digitale. Intanto il numero di cittadini UE contrario supera quota due milioni.

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a cura di Dario D'Elia

Ieri è iniziato in sede europea il dibattito sull'ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement), il nuovo accordo internazionale sull'anti-pirateria e l'anti-contraffazione. L'esito non è scontato sia perché numerosi paesi sembrano non condividerne le modalità operative, sia perché si ripropone il problema del bilanciamento tra i diritti delle imprese e quelli dei cittadini - soprattutto in area privacy. Non da meno la presunta incompatibilità del trattato con le normative vigenti europee: la Corte di Giustizia del Lussemburgo infatti è stata interpellata per un parere.

Nell'incontro con le associazioni di tutte le categorie, il Commissario UE per il Commercio Karel De Gucht ha cercato di difendere lo spirito dell'iniziativa indorando leggermente la pillola. Ha ricordato infatti che scaricare contenuti protetti dal diritto di copyright è illegale, ma anche che il raggio d'azione dell'ACTA è ben delimitato e riguarda esclusivamente le attività a scopo di lucro. In pratica pare che finché si parla di un ambito personale la questione non si pone.

ACTA

"Non censurerà Internet, non richiederà un controllo delle e-mail, non consentirà ispezioni alle dogane dei computer portatili [...] e non comporterà restrizioni del commercio in generale", ha dichiarato De Gucht. "Chi condivide una canzone senza pagare i diritti compie un atto illegale a rigor di legge, ma non è un reato penale. L'azione punitiva scatta quando l'attività illegale è eseguita su scala commerciale, come chi si trova dietro siti simili a Megaupload".

Il problema però non è solo stabilire la soglia ma anche gli effetti collaterali su altri fronti. Ad esempio si teme per la censura in alcune aree del mondo o anche restrizioni (con la scusa della contraffazione) sull'accesso ai farmaci realizzati nei paesi in via di sviluppo. Com'è risaputo, ad esempio, in Africa e in India vi sono numerose produzioni farmacologiche a basso costo che infastidiscono il business delle grandi aziende di settore.

In ogni caso l'aspetto importante di questa vicenda è che sia attivato un positivo confronto sull'argomento. Le istituzioni, associazioni e aziende inoltre dovranno ricordare che la Commissione per le Petizioni ha già ricevuto più di 2,4 milioni di firme da cittadini europei contrari al trattato

Se volete aderire all'iniziativa per fare sentire la vostra voce andate sul sito di Avaaz, l'organizzazione che si sta occupando della mobilitazione.