Inizia l'era delle auto connesse ma c'è il problema dei dati

La convergenza tra auto motive e ICT genera enormi volumi di dati personali. Si apre il problema della loro conservazione e riservatezza. Il parere di NetApp

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a cura di Giuseppe Saccardi

Le “auto connesse” sono una realtà e potrebbero rappresentare la fase finale dell’automobile come la conosciamo.

Il futuro in cui non ci sarà bisogno di qualcuno dietro il volante è oramai dietro l'angolo. Ciò che lo rende possibile sono sistemi IT che si basano sui dati per gestire l'interazione di un veicolo con le persone al suo interno e con l'ambiente esterno, dalla logistica alle reti urbane.

Per capire  cosa attendersi e i problemi che si dovranno affrontare per quanto concerne i dati che verranno generati e conservati abbiamo chiesto l'auto di Roberto Patano, senior manager sytems engineering di NetApp Italia.

Netapp   Roberto Patano

Roberto Patano

Nel 1886 veniva  prodotta la prima automobile con motore a scoppio. Nel secolo successivo il settore ha visto enormi progressi  ma il vero salto di qualità è venuto, oltre che da nuovi materiali, dal confluire di automotive e informatica, che ha trasformato l'automobile in una entità dotata di capacità di accesso alle reti e di raccogliere e fornire informazioni in tempo reale.

Veicoli civili ed industriali, mette però in guardia Patano, contribuiscono ad una crescita dei dati che è già  di per sé esponenziale.

Secondo un rapporto Telefonica, nel 2014 un terzo dei veicoli erano collegati, nel 2020 lo saranno il 90%.

Entro 5 anni ci saranno 220 milioni di veicoli collegati sulle strade, il che, a parte un fatturato di oltre 152 miliardi di dollari per il solo software e le relative attrezzature, porterà a dover gestire e decidere come proteggere  una mole enorme di dati.