Vuoto Assoluto, quando la critica si fa fantascienza

Vuoto Assoluto è un inquietante gioco di scatole cinesi in cui critici immaginari recensiscono racconti di fantascienza mai scritti. Ma attraverso il suo libro Stanislaw Lem ci insegnerà il potere della fantasia, che è quello di dare risposte a domande che ne sono razionalmente prive.

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a cura di Alessandro Crea

Quando si dice fantascienza solitamente si pensa a racconti tutti basati sulla descrizione di possibili scenari futuri, tecnologici o sociali, astronavi, robot, viaggi nel tempo e così via. A noi però i luoghi comuni non piacciono e non piacevano nemmeno allo scrittore polacco Stanislaw Lem, autore di Solaris, considerato "il più importante scrittore di sci-fi non anglofono". Per questo oggi vi parliamo del suo libro Vuoto Assoluto, una raccolta di scritti critici su 14 racconti a sfondo fantascientifico. Con una particolarità: quei testi non esistono, così come i loro autori e persino i critici che li hanno recensiti. Tutto in realtà è opera di Lem, che si diverte così a trascinarci in un vortice di specchi in cui non esiste più la divisione tra verità e bugia e in cui la fantasia può toccare il punto più alto dell'invenzione letteraria, che è libertà assoluta.

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In realtà Lem non è il primo autore che fa riferimento ai cosiddetti pseudobiblia, libri inesistenti trattati come veri. Basterebbe citare il Necronomicon di cui parla spesso H. P. Lovecraft nei suoi racconti, La cavalletta non si alzerà più, centrale in La Svastica sul Sole di Philip K. Dick, La Guida Galattica Per Autostoppisti a cui fa riferimento Douglas Adams nel suo omonimo romanzo o ancora il Libro Rosso di J.R.R. Tolkien. Ma si potrebbe risalire ancora più indietro nel tempo, fino a Jorge Luis Borges o Rabelais.

Tuttavia costruire un'intera antologia di questo tipo, completa di citazioni e riferimenti bibliografici - anch'essi ovviamente rigorosamente non reali - è impresa difficile, ambiziosa quanto rischiosa. Un esercizio di stile solipsistico che molti potrebbero giudicare lezioso o fine a sé stesso.

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Stanislaw Lem

Perché dunque scrivere un libro del genere? Lo spiega lo stesso Lem, attraverso il falso recensore che scrive l'introduzione al libro. In parte per il puro gusto del pastiche post-moderno, per la voglia cioè di provarsi in un'impresa virtuosistica da un punto di vista letterario, e totalmente improntata all'ironia.

In parte per divulgare alcuni buoni spunti di romanzi o racconti mai scritti, che invece nella finzione del libro prendono forma, trovano addirittura un altro autore, un editore e un recensore. In parte per prendere in giro sia la critica che la letteratura contemporanea, capace appunto di scrivere del nulla (assoluto?), come accade in uno dei racconti, Rien de tout, ou la conséquence, un romanzo in negativo che racconta di quello che non è successo.

Infine è soprattutto un modo per esperire quella che per uno scrittore è la massima libertà possibile, ossia il controllo completo dell'opera e della sua esegesi. Tra le sue pagine dunque Lem diventa un dio nella sua creazione, mentre tutti i personaggi, scrittori e critici, non sono che meri figuranti sullo sfondo di un piano più grande.

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La domanda che forse vi starete ponendo voi, se siete giunti a leggere fino a qui è invece probabilmente un'altra: perché dovrei leggere io questo libro? Perché da questa vertiginosa giostra di battute, rimandi, allusioni e inside joke in cui Lem ci risucchia, emerge brillantemente e inesorabilmente la visione che lo scrittore ha dell'esistenza.

Come in Solaris l'enigma rappresentato dal liquido mondo pensante non viene sciolto nonostante l'enorme mole di studi prodotti dalla solaristica, così i critici di Vuoto Assoluto non sono in grado di penetrare davvero le opere recensite e agli esseri umani che cercano di interpretarlo, l'universo risponde con quel "vuoto assoluto" che sembra permearlo. Ma non tutto è perduto. Il vuoto di senso infatti è per noi - come per lui - occasione di esercitare la nostra creatività, l'unico potere in grado di dare una forma a quel vuoto, creando nuovi universi dell'immaginazione che però possono diventare reali nella fantasia dei lettori.


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