Intervista a Floyd Norman e Jeff Malmberg (Topolino: la storia di un topo)

Dopo aver visto Topolino: la storia di un topo abbiamo intervistato Jeff Malmberg (il suo regista) e Floyd Norman sul documentario.

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a cura di Nicholas Massa

In questi giorni abbiamo avuto la possibilità di vedere in anteprima il nuovissimo documentario targato Disney Plus Topolino: la storia di un topo, per poi intervistare il suo regista Jeff Malmberg, e Floyd Norman, celebre scrittore nella storia dei Disney Studios. 

Con questo particolare lavoro documentaristico Malmberg sta cercando di raccontare una storia importante sia per gli amanti “del topo”, quindi della Disney stessa, sia per tutti gli appassionati del mondo del cinema e dell’animazione in generale. Topolino: la storia di un topo racconta le origini e il viaggio che Mickey Mouse ha vissuto, nel corso di tutta la sua carriera fino ad oggi, e del gigantesco impatto che ha avuto sul pubblico di tutto il mondo. Una volta messe le cose in chiaro, però, va ben oltre la dimensione animata e culturale di questo personaggio iconico e immortale, cercando di definire in qualche modo anche il suo stesso creatore e autore. 

Così la sua stessa narrazione abbraccia immediatamente due strade distinte e parallele: quella della realtà e quella della fantasia. Da una parte troviamo l’uomo, con tutte le sue imperfezioni del caso, che ha costruito il gigantesco impero che la Disney continua ad essere ancora oggi, dall’altra il personaggio da cui “tutto è cominciato”, come abitualmente sottolineava anche Walt. Il punto è che pur se vicinissimi questi due lati di una stessa medaglia, hanno intrapreso percorsi differenti e profondamente importanti, specialmente se osservati distintamente.

Così abbiamo potuto approfondire alcuni aspetti relativi al grande lavoro dietro a Topolino: la storia di un topo, e alla sua realizzazione direttamente con Floyd (il quale ha partecipato sia al documentario, sia ad alcune delle più celebri opere mai realizzare dalla Walt Disney) che con il suo regista. Le domande fatte loro hanno toccato una manciata di argomenti vari, anche perché lo stesso documentario, coprendo un ampio periodo storico, si presta alle curiosità più svariate in termini di realizzazione, di evoluzione dell’animazione stessa, e di percezione generale di Mickey, nel corollario di opere che ha da sempre alimentato le casse di questa compagnia, plasmando nuove generazioni di volta in volta.

Intervista a Floyd Norman e Jeff Malmberg: “Topolino: la storia di un topo, il tempo, l’evoluzione e il modo in cui tutto si sta ancora trasformando”

Una delle prime domande verso Norman si è subito concentrata nei confronti del presente, parlando nello specifico dell’ampio uso della CGI di oggi e dell’animazione in 3D, per poi chiedere a questo autore il suo pensiero verso un’ipotetico Mickey Mouse totalmente in computer grafica. 

La risposta di Norman si è direttamente collegata a una delle affermazioni presenti in Topolino: la storia di un topo, affermando che Mickey può essere rappresentato soltanto in una maniera, per essere perfettamente se stesso: con carta e matita. Anche se non nega assolutamente la possibilità che possa funzionare anche in CGI. A suo gusto, però, Floyd preferirebbe rappresentarlo sempre nel modo più classico possibile.

Restando sull’argomento ha spiegato che non condanna affatto le moderne tecnologie, specificando, però, che con Mickey Mouse c’è qualcosa di storico e una strana esigenza nel “tornare alle basi” dell’animazione, ispirata dal personaggio stesso: “è nato sulla carta e ci ha vissuto per anni”.

Continuando a parlare di “produzione” intesa nel modo più classico, quindi precedente all’avvento delle moderne tecnologie, non soltanto nell’ambito dell’animazione, Floyd ha specificato che pur essendoci stati innumerevoli passi in avanti, con una tangibile modernizzazione anche in questo ambito, le due dimensioni continuano a lavorare anche insieme (quella della carta e del computer), generando un ibrido che funziona pure oggi: “Non c’è niente di male nell’ibridare le due cose prendendo i punti più forti dell’una e dell’altra”. Ancora una volta il passato non viene cancellato del tutto, dal suo punto di vista, e pur procedendo verso il futuro e le sue nuove possibilità, i risultati precedenti restano impressi nell’innovazione che potrebbe derivarne.

Nel corso di Topolino: la storia di un topo, come anticipato anche sopra, il suo regista si concentra tantissimo sull’impatto culturale che nel corso degli anni Mickey Mouse ha avuto sul pubblico mondiale, rielaborandosi ogni volta, di periodo in periodo e di era in era. Questa particolare longevità non ha toccato soltanto i più particolari settori del marketing, elevando il personaggio a vero e proprio simbolo rielaborato anche fuori dagli studios. Partendo da tutto ciò gli abbiamo chiesto se dal suo punto di vista esistano altri personaggi forti, sotto questo aspetto, allo stesso modo di Topolino, riuscendo ad avere un impatto simile e così duraturo.

“Dal punto di vista della Disney non sono stati così tanti”, ha risposto, cominciando a riflettere sulla domanda. Pensa che Mickey sia eccezionale ed unico. Ha avuto qualche partner nel corso della sua carriera (Pippo e Paperino, ad esempio), ma hanno sortito un impatto differente secondo Floyd. La cosa che distingue Topolino da tutti gli altri personaggi è la sua capacità di reggere le storie da solo, senza il bisogno di nessun altro:

È bello scrivere storie in cui ritrovi Paperino e Pippo al suo fianco, come personaggi di supporto, ma se devo lavorare con un personaggio e basta, Mickey può reggere le storie completamente da solo. Ѐ unico in questo senso, è un personaggio così forte… ripensando a tutti i corti e lavori che ho realizzato negli anni per la Disney, non c’è nessun altro come Mickey Mouse. Il suo impatto resta ineguagliabile, quello che lo rende unico sta nel fatto che Mickey è Walt e Walt è Mickey, penso che sia questo a rendere ‘il topo’ così unico.

In seguito l’intervista si è concentrata sul documentario stesso, partendo da una delle affermazioni presenti in Topolino: la storia di un topo in merito al “peso e all’onore” che gli animatori hanno provato nell’animare un personaggio del genere. Così Floyd ha raccontato delle sue primissime esperienze all’interno dei Disney Studios negli anni ’50, rivelando quanto fosse alto il livello degli animatori dell’epoca in confronto alle sue primissime esperienze sul campo. Dalle sue parole è emersa una delle caratteristiche sottolineate più volte, su Walt Disney, nel corso degli anni: Il suo perfezionismo. Questo perfezionismo, ovviamente, era ancor maggiore quando si trattava di Topolino. Così Floyd, accennando a tutto ciò, ha ricordato della grande cura che Walt stesso, accompagnato dai suoi animatori di punta dell’epoca, inseriva nel caratterizzare il Topolino per il grande pubblico, accentuando ulteriormente questo “alone di leggenda” su Mickey stesso:

la scelta di animare questo personaggio non va presa per niente alla leggera, anche perché stai maneggiando qualcosa che moltissimi professionisti inarrivabili hanno delineato molto prima di te. Diventa quindi sia un onore avere la possibilità di farlo che una sfida nei confronti della storia stessa ora nelle tue mani.

Nel chiedergli della sua esperienza all’interno degli Studios, Floyd ha descritto un ambiente di lavoro pieno di persone estremamente eccellenti nei loro specifici ambiti, evidenziando, però, che lui non ha mai, ufficialmente, guadagnato il titolo di “animatore”, restando quasi sempre strettamente legato alla dimensione della scrittura a cui venne assegnato molti anni fa da Walt Disney stesso. Ebbe la possibilità di diventare altro, senza però mai entrarci del tutto.

Pur avendo animato per la Disney alcune scene da Robin Hood, ad esempio, non ho mai ufficialmente guadagnato il titolo di animatore.

Parlando più nello specifico di Topolino: la storia di un topo ci siamo potuti interfacciare anche con il suo regista Jeff Malmberg, il quale ci ha raccontato alcuni retroscena del documentario, approfondendo la sua esperienza con il progetto.

Nel raccontare la scelta per la particolare sequenza introduttiva al documentario Malmberg ha accennato alla sua visita nel gigantesco archivio della Disney, chiamato scherzosamente “la Fort Knox dell’animazione” in America, rivelando di aver visto la clip utilizzata proprio in quel frangente. Quando gliela mostrarono per la prima volta rimase totalmente abbagliato e sorpreso da quello che avevano realizzato, al punto di sceglierla come introduzione a rappresentare l’attuale impegno, con il digitale, nel cercare di restituire le caratteristiche più classiche che hanno reso lo studio ciò che tutti conosciamo.

Topolino: la storia di un topo racconta qualcosa che risulta immediatamente familiare agli occhi di qualunque spettatore, data l’importanza che Mickey Mouse ha assunto nel tempo e la sua continua presenza nel mondo dell’intrattenimento. Questo stesso legame ritorna anche nella storia del regista, che nell’intervista ha raccontato di come la sua stessa infanzia in California abbia influito sul rapporto con il soggetto della storia.

Nel corso del documentario viene sottolineato a più riprese lo stretto legame fra la figura di Mickey Mouse e quella di Walt Disney stesso, in un unicum strettamente ideologico prima che semplicemente storico. In relazione a questo aspetto del progetto Malmberg ha approfondito quelle che sono state le sue possibilità di “movimento” all’interno dell’ambito trattato, rivelando che l'obbiettivo principale nel realizzare Topolino: la storia di un topo era quello di “raccontare ciò che non era ancora stato raccontato all’interno della stessa Disney, in relazione a Mickey”, provando una sorta di “responsabilità” verso se stesso e gli altri nel tratteggiare questa storia.

Proseguendo lungo una china più introspettiva abbiamo chiesto al regista “cosa avesse imparato su se stesso nel corso della realizzazione di questo progetto”, rispondendo che è stato interessante sia approfondire l’argomento che girare dentro a Disneyland così da osservare Mickey e il contesto attraverso gli occhi di sua figlia:

Mickey è qualcosa di intimo che però tutti condividiamo. Penso che ci sia un grande potere in tutto ciò, un potere che per me si rispecchia in una sorta di ottimismo nel personaggio e in ciò che trasmette.

Ha poi proseguito, spiegando quale aspetto lo ha ispirato nel creare il documentario:

Nel realizzare Topolino: la storia di un topo uno dei miei obiettivi principali era quello di delineare ciò che Mickey rappresenta per tutti noi, innanzitutto. Lui è un simbolo che puoi prendere ed utilizzare in tanti modi diversi perché è così pieno di significati, ed è stato così tanto connesso all’America negli anni. Anche se lo apprezzo molto di più adesso, dato che si è sviluppato, come personaggio, seguendo anche strade del tutto inattese in fase di creazione.

In conclusione è stato chiesto al regista di Topolino: la storia di un topo cosa ha provato nel girare e vedere con i suoi occhi alcuni dei posti più importanti nella storia di Walt Disney stesso, rivelando che è stata un’esperienza sicuramente particolare:

Parlando dell’albero in cui Walt passava le sue giornate da bambino [nei pressi della fattoria dei suoi], devi crederci! Non c’è altro modo per entrare nel mood giusto che un posto del genere potrebbe ispirare. In molti mi definirebbero cinico ma si tratta di una particolare e soggettiva fede verso le informazioni che ci sono state date. Nel trovarmi in quei posti ho provato qualcosa di profondo? Non saprei.

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