Stop alle auto endotermiche in Italia nel 2035: arrivano nuovi pareri contrari

Cresce il fronte dei contrari allo stop alla vendita delle auto endotermiche nel corso del 2035 in Italia

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a cura di Davide Raia

Lo stop alle vendite di auto endotermiche nel 2035 continua a far discutere. La scelta del Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite), infatti, ha colto di sorpresa buona parte del mondo automotive italiano che teme il passaggio completo all'elettrico. L'intera filiera auto, considerando anche le aziende della componentistica, ha già ribadito il parere fortemente contrario al futuro stop alle vendite di auto benzina e diesel.

Marco Bonometti, presidente e amministratore delegato di Officine Meccaniche Rezzatesi (OMR), azienda di riferimento nel settore della componentistica, ha definito lo stop alla vendita delle auto endotermiche come "un fatto gravissimo" nel corso di un'intervista all'Adnkronos. Secondo Bonometti c'è il rischio di perdere un settore che "vale il 7% del PIL italiano". Con l'addio affrettato alle auto endotermiche, infatti, ci sarebbe il serio rischio di dare un colpo durissimo all'intero settore.

Le conseguenze sui posti di lavoro della filiera automotive sarebbero enormi. L'amministratore delegato di OMR vede rischi per "oltre un milione di posti di lavoro". Di fatto, sottolinea Bonometti, la data del 2035 sarà anticipata di diversi anni "almeno 5-7". Molti automobilisti, infatti, con l'avvicinarsi della deadline anticiperanno il passaggio all'elettrico per non rischiare di acquistare un'auto (termica) che in futuro potrebbe subire delle limitazioni.

La scelta del Cite di comunicare lo stop per le endotermiche e la data del 2035 ha colto tutti di sorpresa. Anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Il Governo italiano, infatti, non aveva firmato alcun impegno alla Cop26, rimandando al futuro una decisione. L'annuncio arrivato la scorsa settimana è stato, quindi, come un fulmine a ciel sereno. Sottolinea Bonomi: "Se i Ministeri hanno annunciato un phase out, auspico che ci sia stato uno studio, quindi lo presentino. Vogliamo vedere i numeri e, se c’è un impatto, quali sono le risorse messe in campo per mitigarlo