Oltre la Legge di Moore

Il road show organizzato a Milano dalla società ICT ha fatto il punto sui cambianti tecnologici in atto, i driver del mercato quali la mobility, il cloud e i big data e identificato le linee guida che dovrebbero guidare gli investimenti aziendali in tecnologie informatiche

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a cura di Giuseppe Saccardi

Oltre la Legge di Moore

Se si dovesse valutare dal punto di vista degli anni sessanta e settanta, quando ancora si programmava in Fortran e i programmi consistevano in pacchi di schede perforate di centinaia o poche migliaia di schede, i dispositivi che si hanno in tasca o nella borsetta, si deduce da quanto illustrato da Francini, si potrebbe affermare tranquillamente che si ha a proprio disposizione un vero e proprio data center portatile, fors'anche più potente di quelli di allora, sia come capacità elaborativa che di storage, di capacità di banda e flessibilità per la comunicazione con l'esterno.

In questi dispositivi, evidenzia Francini, la Legge di Moore che per decenni ha guidato l'evoluzione dei processori, in pratica è stata sconfessata nei fatti perché si è aggiunto nell'equazione da tempo consolidata il fattore costituito della scalabilità multicore dei processori di nuova generazione. Questa evoluzione ha creato una forte spirale evolutiva sotto il profilo computazionale dei nuovi elaboratori.

La legge di Moore, oggigiorno in fase di riconsiderazione

Parimenti, anche le memorie RAM hanno subito una evoluzione vertiginosa, sia come capacità di memoria che capacità di comunicazione con le altre entità di un sistema ICT. Oggi, la componente CPU e la componente Memoria sono indispensabili per realizzare i nuovi dispositivi, volti a facilitare la comunicazione e la rapidità nel prendere decisioni.

Ma, osserva Francini, anche la Rete è profondamente cambiata, e si caratterizza con protocolli sempre più ottimizzati e la possibilità di trasportare volumi di dati sino a pochi anni fa semplicemente inimmaginabili.

E' stato un processo innescato anche dalla disponibilità di dispositivi di utente, quelli riferiti come LTE (acronimo di Long Trem Evolution, anche se di lungo termine in un settore che sforna decine di nuovi dispositivi all'anno sembra esserci ben poco), che sono in grado di sfruttare questa rete e con capacità elaborative e di comunicazione che evolvono di pari passo e senza creare ostativi gap per quanto concerne la fruizione delle nuove applicazioni in ambienti Cloud privati e pubblici. Sono dispositivi, fa notare Francini riferendosi a un palmare LTE, che sono in grado di contenere e far girare decine di milioni di linee di codice.

"L'insieme di tutto questo crea una spirale evolutiva positiva sia sui data center sia sui device che usiamo tutti i giorni, dal Pc al tablet allo smartphone. Il tutto è destinato ad avere un forte impatto sul futuro prossimo e a sostanziare quella che è riferita come l'Internet delle cose. Siamo vicini al momento in cui le cose e gli oggetti che incontriamo e usiamo saranno in grado di interpretare i nostri gusti e il nostro stile di vita e di lavoro" , ha osservato Francini.