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VMware per una Software Defined Enterprise

Il software come gestore del data center diventa la strada da percorrere che il vendor indica ai clienti e al canale, a vantaggio di una innovazione stimolata dall'IT che riesca a stare al passo con le esigenze di business

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a cura di Loris Frezzato

Pubblicato il 15/07/2014 alle 17:06 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:51

Sempre più software al servizio dell'hardware nei data center, a svolgere quelle funzioni di automazione che caratterizzano quel Software Defined Data Center enfatizzato da molti e che VMware porta da qualche anno a bandiera di un ammodernamento e snellimento delle infrastrutture aziendali, che interpreta come "Software Defined Enterprise".

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Concetti ribaditi a partner e clienti, riuniti in occasione della tappa milanese dell'edizione 2014 del VMware vForum, cui sono stati sottolineati gli sforzi in innovazione che il vendor compie.

"Cresciamo a un tasso del 18%, con una strategia volta all'acquisizione di nuove tecnologie, Netcyra ad Airwatch tra le ultime, per estendere la nostra offerta su più fronti, tra cui quello del mobile e device managament - ha esordito Maurizio Carli, senior vice president e general manager Emea di VMware -. VMware è un'azienda che crede fermamente nell'innovazione, al punto che investe il 23% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo, contro una media delle altre aziende, che arrivano al 14%. Un'innovazione che ci sta portando a ridefinire i paradigmi del Data Center, che crediamo debba essere Software Defined, per arrivare a  mondo IT che vedrá sempre più una separazione tra hardware e software, con quest'ultimo che assumerà un fondamentale ruolo nell'automazione delle componenti hardware, che via via interesserà anche l'ambito networking".

Maurizio Carli - senior vice president e general manager Emea di VMware

"Una tendenza che notiamo essere ovunque nell'area di mia competenza, l'Emea, con un progressivo coinvolgimento dei provider nella gestione dei data center aziendali, svincolandosi dall'utilizzare risorse e investimenti interni, ma con la possibilitá di portare all'interno le applicazioni, con buone prospettive per lo sviluppo di un vero e proprio hybrid cloud. In linea con la nostra strategia, che non ci vuole come costruttori di data center, ma come partner di chi i data center li ha". 

Un'offerta che si sposta sempre di più nell'ottica di servizio, quindi, con una tendenza sulla quale il vendor stimola il proprio canale dei partner, per lo sviluppo di competenze che li renda in grado di proporre le tecnologie IT come risposta concreta alle esigenze di business dei clienti.

Cosa che purtroppo non sempre accade, come mostra un survey che ha coinvolto un gruppo di executive in area Emea, all'interno del quale 250 di nazionalità italiana.

"C'è un forte scollamento tra le esigenze di business e i tempi di risposta che l'IT interno è in grado di dare - evidenzia Alberto Bullani, regional manager Italia di VMware -. Un gap che si è venuto a creare perchè il business viaggia a velocitá crescente, con accelerate date dalla consumerizzazione, dai social, dal BYOD, e alla quale l'IT aziendale non riesce a tenere il passo. Uno scollamento che varia da 4 a 6 mesi e che porta a una perdita di competitivitá, con tutti i reparti che, secondo il 38% dei rispondenti, riducono il livello di innovazione. E se l'azienda non riesce a innovare rischia di uscire dal mercato". 

Alberto Bullani - regional manager Italia di VMware

Lo sanno bene i CIO, visto che oltre i due terzi degli intervistati hanno dichiarato di sentire la pressione del CEO per portare innovazione in azienda nel giro di un anno, anche per un crescente timore che la globalizzazione faccia arrivare competitor più rapidi a intercettare i fenomeni del mercato. Una percezione che per i CIO italiani è del 59%, mentre è del 71% tra gli anglosassoni, probabilmente a causa di una maggiore consapevolezza del mercato.

"Il responsabile IT deve quindi essere più allineato al business, e VMware con i propri partner si propone proprio per aiutare i CIO a colmare questo gap - riassume Bullani -. La consumerizzazione dell'IT sta avvicinando la tecnologia anche a chi non ha competenze specifiche, e quindi agli executive delle aziende, che avranno sempre maggiore voce in capitolo sull'orientamento degli investimenti IT".

"E il CIO diventerá via via una sorta di broker che dovrá interpretare le esigenze dell'azienda e decidere se affrontarle internamente o appoggiandosi a fornitori esterni, i nostri partner, i quali, a loro volta, dovranno cambiare connotazione, andando nell'ottica dei service provider per soddisfare le esigenze dei clienti che necessitano risposte flessibili al dimensionamento delle proprie infrastrutture".

E la strada identificata da VMware per colmare il gap tra le aspettative del business e le risposte dell'IT interna, liberando risorse dall'IT tradizionale per dedicarlo all'innovazione, è il software, nell'ottica di un "mobile-cloud world". "Un terzo dei clienti VMware ha giá raggiunto un equilibrio paritario tra l'IT maintenance e l'innovazione" avvisa il regional manager.

Matteo Uva - channel manager di VMware per l'Italia

Ma l'evoluzione dell'offerta verso una gestione tramite il software richiede, necessariamente, partner più competenti, in grado di dare supporto "con il vantaggio di ricavarci margini maggiori, seguendo la logica che ogni dollaro di VMware venduto si traduce in servizi al cliente e in margini al canale - interviene Matteo Uva, channel manager di VMware per l'Italia -. Molti partner si stanno quindi certificando e specializzando, anche grazie alle nuove opportunitá prospettate dalle nuove soluzioni entrate a portafoglio. Un'offerta che si sta ampliando con le recenti acquisizioni, come AirWatch, e che ci sta facendo ereditare nuovi partner, a vantaggio di una ancor maggiore copertura del mercato". 

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