Telecom Italia, Mediaset e Prima TV (di proprietà di Tarak Ben Ammar) hanno fatto ricorso alla Corte di Giustizia europea sull'entrata di Sky nella gara per le frequenze del digitale terrestre, sancita lo scorso luglio dalla UE (Sky libera di competere con Mediaset nel DTT).
La UE, in quell'occasione aveva ravvisato "un cambiamento delle condizioni di mercato" e "accettato di sollevare Sky Italia da un impegno sottoscritto nel 2003 che le impediva di partecipare alla gara".
Dopo l'acquisizione di Stream e la fusione con Telepiù, Sky aveva assunto l'impegno di rimandare ogni operazione nel DTT fino al dicembre 2011. Entrando nella gara (per un solo multiplex), Sky si è impegnata a trasmettere in chiaro per un periodo di 5 anni.
Mettiamoci in poltrona e vediamo che succede...
Secondo Telecom Italia la decisione sarebbe "viziata di sviamento di potere e difetto di motivazione. Le ricorrenti affermano inoltre che la convenuta, violando le forme procedurali essenziali e travisando i fatti, avrebbe erroneamente individuato le circostanze eccezionali idonee a giustificare la modifica degli impegni inizialmente posti in capo a SKY".
"In particolare, la Commissione, argomentando in ordine agli elementi di anomalia che contraddistinguono il contesto competitivo di riferimento, ha equiparato TI Media agli incumbent RAI e Mediaset, ancorché essa non sia stata mai notificata in posizione di dominanza".
"Per corroborare tale obiter dictum relativo all'asserita strong position di TI Media sul mercato, la Commissione ha fatto leva su un'erronea interpretazione della Delibera 544/07/CONS, omettendo completamente di considerare le risultanze del market test".
"Infine, le ricorrenti lamentano l'illegittimità della Decisione per difetto di istruttoria e carenza di motivazione nella parte in cui, con riguardo all'individuazione dei criteri relativi all'espletamento della gara, si fonda su una fuorviante ed erronea rappresentazione dei contenuti delle delibere 181/09/CONS e 427/09/CONS".