Volkswagen paga i dipendenti russi per licenziarsi

Volkswagen offre 6 mesi di stipendio in forma di buonuscita ai dipendenti che vogliono lasciare la fabbrica di Nizhny.

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a cura di Francesco Daghini

Qualche giorno fa Volkswagen ha annunciato l’intenzione di offrire una buonuscita ai suoi dipendenti russi che ancora si trovano al lavoro presso la fabbrica di Nizhny Novgorod, in caso di dimissioni volontarie; il marchio tedesco si vuole quindi fare carico di supportare i propri dipendenti, pur interrompendo le operazioni di produzione sul suolo russo. Al momento Volkswagen non sembra intenzionata a riprendere la produzione in Russia, in supporto al popolo ucraino; oltre alla fabbrica di Nizhny, Volkswagen ha chiuso anche quella di Kaluga.

Secondo quanto riportato da Reuters, la buonuscita offerta da Volkswagen è pari a 6 mesi di stipendio e assicurazione sanitaria fino alla fine del 2022, ma l’accordo scade oggi – 17 giugno – secondo alcune fonti russe. L’offerta è valida per circa 200 dipendenti della fabbrica di Nizhny, mentre la chiusura della fabbrica di Kaluga ha lasciato senza lavoro circa 4200 dipendenti.

Perché quindi il diverso approccio tra le due fabbriche? La risposta è abbastanza semplice: la fabbrica di Kaluga è di diretta proprietà di Volkswagen, che può quindi decidere autonomamente di interrompere le operazioni e lasciare a casa i propri dipendenti, mentre il polo di Nizhny è di proprietà di GAZ Group, un gruppo automotive russo.

Oltre al polo di Nizhny, GAZ è proprietaria di altre 18 fabbriche del settore automobilistico e di quello dei veicoli commerciali.

La produzione che per forza di cose non potrà avvenire in Russia (per esempio della VW Jetta o della Skoda Yeti, entrambe prodotte nella fabbrica di Kaluga) dovrà essere spostata in altre fabbriche, principalmente in quelle americane e cinesi.

Ai dipendenti di Nizhny restano poche ore per decidere se accettare o meno la proposta di Volkswagen: 6 mesi di stipendio e copertura sanitaria fino a fine anno possono sembrare un buon accordo, ma se la guerra tra Russia e Ucraina dovesse dilungarsi ancora questo supporto potrebbe non essere sufficiente.