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Verde, blu, grigio: tutti i significati dell’idrogeno

L'idrogeno è sempre più comune con importanti investimenti da parte di alcuni costruttori; non è raro sentire parlare delle colorazioni dell'idrogeno, ma cosa rappresentano e quale variante è attualmente quella più utilizzata?

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Avatar di Luca Rocchi

a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Pubblicato il 08/06/2022 alle 08:55 - Aggiornato il 20/10/2023 alle 14:28

Quali sono i significati dietro alla “colorazione” dell’idrogeno? Sempre più spesso, complice l’introduzione di nuovi sistemi propulsivi, leggiamo di idrogeno grigio, blu oppure verde. Le tinte sono molte di più e ciascuna nasconde un significato ben preciso; naturalmente non si tratta di una reale tonalità dell’elemento, l’idrogeno è totalmente trasparente, ma del modo in cui viene estratto dalle molecole con cui è combinato.

L’idrogeno si trova abbondantemente in natura tuttavia non è quasi mai “libero”, ma sempre aggrappato ad altri elementi. Ad esempio appena trova un atomo di ossigeno, due atomi di idrogeno si combinano andando a creare l’acqua (H2O). Con un atomo di carbonio, invece, si vanno a formare gli idrocarburi: dal più semplice metano sino al più complesso carbone.

Per ottenere l’idrogeno puro è necessario rimuoverlo dalle molecole con cui si è combinato, impiegando quindi energia. Per farlo sono disponibili varie procedure ma le due più comuni sono l’idrolisi dell’acqua oppure il reforming degli idrocarburi. Come si estrae l’acqua? Il processo è relativamente semplice tuttavia è necessario un cospicuo apporto di corrente elettrica che spesso viene generata da una centrale a carbone o da altre fonti di energia decisamente poco green. Dal momento che ogni diversa centrale ha un impatto differente di emissioni di CO2, da qui nasce la classificazione dell’idrogeno. La scala va dal nero al verde, dove il nero rappresenta la soluzione più inquinante e il verde quella più vicina all’ambiente.

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  • nero: l'idrogeno “nero” è il meno amato a causa del sistema estrattivo che prevede l’utilizzo di corrente prodotta da una centrale elettrica a carbone o a petrolio;
  • grigio: rappresenta più del 90% dell’idrogeno prodotto ad oggi. Può essere ottenuto tramite scarto produttivo di una serie di reazioni chimiche, oppure estratto dal metano o da altri idrocarburi;
  • blu: simile al grigio per via del suo sistema estrattivo, a differenza di quest’ultimo però l’anidride carbonica che risulta dal processo non viene liberata nell’aria ma catturata e immagazzinata;
  • viola: uno dei più vicini all’ambiente. Viene estratto dall’acqua utilizzando la corrente prodotta dalle centrali nucleari, cioè a zero emissioni di CO2;
  • verde: estratto dall’acqua utilizzando fonti rinnovabili (come idroelettriche, solari e fotovoltaiche) rappresenta la soluzione più “green” in senso assoluto.

Sebbene al momento questa classificazione rappresenti quella più vicina alla realtà, contiene diverse ambiguità. Ad esempio, nell’ultimo periodo, si è sentito parlare di idrogeno “verde e più verde”. Come citato dal ministro Patuanelli, ci sarebbero ulteriori distinzioni tra l’idrogeno green generato dal fotovoltaico rispetto a quello ottenuto dall’eolico. Inoltre, è presente anche la variante verde-blu ottenuta utilizzando biometano anziché la versione “meno bio”.

Quanto costa un pieno di idrogeno

Una delle maggiori problematiche delle auto a idrogeno in Italia è la rete di distribuzione, infatti nel Bel Paese esistono appena due impianti funzionanti compatibili con il rifornimento a 700 bar; il primo, più storico, è situato a Bolzano mentre il secondo è attivo a Mestre (da febbraio 2022) grazie ad un accordo siglato con Toyota. Il costo dell’idrogeno si misura in chilogrammi, come il metano, e con un prezzo medio di 14 euro/Kg per un pieno servono circa 80 euro e 5 minuti di attesa. Abbiamo preso come riferimento l'impianto di Bolzano dove viene prodotto l’idrogeno sul momento attraverso l’elettrolisi usando una fonte energetica rinnovabile.

In altre parole, al momento l’utilizzo dell’idrogeno nel campo dell’automotive richiede un esborso importante per riempire il serbatoio, soprattutto se paragonato alla più classica benzina (anche al netto dei nuovi aumenti). Come è emerso dalla nostra prova della Hyundai Nexo, per fare un pieno (ammesso che riusciate a trovare un distributore) sono necessari circa 70-80 euro che vi permetteranno di percorrere più o meno 5-600 Km. Allo stato attuale i costruttori che hanno deciso di sposare, anche con un solo modello, questo sistema propulsivo sono ben pochi; difficile capire cosa accadrà in futuro anche se alcuni brand, come Toyota, si son dichiarati più interessati alla produzione di veicoli a idrogeno anziché a varianti completamente elettriche.

 

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