Money Shot - La storia di PornHub, recensione: il freddo algoritmo della pornografia

Money Shot - La storia di PornHub, la fredda realtà dietro la pornografia digitale arriva su Netflix, tra algoritmi e battaglie morali

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a cura di Manuel Enrico

Fingete pure di non conoscere il nome PornHub, cancellate con malcelata nonchalance la cronologia ma sappiamo tutti la verità: PornHub è parte integrante della cultura digitale contemporanea. Che sia per colpa della famigerata Rule 43 (‘se una cosa esiste, allora ne esiste anche la versione porno’) o perché citato nelle più disparate discussioni, PornHub è un nome universalmente noto, divenuto il simbolo della pornografia dell’era digitale, una titanica impresa che nasconde, dietro gemiti e situazioni paradossalmente eccitanti, una realtà ben più articolata. Ed è proprio al mondo dietro la telecamera che ha guardato Suzanne Hillinger con il suo Money Shot – La storia di PornHub, reportage disponibile su Netflix in cui si racconta non tanto la storia del sito, quanto il suo impatto sociale.

Parlare di pornografia è sempre divisivo. Che sia un argomento considerato scomodo non è certo un mistero, considerata come la summa di ogni depravazione sessuale sbattuta in prima pagina, ma non si può negare come abbia anche diversi aspetti più intimi e psicologicamente pressanti che sono sin troppo spesso ignorati. Se si accenna al discorso PornHub, questa netta separazione si fa ancora più evidente, soprattutto in tempi recenti, dove il sito porno del momento è stato messo alla berlina per via di un approccio open source che si è rivelato decisamente controproducente. Ad animare la ricerca della Hillinger sono state proprio questi due elementi, intrecciati in modo misurato per dare allo spettatore una visione più razionale di quello che è, a tutti gli effetti, un fenomeno culturale contemporaneo.

Money Shot - La storia di PornHub, la fredda realtà dietro la pornografia digitale

Money Shot – La storia di PornHub si addentra quindi in un complesso mosaico di visioni e di percezioni, co la consapevolezza che non spetta a questo reportage sancire o meno la liceità del porno. Non è scopo della Hillinger farsi portavoce di una campagna moralista o ergersi a paladina della libertà sessuale, l’intento finale di questo documentario di quasi due ore è capire esattamente cosa sia PornHub, cosa di nasconda dietro questo colosso della pornografia. A cominciare da una realtà dimenticata sin troppo spesso, e che già nel titolo viene palesata: alla fine, a telecamere spente e perfomer rivestiti, è tutto un discorso di soldi.

La verità è che il video che vediamo scorrere sui nostri monitor è il culmine di un’attività fatta di algoritmi e piazzamenti pubblicitari, di ricerche finalizzate a cogliere le pulsioni in trend del momento e di autori che, per quanto si ironizzi, devono realizzare trame per dare una cornice a questi sprazzi di sessualità. La Hillinger non si limita dunque alla facciata ormonale di PornHub, ma la sfonda, ne assimila i dettagli più materiali tralasciando quelli carnali, punta al cuore della storia. L’aspetto pratico di PornHub è dominio pubblico, non fa notizia e non interessa, l’aspetto interessante è il meccanismo che tiene in piedi questo impero economico, capace di passare da un sito di condivisione di pornografia a casa di produzione di contenuti e imponendosi come il punto di riferimento della pornografia digitale, scalzando anche nell’immaginario collettivo precedenti miti come YouPorn.

L’indagine attuata da Money Shot – La storia di PornHub si muove su due piani, dividendo questo docufilm in due parti nette. In primis, tramite la presenza di performer note del settore e di ex-dipendenti di MindGeek, la società proprietaria di PornHub, si ricostruisce il percepito sociale del sito, soprattutto da parte di chi ne ha fatto il successo. Attrici che rivelano come siano passate dalla diffidenza allo schieramento dogmatico a favore di PornHub, dipendenti che svelano i retroscena più disparati e riferimenti a momenti che hanno sancito la consacrazione del portale a icona pop sono i punti fermi utilizzati per spingere l’occhio dello spettatore oltre la tempesta ormonale e vedere il freddo calcolo che anima questo impero. A onore del vero, questo primo segmento del documentario sembra voler spegnere qualsiasi libido, riuscendo a ricondurre quel senso di proibito e di umorale trasporto sessuale al mero calcolo economico che conduce alla realizzazione di un video porno che non è spontaneo, ma frutto di un attento studio delle preferenze degli spettatori e quindi risultato di una banale ricerca di mercato. E le tanto osannate categorie, capaci di imporre anche nello slang quotidiano una sorta di affermazione, non sono anche altro che pilotate scelte per rendere ancora più profilabili i click.

Come funziona il mondo del porno

Non dimentichiamo come PornHub negli ultimi anni sia divenuto uno specchio della società anche in termini di profilazione, grazie alla sua oramai tradizionale condivisione delle ricerche degli utenti, una delle opere di profiling digitale meglio pianificate attualmente disponibili. La Hillinger abilmente imbastisce un racconto dai tratti ironici, in cui la pornografia perde ogni fascinazione viscerale, demolita dalle stesse attrici intervistate, che lontano da situazioni artificiosamente pruriginose e invidiate acrobazie diventano delle donne che vedono, nelle propria professione, diverse espressioni della propria personalità, dalla libertà alla rivalsa personale sino all’affermazione di una carriera. Questo primo passaggio di demolizione del mito, è il necessario passo per predisporre lo spettatore alla brutale verità dietro PornHub: il sistema non funziona.

L’idea di una pornografia open source è un fallimento sul piano non solamente etico ma soprattutto legale. Quello che per MindGeek è divenuto uno strumento di creazione di contenuti a costo zero, si è rivelato rapidamente un caso di fallimento etico e, soprattutto, legale. Nell’era del revenge porn, dei filmati rubati e lanciati in rete senza remore, l’approccio di PornHub ha reso possibile pedopornografia, condivisione di materiale non consensuale e altri reati che sono divenuti fonte di imbarazzo per MindGeek, che chiamata a rispondere penalmente delle proprie mancanze, ha scoperto che il proprio sistema di controlli e verifiche, banalmente, non funziona. E la Hillinger punta proprio a queste falle, ricostruisce il percorso di un video che viene postato e la sua diffusione, ne segue la vita e le criticità, arrivando a mostrare una natura insospettabile di PornHub che nessun fruitore potrebbe immaginare.

La vera natura di Money Shot – La storia di PornHub non è di dare una risposta all’eterna discussione sulla validità o meno del porno, ma mostrare al contrario come l’industry di MILF, professoresse lascive e casalinghe intraprendenti sia in realtà un freddo calcolo matematico, scava tra le polemiche e le manifestazioni di aperta ostilità per sviscerare il meccanismo dietro questo impero economico, disinteressandosi dell’impatto cultura del porno come categoria, ma focalizzandosi sul microcosmo di PornHub. Money Shot – La storia di PornHub disinnesca la fascinazione ormonale del famigerato sito per far emergere una curiosità più tecnica e pratica, leva il trucco a base di algoritmi e sessualità artificiosa per svelare al triste e fredda verità dietro un’impresa economica miliardaria.