BP rivede le priorità: utili in calo e ritorno agli idrocarburi

Il gigante energetico: bilancio sotto le stime, rinnovabili in attesa. Performance in calo preoccupa mercati e investitori

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a cura di Tommaso Marcoli

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La traiettoria finanziaria di BP segna un rallentamento significativo nel primo trimestre 2025, con risultati che deludono le aspettative di analisti e investitori. Il colosso energetico britannico ha registrato un utile netto di 1,38 miliardi di euro, scivolando del 9,8% sotto le previsioni che indicavano 1,53 miliardi. La situazione finanziaria mostra segnali di tensione evidenti, con un flusso di cassa precipitato ai livelli più bassi dall'ultimo trimestre 2020 e un indebitamento netto che ha raggiunto la considerevole cifra di 27 miliardi di dollari. Nonostante questo scenario, BP ha confermato piani di investimento per 14,5 miliardi di dollari nell'anno corrente, prevedendo di mantenere una spesa tra i 13 e i 15 miliardi sia per il 2026 che per il 2027.

Il panorama dirigenziale della multinazionale si appresta a subire un importante scossone. Giulia Chierchia, figura chiave come responsabile della divisione strategia, sostenibilità e venture, abbandonerà il suo incarico a partire dal 1° giugno 2025. Secondo quanto riportato da Reuters, dietro questa mossa ci sarebbe la pressione dell'investitore Elliot, che ha recentemente rafforzato la propria posizione in BP superando la soglia del 5% e diventando così il secondo maggiore azionista della compagnia, posizionandosi strategicamente tra BlackRock (9,2%) e Vanguard (4,95%).

La Chierchia rappresenta uno dei volti più riconoscibili della strategia verde che BP aveva abbracciato sotto la guida dell'ex CEO Bernard Looney, una direzione che si è rivelata meno redditizia del previsto. La sua uscita simboleggia il cambio di rotta che la compagnia ha ufficializzato lo scorso febbraio, quando ha annunciato un deciso ritorno alle fonti fossili.

Questo riallineamento strategico verso petrolio e gas tradizionali segna un momento cruciale nella storia recente di BP, che aveva tentato di posizionarsi come pioniere della transizione energetica tra le grandi compagnie petrolifere. Il dietrofront appare ora come una risposta pragmatica alle pressioni di mercato e alla necessità di garantire rendimenti più consistenti agli azionisti, particolarmente in un contesto dove i combustibili fossili continuano a offrire margini di profitto superiori rispetto alle alternative rinnovabili.

La ristrutturazione in corso alla BP riflette le tensioni che attraversano l'intero settore energetico globale, diviso tra le ambizioni di sostenibilità e le esigenze di redditività immediata. Con la partita di Elliot che si fa sempre più influente, gli osservatori del mercato si interrogano su quali ulteriori cambiamenti potrebbero verificarsi nella governance e nell'orientamento strategico dell'azienda nei prossimi mesi.

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ma in italia neanche ci sta la BP... a chi importa questo articolo?
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