Un vero e proprio effetto boomerang. È quello che sta generando l'IA sulle le aziende che continuano a investire massicciamente in tecnologie automatizzate per ridurre i costi del personale, ma che devono poi rivolgersi a professionisti specializzati nel correggere gli errori prodotti dagli algoritmi. Questo fenomeno sta trasformando alcuni lavoratori da potenziali vittime della rivoluzione tecnologica in beneficiari di un nuovo tipo di economia digitale. Il caso di Sarah Skidd, manager di marketing americano, illustra perfettamente questa dinamica paradossale.
Quando un'agenzia l'ha contattata con urgenza per riscrivere completamente i contenuti di un cliente, la situazione era emblematica: l'azienda aveva inizialmente affidato il lavoro a un chatbot AI per risparmiare denaro, ma il risultato si era rivelato così deludente da richiedere un intervento umano d'emergenza. "Era molto basilare e poco interessante", ha spiegato Skidd alla BBC, descrivendo il materiale prodotto dall'intelligenza artificiale come "estremamente piatto" invece che accattivante come richiesto. La rielaborazione completa del progetto ha richiesto 20 ore di lavoro intensivo, tradottesi in un costo finale di 2.000 dollari per il cliente, considerando la tariffa oraria di 100 dollari della professionista. Un investimento che, ironicamente, si è rivelato molto più costoso rispetto a quello che sarebbe stato necessario affidando sin dall'inizio il compito a un essere umano.
Quando la tecnologia diventa un problema costoso
Sophie Warner, co-proprietaria dell'agenzia di marketing digitale britannica Create Designs, sta osservando un cambiamento significativo nel comportamento dei suoi clienti. "Prima ci contattavano quando avevano problemi con il sito o volevano introdurre nuove funzionalità", racconta. "Ora si rivolgono prima a ChatGPT". Questo approccio, apparentemente economico, sta però generando una serie di complicazioni impreviste che richiedono interventi specializzati.
Warner sottolinea che l'aggiornamento originale avrebbe richiesto soltanto 15 minuti se eseguito manualmente da un professionista. "Spesso dobbiamo applicare una tariffa di indagine per scoprire cosa è andato storto, perché non vogliono ammettere di aver usato l'AI", rivela, "e il processo di correzione richiede molto più tempo rispetto a quando i professionisti vengono consultati fin dall'inizio". La questione va oltre il semplice costo economico. Warner evidenzia come l'intelligenza artificiale non riesca a considerare elementi fondamentali come l'identità unica del brand, i dati demografici del target di riferimento o la progettazione orientata alla conversione. "Semplicemente non può sostituire il valore dell'esperienza umana e del contesto nel nostro settore", conclude.
Una nuova sicurezza lavorativa nell'era digitale
Paradossalmente, entrambe le professioniste non mostrano particolare preoccupazione per il futuro delle loro carriere. Skidd si dichiara addirittura fiduciosa riguardo alla sua sicurezza lavorativa nell'era dell'AI: "Forse sono ingenua, ma penso che se sei molto bravo, non avrai problemi". Questa prospettiva riflette una realtà emergente in cui la competenza umana specializzata diventa ancora più preziosa proprio in risposta alle limitazioni tecnologiche. Il fenomeno sta ridefinendo il rapporto tra automazione e lavoro umano in modi inaspettati.
Mentre le aziende continuano a esplorare le potenzialità dell'intelligenza artificiale, si stanno rendendo conto che la tecnologia spesso crea nuovi problemi che richiedono soluzioni umane sofisticate. Questa dinamica sta generando opportunità di business per professionisti capaci di navigare tra le promesse della tecnologia e le sue reali limitazioni. La situazione mette in luce come la corsa all'automazione non stia necessariamente eliminando il lavoro umano, ma lo stia trasformando in modi complessi e talvolta controproducenti.
I professionisti che sanno adattarsi a questo nuovo panorama, sviluppando competenze specifiche per gestire e correggere gli errori dell'IA, stanno scoprendo di avere un vantaggio competitivo significativo. L'ironia di fondo rimane evidente: le tecnologie progettate per ridurre i costi del lavoro umano stanno generando nuove categorie di lavoro altamente specializzato, spesso più costoso di quello che avrebbero dovuto sostituire. Questa realtà suggerisce che la rivoluzione dell'AI potrebbe essere meno dirompente di quanto inizialmente previsto, almeno per quei professionisti in grado di posizionarsi strategicamente nel nuovo ecosistema tecnologico.