Volvo Concept Recharge, il futuro della mobilità è già qui

Volvo Concept Recharge ci racconta il futuro della mobilità privata secondo la visione di Volvo: personale, sostenibile, sicura.

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a cura di Francesco Daghini

Ormai da diverso tempo Volvo ha annunciato i suoi obiettivi per il decennio, puntando a diventare un'azienda di sole auto elettriche entro il 2030; il percorso è già iniziato grazie all'arrivo sul mercato di alcuni modelli con motorizzazione plug-in hybrid e altri 100% elettrici, come la bella Volvo XC40 Recharge che abbiamo testato. La strada per raggiungere la sostenibilità è già astata tracciata e Volvo ha le idee molto chiare su come fare a percorrerla al meglio, centrando gli obiettivi che si è prefissata: innanzitutto si punta a ridurre le emissioni di CO2 per auto prodotta del 40% entro il 2025 andando a concentrarsi su 3 aspetti del lavoro di una casa automobilistica - emissioni dallo scarico delle auto, emissioni causate dai fornitori di Volvo, emissioni di Volvo stessa per le attività della casa. Il primo passo verso questa transizione epocale si chiama Volvo Concept Recharge.

Ovviamente è facile, producendo auto elettriche, ridurre la quantità di CO2 emessa dallo scarico delle auto, mentre sarà un po' meno semplice ridurre la CO2 delle attività di Volvo stessa e dei suoi fornitori: per raggiungere questo obiettivo la casa svedese, oggi di proprietà del gruppo Geely, dovrà lavorare per migliorare la sua catena di fornitori oltre a rendere più ecosostenibile la fornitura di energia presso le sue sedi. Una volta raggiunti questi primi obiettivi sarà la volta del 2030, anno entro il quale Volvo punta a vendere solo e soltanto auto elettriche di fascia premium, mentre per il 2040 c'è l'obiettivo di diventare completamente carbon neutral.

L'obiettivo è ambizioso e per raggiungerlo sarà necessario mettere in campo progetti sempre più validi: il punto di partenza, svelato inizialmente nel 2021 ma poi rimasto lontano dai riflettori per lungo tempo, è il Volvo Concept Recharge che possiamo vedere nelle immagini. Questa concept car condensa al meglio le speranze di Volvo per il futuro del mercato automobilistico, che secondo il costruttore svedese dovrà offrire soluzioni di mobilità che siano personali, sostenibili e sicure - sono questi i 3 punti focali per il lavoro di Volvo.

"Man mano che si avanza nell'era dell'auto elettrica, l'autonomia di percorrenza con una singola carica completa diventa un fattore sempre più determinante. L'approccio più semplice è quello di aggiungere più batterie, ma le batterie aggiungono peso e aumentano l'impronta di carbonio. Perciò, bisogna piuttosto aumentare l'efficienza complessiva per migliorare l'autonomia. Con la Concept Recharge andiamo a esaminare il conflitto tra il bisogno di efficienza e il desiderio di mantenere la stessa spaziosità, comodità ed esperienza di guida degli attuali SUV." ha affermato Owen Ready, Head of Strategic & Brand Design di Volvo Cars.

Il tema introdotto da questa citazione è molto interessante e apre la strada all'immaginazione, specialmente se si introduce anche l'ulteriore elemento che caratterizzerà le auto del futuro, la guida autonoma senza supervisione da parte del guidatore: sono anni che se ne parla, principalmente per colpa dell'hype infondato generato da Tesla, ma Volvo oggi è conscia delle sue capacità e punta a portare sul mercato una soluzione di guida autonoma entro pochi anni. Ma come si incastrano tra loro i temi della guida autonoma e dell'efficienza energetica? Semplice, oggi le auto devono essere resistenti, e di conseguenza pesanti, per essere in grado di sopportare gli inevitabili incidenti, ma in un futuro in cui gli incidenti stradali saranno ridotti a un numero molto vicino allo zero grazie alla guida autonoma non ci sarà più bisogno di costruire auto così resistenti e pesanti. Le auto del futuro saranno quindi più leggere e di conseguenza più efficienti nell'utilizzo dell'energia necessaria a muoversi, indipendentemente dal fatto che siano elettriche o meno.

Per il momento è solo teoria, e anche il Volvo Concept Recharge è progettato secondo i buoni vecchi canoni di sicurezza attuali nonostante la presenza a bordo di un hardware sufficiente a gestire una guida autonoma senza supervisione: la lista di sensori integrati è davvero lunga e tocca il suo apice nel Lidar integrato nella parte anteriore del tetto, che permette all'auto di "vedere" fino a 250 metri di distanza, oltre a una pletora di telecamere, radar, sensori a ultrasuoni e tanti altri sistemi dedicati alla sicurezza. In questo caso la ridondanza tra i sistemi di sicurezza scelti da Volvo è assolutamente ricercata e voluta, perché è solo andando a sommare ed elaborare i dati raccolti dalle diverse tipologie di sensori che si può mappare al meglio l'ambiente circostante e sbloccare le funzioni di guida autonoma. Per farvi capire l'importanza del Lidar, secondo le statistiche fornite da Volvo l'introduzione di un Lidar su un'auto già sicura può ridurre gli incidenti gravi fino al 20%, mentre il numero totale degli incidenti può ridursi anche del 90%.

Come ben saprete, le auto presentate come concept raramente trovano la via della produzione di massa così come sono state svelate, e anche la Concept Recharge di Volvo deve sottostare a queste regole: gli ingegneri e i designer di Volvo hanno però preso a piene mani dal progetto della Concept Recharge per dare vita al nuovo SUV elettrico top di gamma della casa svedese, l'imponente Volvo EX90 di cui vi abbiamo raccontato in occasione della presentazione ufficiale.

ADAS, human machine interface e driverless cars. Sicurezza e Responsabilità nell'era dell'Intelligenza Artificiale

Tutta questa tecnologia nuova e rivoluzionaria, in quanto tale, ha bisogno di essere regolamentata al meglio; dopo averci raccontato del Volvo Concept Recharge è intervenuto il professor Enrico Al Mureden, docente di Product Liability and Automotive al MUNER, la Motorvehicle University of Emilia-Romagna dell'Università di Modena e Reggio Emilia, con il quale si è parlato di temi molto importanti per il futuro della mobilità privata.

Il prof. Al Mureden ha sottolineato fin da subito come il rapporto tra uomo e macchina stia cambiando e sia già cambiato in modo profondo: fino a pochi anni fa l'uomo a bordo dell'auto era un elemento di vitale importanza, non solo controllore ma presenza costante e necessaria per dare gli input necessari al veicolo. Oggi questa situazione sta già rapidamente cambiando con l'introduzione dei primi ADAS come il Cruise Control adattivo e i sistemi di mantenimento di corsia, che trasformano il guidatore in un collaboratore, non sempre necessario alla corretta corsa dell'auto: in questo modo si punta, passo dopo passo, alla guida autonoma e all'azzeramento dell'errore umano che non avrà più modo di verificarsi poiché l'umano sarà tolto interamente dall'equazione, trasformato in un mero passeggero.

Per raggiungere il prima possibile questo obiettivo sarà necessaria una forte collaborazione tra le istituzioni e i consumatori, poiché è necessario mettere in campo delle soluzioni che facilitino il ricambio del parco auto circolante: le auto moderne e sicure diventano ancora più sicure se circolano in un ambiente composto da auto altrettanto moderne e sicure. In questo senso, le iniziative di incentivi statali degli ultimi anni hanno permesso di fare grandi passi avanti nel rinnovo del parco auto, ma sia le istituzioni sia le case automobilistiche dovranno trovare soluzioni tecniche che siano alla portata economica di una grande fetta della popolazione, se si vuole sperare di rinnovare il parco auto nei prossimi 10 anni.

L'aspetto del rinnovo del parco auto è solo uno degli aspetti da tenere a mente durante questa transizione, un altro molto importante è quello che riguarda il codice della strada e il diverso approccio nei confronti della responsabilità civile in caso di incidenti stradali causati da auto che si guidano da sole: sarà compito del diritto adattarsi quanto prima alle nuove tecnologie che stanno facendo la loro comparsa sul mercato, e sarà compito del diritto incentivare il ricambio delle auto per passare a veicoli più sicuri. Già da tempo si parla di come dovranno evolversi le leggi in questo senso, e alcuni concetti sono già stati messi a fuoco: innanzitutto si parla di market enterprise responsibility, l'idea che una volta ridotti ai minimi termini gli incidenti stradali grazie alla guida autonoma saranno le case automobilistiche stesse a pagare i danni, poiché diventa impossibile dare la colpa di un incidente a un guidatore piuttosto che all'altro. Uno step aggiuntivo riguarda la market share responsibility che ipotizza che siano le case automobilistiche con le maggiori quote di mercato - e quindi, tendenzialmente, con il maggior numero di veicoli circolanti - a pagare i danni degli incidenti stradali. Infine si parla di coefficiente di sicurezza, un sistema per cui le case che introducono sul mercato auto poco sicure debbano pagare di più rispetto a chi vende auto più sicure e intelligenti.

Ad oggi, dal punto di vista legislativo, non c'è nessun tipo di incentivo nell'utilizzare veicoli più moderni e sicuri ma presto o tardi i governi del mondo dovranno cambiare approccio, favorendo gli utenti della strada che saranno statisticamente meno portati a causare incidenti; una volta che dal punto di vista legislativo si sarà riconosciuta questa differenza si potrà cominciare a parlare anche degli aspetti assicurativi che oggi ancora non vengono presi in considerazione - in futuro, con auto incredibilmente sicure e capaci di guidarsi da sole, i premi delle assicurazioni saranno portati naturalmente a scendere.

Infine, per assicurare una transizione quanto più indolore possibile, sarà necessaria una forte sinergia tra le imprese, le istituzioni e i consumatori: bisognerà tornare su concetti di educazione stradale che oggi diamo per consolidati, dando vita a una nuova cultura della mobilità che sia più sostenibile ma anche meno frenetica, perché durante gli spostamenti saremo in grado di lavorare o dedicarci a qualunque attività ci interessi che possa essere svolta dentro all'abitacolo di un'auto. Tutto questo dovrà ovviamente essere supportato dalle istituzioni ma anche dalle case automobilistiche che oggi più che mai devono prendersi il compito di educare il consumatore a un corretto utilizzo di una nuova tipologia di automobile.