The Boys: Diabolical, recensione: il mondo di Butcher in versione animata

Su Prime Video arriva la miniserie animata The Boys: Diabolical, ambientata nel violento mondo supereroico di The Boys

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a cura di Manuel Enrico

Non poteva esserci modo migliore per ingannare l’attesa per la terza stagione di The Boys che offrire agli appassionati un divertissement versione animata. Come molte altre produzioni del mondo dell’entertainment, anche la serie di Prime Video ha dovuto chinare il capo davanti alle ristrettezze imposte dalla pandemia, che si sono tradotte in dilatazione dei tempi di lavorazione, con buona pace dei fan delle avventure di Butcher e dei suoi squinternati compagni di avventura. A lenire in parte questa lunga latitanza dal servizio streaming Amazon Prime Video corre in soccorso l’animazione, risorsa che ultimamente mostra sempre più la sua natura poliedrica, sotto forma di una contenuta ma esilarante antologia, The Boys: Diabolical.

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Non è la prima volta che, negli ultimi tempi, ci ritroviamo ad apprezzare l’utilizzo dell’animazione come supporto allo sviluppo di universi narrativi. Sarebbe facile ricordare ora Marvel What if…?, serie antologica del Marvel Cinematic Universe utilizzata sagacemente per concretizzare il tanto atteso multiverso, o plaudere ancora Star Wars: Visions, esperimento dal sapore orientale dei casa Disney che ci ha presentato una differente declinazione della galassia lontana, lontana. Molto più in focus, in questo caso, ricordare Animatrix, antologia di arricchimento del complesso affresco di Matrix uscita nel 2003, che con la sua visionarietà ha aperto la strada a produzioni successive, come Love Death & Robots.

The Boys: Diabolico ha un’affinità concettuale proprio con Animatrix, il suo essere parte di un universo con proprie regole e punti fermi, ma al contempo mostrare aspetti che non sono stati affrontati nel corpus narrativo principale. E, nel caso di The Boys, divenire un piccolo assaggio di cosa attendersi per il futuro della serie originaria.

The Boys: Diabolical, il mondo di Butcher in versione animata

A sostenere The Boys: Diabolico è anche il linguaggio moderno dell’animazione, che ha consentito di avviare una florida produzione rivolta a un pubblico adulto, in cui tematiche complesse e un vernacoliere più grintoso hanno mostrato la propria presenza in modo evidente. Se l’animazione orientale ha sempre caldeggiato un’identità più varia nei target di riferimento per l’animazione, il mondo occidentale ha raccolto questo esempio in tempi relativamente recenti, che si tratti di serie dallo spirito caustico come Archer, Final Space o Rick & Morty, sino a film più strutturati come il disneyano Soul. Questa percezione consente quindi a un prodotto come The Boys: Diabolico di potersi concedere una grammatica narrativa dissacrante, capace di prendere stilemi dell’animazione classica e mutuarli all’interno dell’affresco anti-eroico tipico della serie, che eredita la verve dissacrante del comics ideato da Garth Ennis (un nome, una garanzia).

Linea guida di The Boys: Diabolical è mantenere inalterate le regole essenziali della serie, ossia che i poteri dei personaggi sono dovuti al Composto V, la sostanza mutagena creata dalla Vought e iniettata ai bambini affinchè sviluppassero poteri da potere utilizzare, come un qualsiasi brevetto industriale. Quindi, niente alieni, niente mostri da un altro universo, la violenza e la corruzione dell’animo è tutta cento per cento pura umanità, regola aurea che ritroviamo nell’antologia animata, radicata nella continuity della serie. Con una sola eccezione, il terzo episodio, Io sono il tuo pusher, che ci riporta nelle atmosfere del fumetto di Ennis.

L’elemento focale di The Boys: Diabolico è ancora una volta mostrare le conseguenze della politica della Vought, partendo dalla rivelazione shock avvenuta nella seconda stagione della serie, ossia l’esistenza del Composto V e del suo sfruttamento. I diversi episodi di questa antologia animata mirano ad approfondire questo turning point, lasciando in secondo piano i grandi attori di questo dramma e consentendo allo spettatore di vedere il tutto da una prospettiva differente, ancora più umana. E l’utilizzo di uno strumento narrativo come l’animazione si rivela la chiave vincente per trasmettere questa emotività paradossale ma palpabile, concreta.

Diversi autori si sono cimentati con The Boys: Diabolical, ognuno portatore di un proprio stile e di un approccio personale, ma in ognuno di questi piccoli corti di circa dodici minuti ritroviamo gli elementi tipici della serie. Merito di una totale libertà autoriale con cui The Boys è stato affidato a un cast artistico variegato, capace di passare dagli stilemi tradizionali dell’animazione stile Looney Toones (firmata dal duo Seth Rogen  e Evan Goldberg), in cui l’esagerazione comica si intreccia a una violenza di inaudita comicità, sino a un racconto più struggente e di cupa angoscia come Un corto di animazione dove piccoli scazzati fanno fuori i genitori, sino a John e Sun-Hee (Andy Samberg e Steven In Chang Ahn), un toccante racconto sull’accettazione del lutto che colpisce al cuore con una spietata, straziante umanità.

Esagerata, violenta ma con un tocco umano impeccabile

La peculiarità di The Boys: Diabolical èil non avere un’anima univoca, ma appoggiandosi ai tratti essenziali della serie sceglie di mostrare altri lati di questo mondo violento e ingiusto, non limitandosi a reiterare i tratti più estremi tipici di The Boys, ma offrendo momenti di rara poesia per poi sfidarci a sondare l’animo di uno dei personaggi più odiosi rivelando le sue origini (Uno più uno, uguale due).

The Boys: Diabolical sul piano narrativo è solido, consente di apprezzare al meglio la sua aderenza alla continuity della serie, ma come spesso accade in queste operazioni antologiche è la realizzazione che mostra le pecche principali. Affidandosi a diversi stili di animazione, gli episodi di The Boys: Diabolical passano dal divertente omaggio alla classica animazione stile Looney Toones di Laser Baby va in città alla struggente visionarietà di John e Sun-Hee, ma sono anche traditi dalle meno coinvolgenti visioni di Unuo più uno uguale due o Nubian contro Nubian, che mostrano alcuni cali di qualità. Al netto di queste considerazioni stilistiche, The Boy: Diabolical è una divertente variazione sul tema del supereroe, godibilissimo sia come parte della serie di Amazon Prime Video che come prodotto autonomo.