The Princess, recensione: tanta azione tutta al femminile

La promettente Joey King arriva su Disney Plus con The Princess, film di Le-Van Kiet ricco d'azione e combattimenti, forse fin troppi.

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a cura di Livia Soreca

Da soli pochi giorni è stata ufficializzata la data di uscita di The Princess, film di 20th Century Studios diretto Le-Van Kiet (Furie), che dal 1 luglio 2022 è disponibile in streaming su Disney Plus. La candidata agli Emmy Award Joe King (The Act) è la protagonista - nonché produttrice esecutiva - di una nuova avventura tutta al femminile, targata Hulu Original.

La particolare narrazione di The Princess

Ecco ciò che si evince dal trailer ufficiale. Una Principessa, dopo aver rifiutato il matrimonio con il crudele aristocratico Julius (Dominic Cooper), è rapita e rinchiusa in un'altissima torre, mentre egli cerca di usurpare il trono del padre di lei. Ciò che le guardie del castello non sanno, però, è che la giovane prigioniera ha trascorso l'intera vita ad allenarsi segretamente per combattere, grazie agli insegnamenti della sua istruttrice e amica Linh (Veronica Ngo). Sconfiggere i nemici, annientare Julius e salvare il regno: tutto è nelle mani della Principessa.

Della protagonista non si sa tutto subito, nemmeno il nome. Il racconto comincia con la giovane donna che si risveglia nella stanza più alta della torre, circondata da soldati che le fanno la guardia. Gli autori Ben Lustig e Jake Thornton non si perdono in chiacchiere e catapultano lo spettatore nella pura azione: tra movenze spettacolari e dal forte impatto visivo, cominciano subito i primi violenti scontri corpo a corpo, in cui la protagonista mostra già di avere non solo potenti abilità e una gran resistenza fisica, ma anche uno spiccato ingegno nel nascondersi e nel difendersi.

The Princess è un turbolento vortice d'azione che punta quasi tutto sulla spettacolarità, tant'è che i dialoghi sono fin troppo radi. Una prima lotta, poi un'altra, poi un'altra ancora... Per almeno 45 minuti. Il personaggio di Joey King, nella lunga fuga dalla torre, rinuncia quasi totalmente alla parola. Non che ci sia la necessità di dirsi qualcosa durante un combattimento all'ultimo sangue, ma la recitazione dell'attrice emerge così a metà, quasi unicamente attraverso il corpo. Se da un lato questo estremo silenzio può non convincere, dall'altro si può dire che la cinematografia classica, in cui i personaggi raccontano se stessi persino nei momenti meno indicati, è in parte sradicata, donando un pizzico di credibilità in più.

Gli unici momenti in cui la parola è sovrana sono i numerosi flashback, fondamentali per dare vita ad un background più preciso che, altrimenti, non verrebbe mai alla luce. È qui che il pubblico impara a conoscere gli altri personaggi, in particolare la famiglia reale, Linh e l'antagonista Julius. Quando il film di Le-Van Kiet giunge alla sua conclusione, ci si rende conto della sua divisione in due grandi segmenti frammentati. Le sequenze, di cui essi si compongono, si alternano per dare un certo equilibrio ad una narrazione che, diversamente, tenderebbe troppo verso la mera azione fine a se stessa. Quest'ultima, infatti, è proprio la prima impressione che si ottiene: un film apparentemente senza sostanza, con una trama poco originale. Bisogna attendere una prima visione complessiva per poter ricredersi.

La creazione di un "Fairy Tale World"

Questi lunghi e frequenti momenti d'azione sembrerebbero quasi frutto di un sapiente artificio e di talentuose controfigure se King, Ngo e Kiet non avessero raccontato la propria esperienza sul set di The Princess durante la Global Conference avvenuta lo scorso 15 giugno. Le talentuose attrici hanno narrato i duri periodi di allenamento per poter girare tutte le scene di lotta, con annessi piccoli incidenti di percorso. Un'esperienza che ha affascinando la giovane King, la quale ha dato prova delle sue capacità in un film che, per lei, è una fedele rappresentazione del "Fairy Tale World" dei suoi sogni.

In effetti il dipartimento creativo si è davvero sbizzarrito: l'ambientazione medievale è impreziosita da un accurato VFX design, di cui Marr Johnson (Il ritorno di Mary Poppins) è il supervisore. Gli oggetti di scena e soprattutto i costumi - creati appositamente per permettere al cast di muoversi liberamente -  immergono lo spettatore in questa atmosfera fiabesca che la King ama tanto, in maniera piuttosto convincente. Se non solo non fosse per quel taglio di capelli di Julius che grida "siamo nel 2022"...

Le riprese di The Princess

Le-Van Kiet gira il proprio film in Bulgaria lo scorso autunno, di cui rispetta le ambientazioni solo in parte. The Princess, infatti, si rifà molto anche alla Gran Bretagna, all'architettura russa e al Rinascimento italiano, così come il regista dichiara nelle note di produzione. Durante la Global Conference è emerso che la sequenza più impegnativa, nonché fulcro della stessa narrazione, sia stata quella in cui la Principessa sconfigge i suoi nemici percorrendo l'interminabile rampa di scale dell'alta torre. Del resto, è proprio qui che si evidenziano maggiormente le scelte stilistiche di ripresa del film. Per scene e sequenze così dinamiche è adoperata una camera a mano, che asseconda dunque i movimenti dei personaggi, in particolare della Principessa. Faticoso, in effetti, guardare il lungometraggio senza farsi venire il mal di mare. D'altro canto questa precisa scelta, per nulla casuale, permette a chi guarda di non staccarsi mai dall'azione, divenendone quasi un diretto partecipe, pur mantenendo lo sguardo in terza persona.

Un racconto di Women Empowerment

Si è detto che il racconto di Ben Lustig e Jake Thornton non sembra, a prima vista, una grande novità del suo genere. Il concept della principessa rinchiusa in una torre non è nuovo, così come quello di un crudele aristocratico intento ad usurpare il trono. Eppure The Princess prende una direzione ben precisa nel tentativo di allontanarsi dalla fiaba tradizionale. L'intero staff, dai creatori al cast, assume una determinata posizione verso il ruolo che la protagonista deve avere all'interno della storia: la Principessa può salvarsi da sola.

Questo non è certo un topic inedito; basti pensare a molti capolavori della Disney come Mulan o Ribelle - The Brave, o verrebbe da pensare alla combattiva principessa Fiona in Shrek. Ma qui c'è una visione ancor più accentuata e centralizzata. Il personaggio della King è forte, indipendente e determinato, e guida l'intera narrazione attraverso la potenza fisica e l'intelletto. Da sempre desiderosa di combattere e difendersi da sola, segue le orme del suo mentore Linh, un altro personaggio simbolo dell'evidente Women Empawerment che The Princess vuole portare sullo schermo e comunicare al pubblico.

È proprio Joey King a parlarne durate la Global Conference, ma questa riflessione si evince anche dalla stessa narrazione. Il suo personaggio, pur sapendo di conoscere l'arte del combattimento, non è sicuro di riuscire davvero ad affrontare tutto questo. La Principessa è stanca dei suoi doveri, delle pressioni che il suo ruolo comporta. È sola, lontana dalla sua famiglia, rapita e trattenuta con la forza in una stanza quasi inaccessibile. È costretta a sottostare alla volontà di uomo, Julius, che sicuramente sottovaluta la potenza di una giovane donna, accecato dalla sua arroganza e dalla sua sete di potere su di lei. La voglia di riscatto, più che di vendetta, è così tanta da spingerla a lottare con tutte le sue forze, dimostrando di riuscire a cavarsela da sola, a sconfiggere tutti gli uomini che ostacolano il suo cammino. Per usare le parole di Kiet, "Se hai fiducia in te stessa, se scommetti su te stessa, andrà tutto bene alla fine".

In conclusione

The Princess è un film ingannevole, che non riesce ad attirare a sé pareri del tutto positivi. Rischiando di sembrare di scarsa sostanza, l'opera attende che la visione sia quasi al termine per giocare le sue carte migliori e per restituire al racconto un certo equilibrio tra parola e azione, tra vera narrazione e puro intrattenimento. Le testimonianze del cast possono essere davvero utili a guardare questo prodotto sotto una luce diversa e apprezzarne il potenziale, senza cadere nell'errore di considerarlo scontato o privo di un messaggio importante.

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