Willow: quando Lucas provò a riscrivere il fantasy

Piccoli maghi, infanti in pericoli e incantesimi straordinario: Willow, quando Luca decise di riscrivere il fantasy.

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a cura di Manuel Enrico

Probabilmente, agli spettatori che il 20 maggio 1988 conobbero il mago Willow Ufgood non sembrò possibile che dietro questa avventura fantasy ci fosse la stessa mente che pochi anni prima aveva sconvolto il cinema di fantascienza con Star Wars. Eppure, fu proprio George Lucas a concepire la storia di Willow, film fantastico che andò ad affiancarsi ad altri film che in quegli anni stavano offrendo agli spettatori una nuova idea di fantasy. Riguardando alle grandi produzioni del periodo, infatti, non sfugge come gli anni ’80 non furono solamente il decennio della consacrazione degli action heroes, ma consentì di dare al pubblico una nuova chiave di lettura del fantastico.

Per gran parte degli spettatori, il fantastico, o meglio il fantasy, era ancora una tematica legata al nome di Tolkien e al suo Il Signore degli Anelli. L’idea di un’ambientazione fantasy era quasi dogmatica, considerata quasi un assioma che difficilmente poteva trovare spazio sul grande schermo. Non mancarono esperimenti che si rifacevano a una concezione del fantastico più vicina all’epica, come Excalibur (1982), ma al contempo cominciarono a fare la loro apparizione delle produzioni che, rivolgendosi a un’anagrafica adolescenziale, tendevano a mostrare nuovi mondi fantastici, rivolgendosi sempre più spesso alla letteratura di genere. Da questo slancio presero vita titoli divenuti cult come La Storia Infinita (1984, dal romanzo omonimo di Michael Ende), La Storia Fantastica (1987, tratto da La Principessa Sposa di William Goldman), o esperimenti visivamente più onirici come I Banditi del Tempo (1981),  Labyrinth – Dove tutto è possibile (1986) e Le Avventure del Barone di Munchausen (1988). Il fil rouge di queste pellicole era la volontà di creare un nuovo immaginario, capace di sfruttare le nuove potenzialità della nascente tecnologia digitale per realizzare mondi fantastici che fossero teatri di grande avventura, di una nuova epica. E oper un sognatore come George Luca, questo era un richiamo troppo allettante per tirarsi indietro.

Dai Munchinks a Willow

Come accaduto per Star Wars, anche con Willow Lucas è passato attraverso diverse idee. Agli inizi degli anni ’70, la sua prima intuizione era Munchkins, un film basato sulle figure del folklore rese celebri da Baum con il suo Il Mago di Oz. Lucas era intenzionato però a creare un mondo in cui si potessero vivere avventure dal sapore epico che fossero facilmente esperibili da un pubblico giovane, motivo per cui si affidò alla tradizione del viaggio dell’eroe, concept narrativo che era alla base del suo Star Wars. Nonostante avesse ben chiara quella che sarebbe dovuta essere la sua storia, Lucas decise di aspettare a realizzarla, intenzionato a perfezionare la tecnologia degli effetti visivi, conscio di come sarebbero stati un elemento essenziale della sua creatura. D’altrone, a partire dagli anni ’80 con la lavorazione di Una Nuova Speranza prima e di L’Impero colpisce ancora poi, le intuizioni e i ritrovati utilizzati per dare vita alle avventure di Luke Skywalker si rivelarono un importante banco di prova per gli effetti speciali del cinema del periodo. Con la sua Industrial Light & Magic, Lucas stava facendo da apripista a una rivoluzione tecnologica nella creazione degli effetti speciali, avvicinando il mondo del digitale a quello che era stato sempre considerato come un aspetto quasi artigianale del cinema.

Questa attesa di Lucas venne ampiamente ricompensata, dato che durante la lavorazione di Star Wars venne accumulato abbastanza esperienza nel campo degli effetti digitali da dare vita alla tecnologia, del morphing. Con questo ritrovato fu possibile realizzare scene avveneristiche per l’epoca, consentendo di trasformare l’esercito degli uomini maiali. Questo progressivo miglioramento tecnologico fu essenziale anche nel trovare il regista della pellicola, Ron Howard.

Fu proprio mentre Howard era ospite dell’amico Lucas per la post-produzione degli effetti speciali del suo Cocoon che gli venne proposta la regia di Willow. Lucas, dopo le esperienze come regista con Star Wars, sembrava esser sempre meno interessato alla direzione, preferendo affidarla a persone di sua fiducia, come Steven Spielberg. Motivo per cui l’idea di Lucas venne affidata alle cure di Bob Dolman, sceneggiatore con cui Lucas aveva già lavorato in precedenza su alcune proposte di serie televisive, che non ebbero successo e non andarono mai oltre la realizzazione di un pilot.

A rendere complicata la realizzazione di Willow fu però lo scarso entusiasmo degli studios. Per quanto l’offerta di storie fantastiche in quegli anni fosse piuttosto nutrita, la percezione degli insider era che il filone del fantasy non avesse quel giusto appeal per motivare budget importanti, sensazione confermata da alcuni insuccessi come Krull, Legend o Dragonslayer. Questa visione del settore si tradusse in una ricerca complicata per una produzione, tanto che dopo diversi tentativi Luca decise di sottoporre il suo progetto alla Metro-Goldwyn-Meyer, meglio nota come MGM, il cui vertice era all’epoca Alan Ladd Jr., vecchia conoscenza di Lucas e suo sostenitore ai tempi della sua direzione della 20th Century Fox, quando aveva approvato un precedente progetto di Lucas, Star Wars. Ladd era un ferreo sostenitore delle intuizioni di Lucas, al punto che quando la MGM, che era finanziariamente fragile, stava per declinare l’offerta di Lucas, Ladd decise di finanziare metà del budget, stimato attorno ai 35 milioni di dollari, in cambio dei diritti televisivi e cinematografici, lasciando a Lucas quelli sul circuito home video e delle trasmissioni televisive.

La trama di Willow

Nel regno di Nockmar, la perfida stega Bavmorda (Jean Marsh) scopre da una profezia che è prossima la nascita di una bambina con una strana voglia che avrà il potere di sconfiggerla, spingendola a uccidere tutte le neonate che rechino un simile marchio. Per salvare la propria figlia, la madre di Elora Danan, la predestinata identificata dalla profezia, riesce a farla scappare dal regno, ma la piccola, dopo esser stata posta su una zattera, arriva presso un villaggio di nelwyn, il piccolo popolo. Qui viene salvata dai figli di Willoow Ufgood (Warwick Davis), aspirante mago, che dopo aver scoperto la storia piccola in seguito a una attacco di guerrieri inviati di Bamorda, decide di portare in salvo la piccola e consentirle di compiere il proprio destino.

Come si crea una compagnia di avventurieri

Trovata la quadra economica, Lucas non ebbe il minimo dubbio sul suo protagonista: Warwick Davis. Il nome di Davis è caro ai fan di Star Wars, che lo ricordano come Wicket, il tenero Ewok presa a cuore da Leila in Il Ritorno dello Jedi. Dopo il capitolo finale della Trilogia Originale di Star Wars, Davies era stato nuovamente richiamato per interpretare il suo personaggio in un film dedicato agli Ewoks (L’avventura degli Ewoks), momento in cui, secondo l’attore, Lucas confessò a sua madre di avere un progetto pensato appositamente per lui:

George disse semplicemente che aveva questa idea, e la stava trasformando in una storia appositamente per me. All’epoca non mi disse che si intitolava Willow, e le disse "Non è ancora pronta, la sarà tra qualche anno, quando Warwick sarà un po’ più adulto"

Un ruolo che, per Davis, ebbe una particolare importanza, considerato che fu la sua prima interpretazione senza maschera. Soprattutto, la presenza di questo ‘piccolo popolo’ rappresentò per l’epoca un momento importante per un traguardo sociale: Willow ebbe il maggior numero di attori affetti da nanismo della storia. Prima di allora, questo primato era spettato a Il Ritorno dello Jedi e Il Mago di Oz, ma secondo Davies il film fantasy di Lucas segnò un nuovo record. Aspetto a cui Lucas teneva molto, al punto da non aver mai nascosto la sua disapprovazione nel vedere come nel materiale promozionale di Willow il nome di Val Kilmer, che interpreta Madmartigan, avesse una dimensione maggiore di quello di Davis, che era a tutti gli effetti il protagonista del film. Scelta presa dalla major perché Kilmer era già un nome affermato, mentre Davis, oltre a non esser mai apparso col suo volto in scena, era un diciasettenne sconosciuto.

Che si comportò comunque da professionista, contrariamente alla tanto osannata star. Secondo la troupe, infatti, lavorare con Kilmer fu un’esperienza tutt’altro che piacevole, considerato che l’attore era più interessato a corteggiare la collega Joanne Whalley (che alla fine sposò, per la cronaca) che a prendere seriamente la parte, al punto che gran parte delle battute di Madmartigan furono improvvisate da Kilmer, che riuscì comunque a infondere un carisma impeccabile al suo personaggio.

Magia ed effetti speciali

Per dare vita al suo mondo magico, Lucas, come detto, attese che la tecnologia degli effetti speciali fosse tale da poter dare vita al mondo fantastico che aveva immaginato. Un’attesa che pur sposandosi con una gestione ‘artigianale’ nella creazione di alcune creature, ha comunque consentito di segnare un passo in avanti incredibile sul comparto digitale, considerato che Willow è stato l’apripista nel morphing, tecnica che negli anni seguenti sarebbe stata ampiamente impiegata.

Prima del 1988, era difficile realizzare effetti che mostrassero la trasformazione in scena, come aveva dimostrato Un lupo mannaro americano a Londra o la serie Manimal,ma per Willow Lucas voleva andare oltre, tanto da spingere fortemente su questa tecnica, come svelò il supervisore degli effetti speciali della Industrial Light & Magic del periodo, Dennis Muren:

Per come erano state le cose sino a quel momento, se un personaggio a un certo punto doveva trasformarsi in un cane o in un qualcosa, doveva esser fatto con una serie di prop meccaniche. Si doveva spostare l’attenzione dalla persona tagliandola, poi passare alla prima prorp in cui comparivano le orecchie, cercando di non far sembrare il tutto posticcio…noi abbiamo girato cinque diverse scene del film, con una capra, uno struzzo, una tigre, una tartaruga e una donna, riuscendo a eseguire tutte queste trasformazioni senza alcun taglio. La tecnica risulta ancora più realistica perché gli unici tagli sono stati fatti per ragioni di pathos, non per nascondere eventuali criticità.

Il risultato di Willow sul piano del morphing è probabilmente il suo aspetto più importante.

L’eredità di Willow

Nonostante il grande impegno e la passione di Lucas e Ron Howard nel realizzare Willow, il film non ebbe il successo sperato. A poco valse l’inside joke di Lucas di nominare due dei mostri del film con il nome di celebri critici cinematografici americani, la critica fu abbastanza spietata con la pellicola, sostenendo che si trattasse solamente di una rivisitazione di Star Wars in chiave fantasy, pur riconoscendo l’incredibile livello degli effetti speciali. Il paragone con altre pellicole del genere uscite negli stessi anni, specialmente La Storia Fantastica, vedeva sempre Willow soccombere con l’accusa di non avere una scrittura avvincente e curata, ma di cercare di coprire questa pecca con un sontuoso spettacolo visivo.

L’uscita in sala fu anche complicata dalla presenza nello stesso periodo di altre pellicole molto attese, come Rambo III, che tolsero visibilità al fantasy di Luca. Eppure, Willow è riuscito a rimanere uno dei riferimenti del cinema fantastico del periodo, complice l’espansione dell’ambientazione all’interno di una saga di libri, che potrebbero essere un trait d’union con la tanto attesa serie che da anni Lucas avrebbe voluto realizzare, e che finalmente arriverà su Disney+ a fine 2022, andando ad affiancarsi al film originale già disponibile nel catalogo del servizio streaming Disney.

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