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a cura di Saverio Alloggio

Trasformare Tesla in una società non quotata in Borsa. È questo il coup de theatre su cui è al lavoro Elon Musk, così come annunciato dallo stesso imprenditore sudafricano attraverso Twitter. Inizialmente si è pensato alla solita provocazione, fino a quando sul portale ufficiale dell'azienda è stata pubblicata una nota rivolta ai dipendenti, nella quale si prospetta concretamente questo scenario.

Tutto questo significherebbe l'addio a Wall Street, che nel frattempo ha accolto con entusiasmo l'ipotesi. Il titolo Tesla ha infatti guadagnato l'11% in poche ore, toccando i 379,57 dollari per azione. Musk ha voluto esprimere pubblicamente quelle che sono le motivazioni che giusiticherebbero un simile cambio di rotta, evidentemente condivise dai potenziali investitori.

Innanzitutto, si fa riferimento agli obblighi a cui sono sottoposte le società quotate. Queste devono sottostare al ciclo dei profitti trimestrali che, per stessa ammisione di Musk, hanno spesso esercitato un'enorme pressione su Tesla. In tal senso, come vi abbiamo più volte raccontato in precedenti articoli, ha pesato molto la situazione dei ritardi produttivi della Model 3, che adesso sembra essere risolta.

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L'ultima trimestrale Tesla si è chiusa con perdite pari a 717 milioni di dollari, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, anche se inferiori a quelle del primo trimestre 2018 (900 milioni di dollari). Gli utili rappresentano praticamente da sempre una chimera per la creatura di Musk, che a fine giugno è rimasta con riserve di liquidità pari a 2,2 miliardi di dollari.

Elon Musk

Elon Musk

Nella nota rivolta ai dipendenti, l'imprenditore sudafricano ha più volte insistito sulla "visione a lungo termine". Stiamo pur sempre parlando di una realtà che ha riscritto il concetto stesso di automobile elettrica, apportando un livello di innovazione che, inevitabilmente, ha avuto (e continua ad avere) un peso importante, in senso negativo, sulle finanze.

Il primo obiettivo di Musk dunque, con l'uscita da Wall Street, è proprio quello di svincolarsi dalle pressioni esercitate dalla Borsa in merito ai risultati economici. Sarà dunque possibile mettersi al ripario dalle oscillazioni azionarie e, contemporaneamente, avere maggiore libertà negli investimenti in ricerca e sviluppo. 

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Tesla Model 3

Questo però non vorrà dire abbondonare per sempre il mercato azionario. Come chiarito dallo stesso Musk, nel momento in cui Tesla entrerà in una fase di crescita "più lenta e prevedibile", si potrà valutare il ritorno in Borsa. Concretamente, come già evidenziato in passato, l'azienda ha attualmente bisogno di spalle più larghe per poter operare in maniera efficace nel mercato azionario.

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Quelli che sono gli attuali azionisti, potranno scegliere se rimanere investitori oppure vendere i propri pacchetti. In questa seconda ipotesi, Musk fa riferimento a un prezzo di 420 dollari per azione che, secondo l'imprenditore, rappresenterebbe "un premio del 20% rispetto alle cifre scaturite dalla nostra seconda trimestrale". Vorrebbe dire valutare Tesla 71,3 miliardi di dollari, 82 miliardi incluso il debito.

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Tesla Semi

Non a caso, così come riportato dal Financial Times e da Reuters, sembra che il fondo sovrano saudita Public Investment Fund (Pif) abbia acquisito una quota di Tesla di poco inferiore al 5% (cira 3 miliardi di dollari facendo riferimento ai valori attuali del titolo). Del resto, per un'operazione di privatizzazione, il contributo degli investitori sarà decisivo.

Musk ha inoltre chiarito come l'intenzione sia quella che tutti i dipendenti Tesla rimangano azionisti della società, esattamente come accade in SpaceX. L'obiettivo è proprio quello di strutturare l'azienda delle automobili in maniera simile a quella attiva nel settore aerospazionale, con azionisti esterni e tra i dipendenti. Un modello che, fino a oggi, si è rivelato efficace.

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È un quadro estremamente complesso da interpretare. L'imprenditore sudafricano ha da sempre adottato una strategia di comunicazione basata essenzialmente sull'hype, cioè sull'attesa generata nel pubblico dai nuovi modelli Tesla. È successo con la Model 3, con Semi, il primo camion full-elettric dell'azienda, e anche in passato. Presentazioni in stile keynote di Apple, studiate nei minimi dettagli, ma a differenza del gigante californiano prodotti (in questo caso le automobili) non disponibili nell'immediato sul mercato.

Rispetto ai primi anni però, il contesto in cui opera Tesla è profondamente mutato. I big del settore hanno fatto passi importanti verso l'alimentazione dei veicoli con l'elettricità, potendo però contare su capacità produttive e strutture decisamente superiori all'azienda di Elon Musk. Un cambiamento che ha fatto precipitare le previsioni degli analisti.

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Si, gli analisti, gli stessi che l'imprenditore sudafricano ha quasi zittito durante la conference call sui risultati trimestrali pubblicati a inizio maggio. All'epoca Musk ha dribblato le domande definendole "stupide e noiose", e questo non è piaciuto agli investitori, con il titolo Tesla che, in quel momento, ha perso oltre il 7% in Borsa.

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È esattamente da queste situazioni che Tesla necessita di essere messa al riparo. Appare evidente come l'azienda abbia bisogno di rafforzare il proprio business, di strutturarsi nella logica di poter sostenere produzioni su larga scala e pensare davvero di impensierire i big del settore. Adesso però la palla passa al Consiglio d'Amministrazione, che dovrà avvallare il piano di Musk (serve il 51% dei voti favorevoli).

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Tesla Model X

Dopo di che occorrerà racimolare le risorse necessarie per una simile operazione. Si parla di oltre 60 miliardi di dollari, anche perchè Musk possiede il 20% delle azioni Tesla. Insomma, non è certamente un qualcosa da poter completare dall'oggi al domani, ma la sensazione è che l'eclettico imprenditore sudafricano sia pronto a stupire ancora una volta.