Auto elettriche, le case europee hanno bisogno di "un piano Marshall" secondo il CEO Renault

Il CEO di Renault propone un "Piano Marshall" europeo per promuovere le auto elettriche e ridurre le emissioni di carbonio.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il CEO della casa automobilistica francese Renault dice che ci vorrebbe un “Piano Marshall” Europeo per stimolare il mercato dell’auto, favorire la diffusione delle elettriche e, in ultima analisi, ridurre le emissioni di CO2. In altre parole, stanno chiedendo soldi pubblici perché da soli temono di non farcela; o ne sono certi, a seconda dell’opinione presa in considerazione. 

L’operazione citata da Luca de Meo risale al Secondo Dopoguerra e deve il suo nome a George Marshall, ministro statunitense che nel 1947 creò un fondo da milioni di dollari destinato ai paesi europei - Italia compresa - per la ricostruzione dopo la Seconda Guerra Mondiale. 

De Meo, se ne deduce, vorrebbe un’operazione simile dalle autorità europee e dai singoli stati membri. Qualcosa che sta già succedendo con gli incentivi, ma forse non è sufficiente - e bisogna dire che gli incentivi attuali valgono per auto di ogni marca, e per quanto riguarda le elettriche i consumatori scelgono molte Tesla e molte Hyundai. Forse de Meo vorrebbe incentivi dedicati in particolare alle aziende europee con fabbriche sul territorio comunitario, ma non è chiaro. 

De Meo ha evidenziato l'importanza di strategie industriali e sussidi per il settore automobilistico europeo, simili a quelle adottate per Airbus; un confronto più che lecito visto che Reanult, come la compagnia aerospaziale, è controllata in buona parte dal governo Francese. 

Sicuramente de Meo coglie nel segno anche quando afferma che le molte città europee avrebbero una qualità dell’aria migliore se si aumentasse il numero di auto elettriche in circolazione. Ma le auto elettriche costano molto, ed è questa la ragione principale per cui la loro adozione è così lenta rispetto alle speranze. 

Sì, ma è lecito chiedere ai governi di sobbarcarsi tutti i costi? Beh, probabilmente no, e per diverse ragioni: prima di tutto la transizione verso un’economia più sostenibile deve essere uno sforzo di tutti, comprese aziende come Renault. E “sforzo” significa affrontare costi maggiori e guadagnare meno. Sono pronti a farlo molti cittadini, e non si capisce perché non dovrebbero farlo i produttori di auto.

Inoltre, in Europa sono vietati gli aiuti pubblici alle aziende, salvo in condizioni eccezionali. Inoltre bisognerebbe assicurarsi che l’azienda beneficiaria di un aiuto specifico poi usi il denaro per la crescita e lo sviluppo con un’ottica di pubblica utilità; di solito non succede, mentre invece è capitato che le sovvenzioni pubbliche si siano trasformate in bonus per i dirigenti - come se chiedere l’elemosina a uno Stato sia un gesto da premiare. 

D’altra parte la produzione di automobili è un interesse strategico sia per l’Europa sia per i singoli Stati: non si può pensare di ignorare la questione, e sicuramente Bruxelles non può permettersi di trascurare richiami come quello di de Meo. 

Un intervento pubblico è un’idea sensata, ma lo è anche il fatto che le aziende aprano il portafogli e mostrino tanta buona volontà quanto quella che chiedono al governo UE.