So Cosa Hai Fatto, recensione della prima stagione: una pallida reinterpretazione

Eccovi le nostre impressioni sulla prima stagione di So cosa hai fatto, remake dell'omonimo prodotto cinematografico del '97.

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a cura di Valentina Valzania

All'inizio di ottobre vi avevamo dato le nostre prime impressioni sulla serie tv So Cosa Hai fatto, remake dell'iconico film del 1997 con protagonisti Jennifer Love Hewitt, Sarah Michell Gellar, Ryan Philippe, Freddie Prince Jr. e altri volti noti. Nel corso della nostra recensione dedicata ai primi quattro capitoli - rispetto agli otto totali - ci eravamo sbilanciati in maniera sufficientemente positiva: senza elogiarlo a grande capolavoro, dato che non è nemmeno lontanamente paragonabile all'originale, ma valutandolo come un prodotto che si sforzava di dire qualcosa pur essendo fortemente legato al target teen per cui è pensato. Purtroppo le nostre considerazioni finali non sono altrettanto clementi.

Passo passo, tenendo anche presente ciò che era stato scritto per l'anteprima, analizzeremo la reintepretazione di So Cosa Hai Fatto, notando dove sarebbe potuto andare meglio e dove è stato un totale fallimento. Purtroppo di restyling cinematografici e televisivi vani ce ne sono moltissimi e So Cosa Hai fatto è tristemente ricaduto in questa categoria, ma parliamo nel dettaglio della serie tv con i giovanissimi Madison Iseman, Brianne Tju, Ezekiel Goodman, Ashley Moore e Sebastian Amoruso.

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Tanto fumo e niente arrosto: So Cosa Hai fatto, ma non è interessante

Il gioco di parole che introduce questa sezione dell'articolo incarna perfettamente la delusione causata dal prodotto in generale, ma andiamo per gradi: facciamo un rapido recap della trama principale prima di demolire la narrazione e quella finta intenzione di dare un'effettiva identità significativa alla serie. La storia di base è semplice e, chiaramente, legata al titolo del '97; sei ragazzi festeggiano la sera del loro diploma con un party sregolato che si tramuta in un mare di rancore tra adolescenti e una discussione burrascosa tra le gemelle Alison e Lennon. Di sereno e spensierato c’è molto poco poiché, come sempre negli horror, tutti sembrano innocenti ma ognuno ha i propri segreti, i propri scheletri nell'armadio.

Alla fine della prima puntata un evento scatena il vero inizio della storia, all'insegna di bugie su bugie perpetrate da tutti i presenti di quella terribile notte. Subito dopo si passerà all'anno successivo: il trauma non è passato e, anche ciò che poteva sembrare finito, è pronto a perseguitare i giovani protagonisti; qualcuno conosce il loro peggiore segreto e non è pronto a dimenticarlo tanto facilmente. Un inizio indubbiamente intrigante ma valido solo se si è in grado di dare la giusta verve al prodotto, evitando inutili stereotipi e dialoghi stantii che potrebbero affossare gli episodi. Purtroppo, da come avrete capito, So Cosa Hai fatto segue esattamente questa spiacevole via, ma non lo fa in maniera chiara fin dall'inizio.

Con costumi e makeup più simile a un prodotto come Euphoria più che a un progetto horror, i primi 3-4 episodi mantenevano una propria effettiva identità: nulla di eccezionale ma comunque un tentativo valido per un progetto dedicato al pubblico teen. L'amaro nasce, e cresce, come un fungo velenoso a partire dalla metà della stagione, la piega teen diventa insopportabile e ogni conversazione o azione dei ragazzi si tramuta in qualcosa di detestabile o profondamente tedioso.

La piccola scintilla di identità che si poteva avvertire inizialmente, l'intenzione di pensare una serie effettivamente valida, sparisce completamente, in tutto e per tutto. Una volta superato l'evento funesto e i primi mesi del periodo dopo l'estate, tutti i protagonisti si tramutano in una versione stereotipata di loro stessi: invece di sviluppare un carattere effettivo, si tramutano in figure che abbiamo già visto ripetute migliaia di volte, sul piccolo e sul grande schermo; la snob ricca che parla solo di trucchi e vestiti sempre con il cane al seguito, il tipo sfigato ed emarginato del gruppo, la "bulletta" indipendente, il ragazzo dolce e belloccio che piace a tutte, una protagonista che porta sulle sue spalle una narrazione intera solo perché è lì, e respira.

Ogni discorso diventa noioso, ripetitivo e tutti i personaggi ripetono battute sentite centinaia di altre volte: si trasformano nella parodia di ogni film adolescenziale nell'arco di tre ore e l'interesse del pubblico adulto termina lì, dopo la seconda battuta sui vestiti da "sfigata" dell'ipotetica serial killer, ma non è finita qui; la storia prosegue in maniera lenta, dopo i primi quattro episodi ci sono continui drammi adolescenziali e ipotesi sull'omicida che si susseguono senza suscitare il minimo terrore da parte nostra. L'impegno che si era notato inizialmente nel cercare di farci entrare nella mente dei personaggi svanisce: diventa tutto un drama caotico e confusionario, pieno di informazioni che nell'insieme non funzionano minimante e causano solo indifferenza. Per non parlare del finale che, veramente, abbiamo trovato orribile in tutto e per tutto.  Insomma, un grande colpo basso al titolo originale; peccato perché la base e il budget potevamo esserci ma sono stai sfruttati molto, ma molto male.

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Il cast che non brilla, mai

Nell'anteprima non ci eravamo espressi molto sugli attori ma in questa recensione complessiva è necessario farlo: se prima cercavamo di rimanere indifferenti, alla fine della stagione è diventato evidente che un ulteriore elemento negativo si trova proprio nel cast. L'immaturità recitativa dei protagonisti si avverte e, nelle fasi chiave, le più concitate, si mostra pienamente; i momenti più caotici, quelli pieni di dramma non sono minimamente supportati da attori in grado di farci spaventare realmente.

Anche in questo caso, la seconda metà degli episodi è rivelatrice: i nodi narrativi (pochi e poco convincenti) vengono al pettine proprio dal quarto fino all'ottavo episodio e l'espressività dell'intero cast è esasperante. Se i ragazzi non trasmettono granché - ma si nota il loro enorme tentativo di mettere se stessi nella serie - gli adulti sono anche peggio, vuoti in tutto e per tutto. La protagonista in primis, forse per come è scritta o forse no, rimane veramente insignificante, non si crea mai empatia con le sue scelte: un vero e proprio paradosso.

In conclusione

Peccato per questo tentativo andato a vuoto, che aveva mosso i primi instabili passi quasi con convinzione proseguendo poi in maniera sempre meno incisiva. Episodio dopo episodio si perde la speranza di andare incontro a una narrazione valida e tra personaggi stereotipati, narrazione poco originale e indubbiamente un insieme di attori adatti a un teen drama e non a una serie horror espressiva. Un remake effettivamente debole sotto ogni aspetto, una pallida reinterpretazione (nemmeno imitazione) dell'originale So Cosa Hai fatto.