Tim Berners Lee disgustato dai troll, il lato oscuro del web

Tim Berners Lee parla del fenomeno del trolling online definendolo disgustoso. La Rete dovrebbe spingere alla collaborazione e all'abbattimento delle barriere.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Tim Berners Lee è disgustato dal fenomeno del trolling in rete. Il creatore del World Wide Web parlando con la BBC punta il dito contro il trolling, che definisce il lato oscuro del Web, in contrapposizione a quel "lato meraviglioso" che permette alla mente umana di espandersi.

Una dualità che da sempre convive sul web, ma che di recente è al centro dell'attenzione sia perché sembra che il fenomeno del cyberbullismo sia più comune di quanto ci si aspettasse, sia perché proprio il Governo inglese ha al vaglio l'incremento delle pene per i troll violenti, con reclusione fino a due anni. L'ennesimo episodio si è verificato proprio pochi giorni fa, quando a seguito del primo tweet di sua maestà la Regina Elisabetta II si sono scatenati messaggi di forte critica, sbocciati anche nell'auspicio che tornasse la decapitazione per i sovrani.

Tim Berners Lee

Il papà del web ha aggiunto inoltre che quando creò la grande rete sperava che "il Web avrebbe fornito strumenti e nuovi modi di comunicare capaci di abbattere le barriere nazionali e che avrebbero permesso di raggiungere una migliore comprensione globale".  

L'ottimismo però di recente è stato sgonfiato dal fatto che il trolling fa sempre più notizia, tanto che secondo Berners Lee il modo in cui il Web si è sviluppato è diventato "sconcertante". "Penso che sia colpa della natura umana: abbiamo sempre avuto un lato meraviglioso e un lato oscuro - e il Web è più facilmente accessibile a chi vuole sfruttare quest'ultimo" ha spiegato Berners-Lee, che si sorprende perché "persone cresciute come chiunque altro da un momento all'altro diventano portatrici di odio invece che di amore".

Troll

Nonostante tutto Berners-Lee non ha perso la speranza, grazie alle opportunità che la rete offre per "spingere la gente a collaborare". Il carcere - come pensano i legislatori inglesi -  è il giusto deterrente contro questo dilagare di violenza psicologica e verbale? Difficile a dirsi, forse il vecchio adagio "don't feed the troll" resta il miglior punto di partenza per togliere divertimento e soddisfazione ai fomentatori. È di questa idea anche Duccio Facchini, giornalista di Altreconomia che ha scritto il libro-inchiesta "No Comment" sul fenomeno del trolling online: è in vendita, se volete approfondire l'argomento ve lo consigliamo.

Del resto gli ultimi dati di mercato sono sconcertanti: stando alle rilevazioni del Pew Research Center il 60% di tutti gli utenti Internet ha visto apostrofare altri utenti con nomi dispregiativi, e il 53% ha visto qualcuno tentare deliberatamente di mettere in difficoltà qualcun altro. Nel calderone c'è di tutto, dal razzismo alle minacce fisiche allo stalking, passando per le molestie sessuali.

Un profilo preciso è difficile da fare; secondo gli scienziati della University of Manitoba, in Canada, i troll sono sadici, narcisisti e psicopatici. Che sia vero o meno è marginale, l'importante è ignorarli.