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Idrogeno verde: l'ultima frontiera dell'energia a impatto zero

Idrogeno verde e sistemi di accumulo sono il cuore della startup veneta i cui sforzi, oggi, si concentrano su un nuovo sistema per generare idrogeno bianco da membrane fotosintetiche.

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Avatar di Roberta Fiorucci

a cura di Roberta Fiorucci

Pubblicato il 23/04/2024 alle 17:45

L'impulso verso un mondo a zero emissioni può essere guidato da una risorsa come l'idrogeno verde. Per le sue caratteristiche, questa forma di idrogeno ottenuta dall'acqua attraverso un processo di elettrolisi alimentato da energia rinnovabile è una soluzione davvero a impatto zero che può aiutare a chiudere il capitolo dei combustibili fossili. Non rilascia emissioni inquinanti e non consuma risorse naturali importanti per l’essere umano.

In questo contesto, in cui intraprendere una strada diversa è un cambiamento oramai necessario, si colloca Enphos, un’azienda del settore energetico che ha fatto dell’idrogeno il fulcro della sua missione. 

Nata nel 2020 e fondata da Luigi Migliorini, Enphos è una startup innovativa che si è classificata seconda nell'evento Start-up Marathon organizzato da Area Science Park a fine dello scorso anno. Il suo scopo è quello di trovare sistemi alternativi per la produzione di idrogeno: nello specifico parliamo di idrogeno verde e di una versione indotta di idrogeno bianco. In particolare, si occupa della realizzazione di elettrolizzatori, batterie al flusso e in collaborazione con il mondo scientifico ed universitario, di un nuovo sistema per la produzione di idrogeno bianco tramite fotosintesi artificiale.

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Verso una forma diversa di energia

L’obiettivo principale della startup veneta è stato fin dalla sua nascita e tuttora, quello di immettere sul mercato prodotti reali e alternativi ai metodi già in uso sia in termini energetici sia economici, favorendo una transizione energetica non solo più audace e veloce ma anche più conveniente.

L’idrogeno, per sua natura, è leggero, universale e altamente versatile in grado di suggerire soluzioni che puntano nella direzione di zero emissioni per la mobilità, l'industria e per la stessa generazione di elettricità.

“Oggi andiamo verso una forma diversa di energia e noi, come startup innovativa, volevamo fare qualcosa di nuovo nel mondo dell’energia” - spiega il suo fondatore che dopo aver lavorato per molti anni all’estero nel settore dell’energia e delle batterie è rientrato in Italia per approfondire personalmente l’economia dell’idrogeno prima di fondare Enphos.

Elettrolizzatori per una mobilità ad impatto zero

Di fatto, quello della produzione di idrogeno è un settore ampio. Così, fin dall’inizio, Enphos ha escluso dal proprio interesse il mercato delle soluzioni alimentate con celle a combustibile, le cosiddette fuel cell. Un settore che sebbene, a detta di molti esperti, sia destinato a crescere è nelle mani dei grandi player con cui è impossibile competere. Ha scelto, invece, di concentrarsi sul design e sulla realizzazione di elettrolizzatori.

Si tratta di soluzioni decentralizzate che hanno il vantaggio di essere molto compatte, sviluppate per produrre idrogeno verde attraverso tecnologia PEM (Proton Exchange Membrane) che rende possibile la produzione di idrogeno dall’elettrolisi dell’acqua utilizzando l’elettricità generata dalle rinnovabili.

La scelta di Enphos ha consentito di sviluppare un prodotto di dimensioni adeguate, capace di generare idrogeno in quantità significative e un livello di purezza del 99,99%, soddisfacendo le esigenze specifiche di auto e camion a idrogeno che richiedono combustibile di altissima qualità.

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Batterie a lunga durata e sostenibili

Nonostante le sfide e qualche occasione mancata per cause burocratiche e di coordinamento, come spiega lo stesso Migliorini prendendo ad esempio il caso della stazione di rifornimento di idrogeno mai realizzata a Marghera per alimentare la flotta di autobus a idrogeno per il trasposto pubblico dell'hinterland veneziano, Enphos non ha perso di vista l’obiettivo. Tutt'altro, per espandere il mercato ha deciso di ampliare gli sforzi nello sviluppo di nuovi prodotti.

Tra questi, una batteria stazionaria, batteria al flusso, che utilizza materiali come zinco e ferro in soluzione per accumulare energia proveniente da fonti rinnovabili come il fotovoltaico. Questa batteria, oltre a essere adatta per grandi accumuli energetici, presenta anche un impatto ambientale inferiore rispetto alle tradizionali batterie al litio. Così da arginare il problema delle risorse limitate e allo stesso tempo della dipendenza da fornitori esteri.

"Quando si lavorava con le batterie al piombo, l'Italia era tra i primi tre paesi al mondo. Ma, oggi, è solo un treno perso", ricorda Migliorini. Il litio ha cambiato tutto, mettendo in evidenza la necessità di reinventarsi e adottare soluzioni più sostenibili come quelle proposte dalla startup veneta.

Membrane fotosintetiche per produrre energia sostenibile

Al momento, Enphos è coinvolta nel progetto PLANKT-ON, coordinato dal Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali, INSTM, e si concentra sullo sviluppo di nuovi modelli tecnologici per la produzione di idrogeno bianco direttamente dalla luce solare e dall’acqua grazie ad una membrana che usa gli stessi principi della fotosintesi artificiale.

Il progetto rientra tra le iniziative nate dal programma del Consiglio europeo per l’innovazione (EIC), Pathfinder, che sostiene idee legate all'implementazione di nuove tecnologie in più ambiti.

Anche qui, l’obiettivo è quello di sviluppare una tecnologia a zero emissioni nette questa volta attraverso protocellule sintetiche che sfruttano la luce solare, l'acqua e la CO2 in modo da produrre ossigeno e formiato. Quest'ultimo, grazie a reazioni chimiche, può essere facilmente convertito in gas idrogeno e diventare una fonte di energia pulita. Un approccio che va a completare tecnologie solari esistenti, come il fotovoltaico, aprendo la strada a soluzioni energetiche più efficienti e sostenibili.

 “Il nostro contributo nel progetto è legato allo sviluppo industriale. La ricerca procede e gli esperimenti sono positivi. Un primo prototipo delle membrane potrebbe essere pronto nel 2025, poi altri 3-4 anni per arrivare sul mercato” - conclude Migliorini.

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