La vittoria di Zohran Mamdani alle elezioni per sindaco di New York City ha segnato una svolta nelle dinamiche di potere tra politica locale e grandi interessi economici. La decisione di nominare Lina Khan, ex presidente della Federal Trade Commission, come uno dei quattro copresidenti del team di transizione rappresenta una dichiarazione d'intenti che non è passata inosservata nei corridoi di Wall Street e della Silicon Valley. La scelta di Khan, nota per le sue battaglie contro i monopoli tecnologici, conferma la volontà del neoeletto sindaco socialista democratico di mantenere fede alle promesse elettorali più controverse.
Khan, attualmente docente alla Columbia Law School e considerata sul sito web della transizione come "il principale sostenitore dell'antimonopolio della nazione", aveva già espresso pubblicamente il suo sostegno a Mamdani in un editoriale sul New York Times. Nel pezzo aveva elogiato gli sforzi del candidato nel coinvolgere i piccoli imprenditori nella sua visione per la città. Ora, con un ruolo formale nel processo di transizione, Khan si occuperà specificamente di politica economica e questioni relative al personale dell'amministrazione.
Le reazioni del mondo della finanza e della tecnologia non si sono fatte attendere. Durante la campagna elettorale, figure di spicco come Bill Ackman, Mike Bloomberg e Joe Gebbia, co-fondatore di Airbnb, hanno investito milioni di dollari per sostenere Andrew Cuomo, ex governatore di New York arrivato secondo. Anche DoorDash ha contribuito con un milione di dollari a un super PAC favorevole a Cuomo, probabilmente preoccupata dalla piattaforma programmatica di Mamdani che prevede maggiori regolamentazioni per le app di consegna e tutele più robuste per i lavoratori autonomi.
La carriera di Khan nell'amministrazione Biden è stata caratterizzata da un approccio aggressivo verso i colossi tecnologici. Amazon, Microsoft, Meta e Google sono stati nel mirino delle sue iniziative antitrust, con tentativi di bloccare diverse fusioni di alto profilo nel settore tecnologico. Anche quando queste azioni non hanno avuto successo nei tribunali, l'effetto deterrente sulla dinamica delle acquisizioni nella Silicon Valley è stato tangibile, rallentando significativamente il flusso di operazioni di consolidamento.
Persino alcuni sostenitori democratici di alto profilo hanno espresso critiche nei confronti di Khan. Reid Hoffman, co-fondatore di LinkedIn, e l'investitore miliardario Vinod Khosla hanno pubblicamente contestato il suo operato. In un'intervista dello scorso anno, Khosla è arrivato a definire Khan "un essere umano non razionale", rivelando la profondità del disagio che le sue politiche hanno provocato tra i magnati della tecnologia, indipendentemente dalle loro affiliazioni politiche.
Nel discorso tenuto mercoledì, Khan ha interpretato i risultati elettorali come un chiaro segnale di cambiamento. Ha dichiarato che la vittoria di Mamdani rappresenta "un chiaro mandato per un cambiamento che permetta ai newyorkesi di progredire e a tutti i lavoratori e alle piccole imprese di prosperare, non solo di sopravvivere". La sua analisi sottolinea come l'elettorato abbia respinto esplicitamente un sistema in cui le decisioni politiche vengono eccessivamente influenzate dal potere aziendale e dai grandi capitali.
Oltre a Khan, il team di transizione comprende altre tre figure di rilievo: Grace Bonilla, presidente e CEO di United Way di New York City; Maria Torres-Springer, ex vicesindaco della città; e Melanie Hartzog, alla guida dell'organizzazione no-profit New York Foundling. Il coordinamento generale sarà affidato a Elana Leopold, consigliera della campagna che ha già maturato esperienza in ruoli dirigenziali durante l'amministrazione del sindaco Bill de Blasio.
La proposta fiscale di Mamdani, che prevede un'imposta del 2% sui redditi superiori al milione di dollari, insieme alle sue critiche aperte ai miliardari, ha reso il candidato particolarmente inviso all'élite finanziaria e tecnologica. La nomina di Khan consolida ulteriormente questa posizione, suggerendo che la nuova amministrazione non intende ammorbidire la propria retorica né modificare sostanzialmente il proprio programma per compiacere i potentati economici della città.