Oracle Database 12c, dove "c" sta per Cloud

Il nuovo RDBMS si distingue per le caratteristiche di consolidamento (un'unica istanza per banche dati multiple) e per le policy che automatizzano gestione di storage, sicurezza e disponibilità. Tutto per abbassare il TCO.

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a cura di Gaetano Di Blasio

Il Database. Per chi comincia ad avere qualche pelo grigio, Oracle è sinonimo di database relazionale. Del resto il primo è del 1977 e, da allora, è sempre stato un riferimento per buona parte del mercato.

A onor di cronaca, per i puristi la definizione di database relazionale è tuttora controversa, ma tralasciando questioni accademiche esistono comunque situazioni de facto da riconoscere.

Dopo cinque anni di sviluppo, il rilascio della nuova versione del Database Oracle è evidentemente un evento. A giudicare dalla presentazione di lancio le aspettative non saranno deluse.

Fabio Spoletini, country leader technology di Oracle Italia

Cominciamo dai numeri dichiarati: 500 nuove caratteristiche; 2.500 anni uomo di sviluppo; 3mila sistemi usati nelle fasi di testing; 1 milione di caratteristiche testate giornalmente; 1,2 milioni di ore di stress test.

La denominazione 12c spiega molto, visto che la "c" sta per cloud e la maggior parte delle novità discendono dalla nuova architettura progettata per il nuovo paradigma informatico.

Più precisamente, Fabio Spoletini, country leader Technology di Oracle Italia, distingue tre aree nelle quali il 12c porterà importanti vantaggi alle imprese: il cloud, appunto, i Big Data e l'adozione di sistemi ingegnerizzati, come Oracle Exadata, che, soprattutto in Italia  (terza nazione per acquisti di tali sistemi), incontrano il favore degli utenti.

Prima di scendere in dettagli relativamente più tecnici, facciamo un salto in avanti per anticipare quali sono, in buona sostanza, gli obiettivi che Oracle si è posta con il nuovo database.