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Arabia Saudita e auto elettriche: un inchiesta svela risvolti scioccanti

Secondo un'inchiesta del New York Times, l'Arabia Saudita sta cercando di boicottare il passaggio alla mobilità elettrica

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Avatar di Florinda Maraschi

a cura di Florinda Maraschi

@Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 22/11/2022 alle 16:00
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Nei giorni scorsi si è tenuta in Egitto la Cop27,  il vertice mondiale contro i cambiamenti climatici. I rappresentanti sauditi hanno fatto pressioni per bloccare l’appello rivolto a tutto il mondo, di utilizzare meno petrolio, che sarebbe dovuto essere presente nella dichiarazione finale dell'evento. Non solo l’Arabia Saudita, ma anche altri paesi produttori di petrolio, avrebbero insistito su questo punto, tanto poi da spuntarla: la dichiarazione finale non include infatti nessun appello alle nazioni per eliminare gradualmente i combustibili fossili.

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Ma questa è solo una delle azioni messe in campo dal regno saudita per mantenere il petrolio al centro dell'economia globale. Sono in corso anche attività finanziarie e diplomatiche, nonché ricerche tecnologiche.

Un esempio è la Saudi Aramco
(compagnia nazionale di idrocarburi), che ha finanziato quasi 500 studi negli ultimi cinque anni, inclusa la ricerca volta a mantenere competitive le auto a benzina. Tra questi c’è lo sviluppo di un dispositivo mobile, che dovrebbe intrappolare i gas serra prima che fuoriescano dal tubo di scappamento. Secondo il database Crossref, che tiene traccia delle pubblicazioni accademiche, Aramco ha perfino collaborato con il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti ad alcuni progetti di ricerca tra cui uno studio, durato ben sei anni, per sviluppare benzina e motori più efficienti. Tutto ciò allo scopo di rallentare il più possibile la transizione verso i mezzi di trasporto elettrici. Anche se al contempo, il regno saudita, promette di fare investimenti sull'economia "green", come quando ha annunciato di lavorare allo sviluppo di un'auto elettrica.

Secondo il New York Times, i sauditi, al fine di influenzare la politica e l’opinione pubblica americana, hanno speso quasi 140 milioni di dollari dal 2016 ad oggi. Grandi sforzi sono stati fatti anche per ripulire l’immagine pubblica del regno dopo l'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018, avvenuto per mano di agenti sauditi. E non solo; sempre secondo il NYT, l’Arabia Saudita sta cercando l’appoggio degli stati americani produttori di etanolo, quali Texas, Ohio e soprattutto Iowa, per influenzare le scelte del governo statunitense in tema di ecologia.

“Non è terribile che l'amministrazione Biden costringa ad acquistare un'auto elettrica quando potremmo produrre biocarburanti proprio qui in Iowa, fare soldi e sostenere i nostri agricoltori?”, ha detto Jeff M. Angelo, un ex senatore dello stato dell'Iowa, che adesso conduce uno show radiofonico.

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"L'adozione di politiche irrealistiche per ridurre le emissioni, escludendo le principali fonti di energia porterà nei prossimi anni a un'inflazione senza precedenti e a un aumento dei prezzi dell'energia, nonché all'aumento della disoccupazione e all'aggravarsi di gravi problemi sociali e di sicurezza" ha detto a luglio il principe ereditario Mohammed bin Salman.

Ancora prima, già a marzo, l'Arabia Saudita e la Russia, durante un incontro delle Nazioni Unite sul clima, avevano spinto per rimuovere il riferimento al "cambiamento climatico indotto dall'uomo" da un documento ufficiale, adducendo come motivazione il ​​fatto che non è scientificamente provato che l’utilizzo di combustibili fossili sia la principale causa della crisi climatica.

Pare quindi che iniziative con la COP27 possano fare poco per combattere i cambiamenti climatici, fino a quando paesi potenti come l’Arabia Saudita, nell’intento di proteggere i propri interessi, riusciranno a manipolare decisioni che hanno grande influenza sullo stato di salute del nostro Pianeta.

Fonte dell'articolo: www.nytimes.com

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