La valutazione record di 75 miliardi di dollari raggiunta da Revolut segna un momento cruciale per la fintech britannica, che ha deciso di permettere ai propri dipendenti di monetizzare parte del loro patrimonio azionario. L'azienda ha comunicato al personale che sarà possibile vendere fino al 20% delle proprie quote per fare spazio a nuovi investitori. Una strategia sempre più comune nel settore tecnologico per trattenere i talenti e ricompensare la fedeltà dei dipendenti durante le fasi di espansione.
In soli quattro anni la valutazione di Revolut è quasi raddoppiata, passando dai 45 miliardi di dollari dell'anno scorso agli attuali 75 miliardi. Questa impennata ha scatenato un interesse crescente da parte di investitori sia nuovi che già presenti nel capitale dell'azienda. La performance dell'ultimo anno ha generato quella che l'azienda definisce "ulteriore domanda da parte di investitori di classe mondiale".
Già a luglio, Revolut puntava a raccogliere un miliardo di dollari attraverso un round privato che avrebbe valorizzato l'azienda a 65 miliardi. Il superamento di questa soglia dimostra quanto rapidamente si stia muovendo il mercato intorno alla fintech londinese.
Mentre consolida la propria posizione finanziaria, Revolut sta accelerando sui piani di espansione internazionale, con gli Stati Uniti nel mirino. L'obiettivo è ambizioso: acquisire una banca con licenza nazionale americana, una mossa strategica che consentirebbe di operare come istituto di credito in tutti i 50 stati. In alternativa, l'azienda sta valutando la possibilità di richiedere direttamente una licenza bancaria statunitense.
Questa strategia rientra in un trend più ampio che vede diverse fintech, tra cui Wise, Ripple e Circle, fare richiesta all'Office of the Comptroller of the Currency per ottenere licenze bancarie nazionali. L'approccio centralizzato permetterebbe di evitare il laborioso processo di ottenimento di licenze stato per stato, semplificando notevolmente l'operatività su scala nazionale.
Le sfide del mercato domestico britannico
Paradossalmente, mentre guarda oltreoceano, Revolut sta ancora lavorando per consolidare la propria presenza bancaria nel Regno Unito. Il percorso per ottenere la licenza bancaria britannica si è rivelato più lungo del previsto, richiedendo oltre tre anni di iter burocratico. Anche dopo aver finalmente ottenuto l'autorizzazione, l'azienda deve ancora operare sotto certe restrizioni imposte dalle autorità di vigilanza.
L'azienda ha dichiarato di essere nelle fasi finali di questo processo di normalizzazione, ma la situazione evidenzia le complessità regulatory che le fintech devono affrontare anche nei mercati domestici. Per Revolut, che ha costruito la propria reputazione sulla velocità e l'innovazione, questi vincoli rappresentano una sfida significativa da superare.
La vendita di azioni ai dipendenti, come sottolineato dall'azienda, rientra in un impegno regolare verso i propri collaboratori per fornire opportunità di liquidità. "Un'operazione di vendita secondaria di azioni dei dipendenti è attualmente in corso e non forniremo ulteriori commenti fino al suo completamento", ha dichiarato un portavoce dell'azienda, mantenendo il riserbo sui dettagli dell'operazione.