Il ritorno della Volvo XC70 segna una trasformazione radicale per questo storico modello della casa svedese. Ciò che per decenni è stata l'iconica station wagon rialzata del marchio si reinventa completamente, abbandonando la tradizionale carrozzeria familiare per abbracciare il formato SUV (anche lei...). Le immagini ufficiali trapelate attraverso il Ministero dell'Industria cinese rivelano un veicolo completamente ripensato, che si inserisce strategicamente tra i già affermati XC60 e XC90 nel portafoglio prodotti di Volvo. Questo cambio di rotta rappresenta l'ennesima conferma della tendenza globale che vede i SUV come protagonisti indiscussi del mercato automobilistico contemporaneo.
La nuova identità della XC70 non tradisce però il DNA Volvo. Le linee pulite, la firma luminosa caratteristica e l'attenzione ai dettagli rimangono elementi fondamentali del design, pur nella nuova veste da sport utility vehicle. Un dettaglio curioso è l'apparente assenza del tergilunotto posteriore, che potrebbe essere nascosto sotto lo spoiler o semplicemente eliminato in favore di soluzioni aerodinamiche alternative. Con i suoi 4.815 mm di lunghezza, il nuovo modello si posiziona precisamente nel segmento intermedio della gamma SUV Volvo.
L'aspetto più rivoluzionario della nuova XC70 non riguarda solo la carrozzeria, ma anche la propulsione. Secondo quanto dichiarato dalla casa svedese, il modello rappresenterà la prima ibrida plug-in (quindi la wallbox servirà) con range extender del marchio. Un passo significativo nella strategia di elettrificazione di Volvo, che dimostra come il costruttore stia esplorando diverse soluzioni tecnologiche nella transizione verso la mobilità sostenibile.
Le specifiche tecniche rivelano una strategia di mercato articolata, con due versioni distinte che si differenziano principalmente per la capacità della batteria. La variante più performante sarà equipaggiata con un accumulatore NMC (nichel manganese cobalto) da 39,63 kWh, capace di garantire circa 180 km di autonomia in modalità completamente elettrica secondo il ciclo di omologazione cinese CLTC. La versione entry-level, invece, monterà una batteria LFP (litio ferro fosfato) da 21,22 kWh, sufficiente per percorrere circa 100 km a zero emissioni.
Entrambe le configurazioni condivideranno il medesimo propulsore termico: un compatto tre cilindri turbo da 1.5 litri capace di erogare 160 CV. Questo motore funzionerà principalmente come generatore per ricaricare la batteria durante la marcia, estendendo così l'autonomia complessiva del veicolo.
Vale la pena sottolineare che i dati di autonomia dichiarati sono stati ottenuti secondo il ciclo di omologazione cinese CLTC, notoriamente più ottimistico rispetto allo standard europeo WLTP. Qualora il modello dovesse arrivare sui mercati occidentali, è ragionevole aspettarsi valori di percorrenza elettrica leggermente inferiori. Anche se il documento del Ministero cinese non fornisce dettagli sulle prestazioni dinamiche, la configurazione tecnica suggerisce che l'auto sarà orientata più all'efficienza e al comfort che alle performance sportive.
La strategia di Volvo per questo modello appare chiara: inizialmente la XC70 sarà destinata principalmente al mercato cinese, dove la domanda di SUV elettrificati è in forte crescita. Tuttavia, fonti interne alla casa svedese suggeriscono che sia in corso una valutazione per una possibile distribuzione internazionale, Europa inclusa. Se confermato, il lancio globale potrebbe avvenire entro la fine dell'anno corrente.
Questo approccio "Cina prima" rappresenta un cambio di paradigma significativo per i costruttori occidentali, che sempre più spesso utilizzano il mercato asiatico come banco di prova per le loro innovazioni prima di introdurle in Europa e Nord America. Per Volvo, controllata dal gruppo cinese Geely dal 2010, questa strategia appare particolarmente sensata, permettendo di testare nuove tecnologie in un mercato ricettivo e in rapida evoluzione.