Fra Messico e spaghetti western: Tex Willer - I Due Disertori, recensione

Nuova edizione per Tex Willer - I Due Disertori: il secondo volume cartonato a calori che raccoglie gli albi 5-9 della serie Tex Willer.

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a cura di Domenico Bottalico

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Anche per Tex Willer - I Due Disertori, secondo corposo volume cartonato che ripropone a colori gli albi 5-9 della serie Tex Willer, la serie che propone mensilmente le avventure del giovane Tex, arriva il momento della meritata ristampa che testimonia, qualora ce ne fosse bisogno, la bontà dell'operazione stessa e la qualità della serie che ha, evidentemente, attratto anche un pubblico diverso da quello del Tex classico e cioè più votato all'acquisto in libreria e fumetteria. Il volume porta la firma di Mauro Boselli ai testi, Bruno Brindisi alle matite ed è corredato dall'evocativa copertina di Massimo Carnevale.

Tex Willer - I Due Disertori: in cerca di Tesah

Come sempre è d'uopo ricordare la premessa da cui parte la serie Tex Willer. Il giovane Tex non è ancora un ranger bensì un fuorilegge. Per vendicare l'omicidio del fratello Sam, Tex aveva rintracciato i componenti della banda capeggiata da un certo Tom Rebo riuscendo a vendicare la morte del fratello. Tuttavia il corrotto sceriffo Mallory, complice di Rebo, aveva escogitato un piano per togliersi il fastidio cowboy di torno: spiccare un mandato di cattura sulla testa di Tex, con tanto di taglia, per l'omicidio proprio di Rebo. Nel primo volume - intitolato Vivo o Morto! di cui potete recuperare la nostra recensione - Tex era stato braccato da John Coffin, l'ultimo superstite della banda di Rebo, intento anche a recuperare un misterioso tesoro indiano il che ci aveva permesso di fare la conoscenza di Tesah, la giovane principessa indiana custode di un medaglione con le indicazioni per il nascondiglio del suddetto tesoro indiano. Il volume si era poco concluso con Tex che aveva salvato il tesoro e Tesah, lasciata alle cure e alla sicurezza del ranch di Saint Thomas.

È proprio verso questo ranch che Tex si sta dirigendo all'inizio di Tex Willer - I Due Disertori. Come sempre però i pellegrinaggi al confine fra Stati Uniti e Messico non sono mai troppo tranquilli e il giovane cowboy è costretto a intervenire presso la missione di San Esteban dove un gruppo di militari messicani, che hanno evidentemente disertato i campi di battaglia della sanguinosa guerra civile che si sta combattendo nel loro paese, ha deciso di fare razzia. Tex interviene scongiurando il peggio e, dopo aver fatto due prigionieri ovvero Miguel e Pablo, si dirige verso Saint Thomas scoprendo che è stato attaccato da un gruppo di Apache Coyoteros e che Tesah è stata rapita insieme ad altre ragazze del ranch.

Tex e i suoi due nuovi improbabili compagni inizia una lunga sgroppata negli sterminati territori del sudovest per rintracciare l'accampamento dei Coyoters e trarre in salvo le ragazze. Gli sforzi però sembrano vani quando fra le prigioniere manca proprio Tesah. Tex è quindi costretto a rimettersi in sella verso Rancho Sangriento, ovvero la base del gruppo di comancheros che aveva rapito la principessa. Pur di salvare la ragazza, Tex e i suoi si troveranno costretti a dirigersi in Messico, verso Nuova Asunciòn. Il piano dei comancheros è infatti chiaro: vendere Tesah all’Armada del Norte e farle rivelare dove si nasconde il tesoro dei Pawnee.

Tex sarà costretto a giocarsi il tutto per tutto facendo leva sull'avidità dei comancheros e dei loro alleati messicani convincendoli a seguirlo fino al nascondiglio dell'oro dove il provvidenziale intervento di un vecchio amico del giovane cowboy ribalterà la situazione grazie anche a un pizzico di fortuna.

Fra Messico e spaghetti western: Tex Willer - I Due Disertori

Una prima analisi superficiale Tex Willer - I Due Disertori ci consegna una storia che, grazie all'abilità dello sceneggiatore Mauro Boselli, da un lato si appoggia alle trame aperte nel primo volume (e che troverà conclusione poi nel quarto volume intitolato La Banda di John Coffin) pur mantenendo una certa fruibilità di fondo sia per temi che per struttura senza rinunciare ad una apertura verso storie più "autonome" rispetto alla tradizione texiana.

Quello che però colpisce davvero di Tex Willer - I Due Disertori è proprio la sua struttura narrativa capace di sintetizzare tutte o quasi le declinazioni del genere western. Nel corso della lettura è infatti facile rintracciare distintamente i tre atti in cui è divisa la narrazione ai quali a loro volta corrispondono tre "western diversi": nel primo atto è più evidente l'influenza dello spaghetti western. L'azione infatti è sì sostenuta ma stemperata da una certa vena ironica in cui Tex è più guascone mostrando tutta la spavalderia della gioventù senza sottrarsi a salvare una missione sotto assedio.

Il secondo atto risulta più teso. I richiami al western classico e alla narrazione di frontiera sono più evidenti. Qui Tex è meno spavaldo, più circospetto: la tensione è palpabile e la posta in gioco è più alta inoltre la dicotomia fra buoni e cattivi, al netto di qualche passaggio di sceneggiatura intertestuale necessario, è più marcata ed è il vero motore della narrazione. Il terzo atto è quello in cui gli spunti dei primi due, per certi versi diametralmente opposti, vengono riassorbiti nella sopracitata tradizione texiana. Sono evidenti gli influssi di G.L. Bonelli con alcuni stilemi classici risalenti alle prime avventure di Tex che vengono rimaneggiati. Per esempio il giovane cowboy si trova ad improvvisare, non sempre ottenendo i risultati sperati, aguzzando l'ingegno più che mostrando la sua bravura con i pugni o con le colt.

È lapalissiano come con i primi due archi narrativi, Mauro Boselli non possa discostarsi troppo dall'approccio classico delle storie texiane (se non altro per non alienare lo zoccolo duro di lettori) seppur sono apprezzabili i passaggi più ruvidi, meno "ragionati" e dediti all'azione, oltre che una forma inedita del racconto rapida e scattante in cui una sintesi del genere (che ci si aspetta da un giovane Tex) e stilemi più tradizionali sgomitano ancora per trovare un giusto equilibrio. Tuttavia potrebbe essere proprio questa una delle caratteristiche che ha sancito il successo di Tex Willer.

Non è un caso che questa spinta fra tradizione e sintesi trovi nelle matite di Bruno Brindisi una valvola di sfogo. Il veterano disegnatore non manca certo di omaggiare il grande Galep sia con una linea spigolosa e sottile che si traduce in anatomie muscolose e sempre scattanti ma anche con una ripartizione degli spazi ordinatissima e debitrice della gabbia bonelliana qui usata in maniera magistrale. È proprio però quando Brindisi si distacca dalla canone galeppiano pure che, graficamente, il volume si fa più interessante.

Proprio le anatomie affusolate permettono giochi di cinesica più elaborati al netto di un uso del piano americano estremamente puntuale e dinamico. Interessante, dal punto di vista delle inquadrature, è anche notare qualche piano ravvicinato che indugia sull'espressione del personaggio stilema tipico di grandi interpreti del western nostrano come Sergio Leone e Sergio Corbucci. Altra nota è legata ai neri e alle chine. Brindisi gioca con un tratteggio minimo e grosse porzioni di nero che tende a sfumare e sporcare un lavoro che conferisce personalità alle tavole e che GFB Comics, al momento di ricolorare le tavole, ha dovuto tenere in forte considerazione prediligendo quindi campiture piatte ed essenziali e un gioco di luci mai troppo spinto. Menzione anche per l'evocativa copertina di Massimo Carnevale che stuzzica il lettore quanto basta con il suo stile a metà fra il pittorico e l'illustrativo dal retrogusto molto cinematografico.

Il volume

Sergio Bonelli Editore ripropone Tex Willer - I Due Disertori in un volume cartonato di grande formato (19.5×26 cm.) a colori. La generosa foliazione del volume, 320 pagine, è accompagnata dall'ottima cura carto-tecnica e dalla puntuale introduzione firmata da Mauro Boselli. Il volume non presenta però extra di altro tipo. Per quanto riguarda i colori la resa è molto buona ma bisogna segnalare una piccola particolarità riguardante la carta usata. Si tratta di un tipo di carta patinata ruvida, dalla caratteristica tonalità paglierina che dona un tocco vintage alla lettura, volendo riprendere, idealmente, la vecchia carta dei manifesti delle taglie del vecchio west.