Il settore dell'intrattenimento è nei guai: perdite per oltre 5 miliardi

Le grandi multinazionali del settore dell'intrattenimento devono affrontare perdite per 5 miliardi di dollari, mentre Netflix continua a dominare il mercato.

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a cura di Marina Londei

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Mentre Netflix continua a essere la piattaforma di streaming con più profitti, i big dell'intrattenimento che hanno cercato di competere col servizio devono ora vedersela con perdite ingenti.

Disney, Warner Bros, Comcast, Paramount e altri hanno investito ampiamente sulle proprie piattaforme di streaming con la speranza che superassero il successo di Netflix, ma i risultati sono stati tutt'altro che buoni: secondo quanto riportato da Ars Technica, queste multinazionali hanno perso complessivamente 5 miliardi di dollari nell'ultimo anno. 

Secondo alcune indiscrezioni, diversi grandi nomi starebbero pensando di vendere il business o di fondersi per sopravvivere. Shari Redstone, azionista di maggioranza di Paramount, starebbe pensando di vendere la casa di produzione a Skydance, compagnia con la quale aveva già stretto accordi di co-produzione. 

Anche l'amministratore delegato di Paramount, Bob Bakish, avrebbe parlato di una possibile fusione con la Warner. In entrambi i casi si tratta di accordi ancora nelle prime fasi che potrebbero non realizzarsi, ma sono comunque un sintomo molto chiaro di una situazione di grande difficoltà.

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Paramount

Le compagnie hanno cercato di combattere il dominio di Netflix, ma non ci sono riuscite. Nel 2023 tutte le piattaforme di streaming hanno aumentato in maniera piuttosto aggressiva i propri prezzi, pagandone le conseguenze, tranne la società con sede a Los Gatos che lo scorso anno ha dato il benvenuto a 9 milioni di nuovi abbonati.

Al contrario, Warner ha perso 2 milioni di abbonati negli ultimi due trimestri. Il motivo? Prezzi degli abbonamenti in rialzo, serie interrotte e licenze di altre vendute ai competitor, soprattutto a Netflix. Proprio la Warner sembrerebbe tra i candidati più probabili per un'acquisizione, con Comcast come possibile acquirente. 

"Per gran parte degli ultimi quattro anni i nomi dell'industria dell'intrattenimento hanno speso soldi come marinai ubriachi per combattere le prime avvisaglie della guerra dello streaming" ha scritto a novembre l'analista Michael Nathanson. "Ora stiamo finalmente iniziando a sentire i postumi della sbornia e il peso del conto non pagato".

Neanche in Disney la situazione è migliore: anche se Disney+ ha attirato 8 milioni di nuovi abbonati nei primi 9 mesi del 2023, nello stesso periodo la casa di produzione ha sofferto una perdita di più di 1,6 miliardi di dollari. Gli ultimi insuccessi della multinazionale hanno portato a tagli di 7.000 posti di lavoro e a feroci attacchi da parte di molti investitori. 

Bob Iger, amministratore delegato di Disney, non ha nascosto di star valutando se alcune delle attività in corso fossero ancora adatte all'immagine dell'azienda, dando l'idea che volesse cederle; al momento, però, non ci sono notizie di possibili accordi.

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Disney

Ma vendere servizi e fondersi è davvero la soluzione a tutti i problemi? Secondo Rich Greenfield, analista presso LightShed Partners, l'opzione migliore sarebbe rivedere gli investimenti e smettere di cercare prevalere nel business dello streaming. "La risposta giusta è: diventiamo più piccoli e focalizzati e smettiamo di essere una grande compagnia. Rimpiccioliamoci drammaticamente" ha affermato.