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Tesla obbligata a rimborsare un cliente, troppe menzogne su FSD

Il proprietario di una Tesla ottiene un risarcimento di circa 10.000 dollari per le false affermazioni di Tesla sulla guida autonoma

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Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Pubblicato il 08/11/2023 alle 13:52

Tesla ha dovuto rimborsare un cittadino britannico, insoddisfatto del servzio offerte. La materia del contendere è la funzione Full Self Driving (FSD), e le promesse non mantenute da Tesla a riguardo. Il signor Butler ha chiesto il rimborso di quanto pagato per gli interessi, e Tesla dovrà quindi versargli poco più di 8.000 sterline. 

Le Tesla hanno funzioni di guida autonoma più o meno da sempre (prima si chiamava Autopilot), e più o meno da sempre c’è una questione irrisolta sulla comunicazione. 

In particolare FSD è in versione beta ma non è accessibile in molte parti del mondo, dove spesso mancano leggi adeguate. Non solo nessuna Tesla è ancora in grado di guidare da sola (nonostante qualche impressionante dimostrazione), ma alcuni clienti hanno comprato FSD ma non possono averlo. 

Comprensibilmente qualcuno si è lamentato di una comunicazione non del tutto onesta da parte di Tesla: da una parte racconta di auto che possono fare meraviglie, ma nella realtà parliamo di guida autonoma di livello 2 che richiede ancora la piena attenzione del guidatore. 

La questione sollevata dal signor Butler è apparentemente semplice: ha comprato FSD per la sua Model 3 nel 2019, spendendo all’epoca 5.800 sterline. All’epoca il sito di Tesla affermava che il riconoscimento dei semafori e la guida automatica nelle strade cittadine erano "in arrivo più avanti nel corso dell'anno". Poiché Butler ha acquistato il veicolo interamente dal sito web e senza effettuare un test drive, la descrizione del sito web faceva parte del contratto di acquisto.

Ma quattro anni dopo l’opzione non è ancora disponibile nel Regno Unito; stanco di aspettare, ha chiesto il rimborso più gli interessi - compreso un rollback software per eliminare la funzione dalla sua auto. A onor di cronaca, Tesla ha portato in UK il riconoscimento dei semafori (solo quello) nel settembre del 2020. 

Butler si era inizialmente rivolto direttamente a Tesla, senza tuttavia ottenere soddisfazione. Ha scelto quindi di affidarsi a un ente privato specializzato in rimborsi, e questo ha poi attivato il tribunale. 

A questo punto le cose si fanno un po’ imbarazzanti per Tesla: stando al racconto del Sig Butler, infatti, una volta fissata la data del processo, Tesla avrebbe proposto a Butler un'offerta di transazione, che però inizialmente prevedeva solo il rimborso del prezzo iniziale del sistema, senza interessi. E, cosa peggiore, Tesla avrebbe vincolato l’offerta con clausole che avrebbero impedito di parlare dell'accordo o di fornire a chiunque altro istruzioni su come portare avanti una richiesta simile. Una museruola che il cliente Tesla non ha gradito. 

“Per me non era importante il denaro, sentivo che mi avevano truffato e volevo che facessero la cosa giusta e sistemassero le cose”. 

Questa vicenda per il momento resta isolata, e per Tesla è importante che si sia trattato di una piccola causa civile. Una cosa è sborsare qualche migliaio di sterline a un singolo cliente, ma un’altra completamente diversa sarebbe dover rimborsare (più gli interessi) le centinaia di migliaia di persone che hanno preso FSD e che ora forse sono scontente.

Fonte dell'articolo: electrek.co

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