San Base e la Dynamic Painting

Abbiamo avuto l'onore di passare un po' di tempo con San Base, un'artista che utilizza i computer e le schede video di ultima generazione per dare forma alla sua arte

Avatar di Tom's Hardware

a cura di Tom's Hardware

San Base e la Dynamic Painting

Courtesy: San Base

Cortesia di: San Base

Tom's Hardware: può per favore presentarsi ai nostri lettori

San Base: Sono un programmatore con la passione dell'arte, o un artista che ha affinità con i computer e tutto quello che è digitale. A questo punto della mia vita credo possa definirmi maggiormente come artista, ma entrambe le descrizioni sono azzeccate.

Ho origini nella vecchia Unione Sovietica, dove, all'età di 12 anni, mi sono iscritto alla scuola delle Belle Arti. Poco dopo, durante gli anni della scuola superiore, ho scoperto di avere un'altra passione: la matematica. Ai tempi del college dovetti prendere una difficile decisione, tra la Surikov Accademy delle Belle Arti (una delle scuole russe più promettenti) e l'università tecnica. Alla fine optai per un programma sulla scienza applicata e mi laureai come ingegnere cibernetico, ma non ho mai smesso di dipingere. Ho lavorato come programmatore dopo la laurea, mentre dedicavo tutto il tempo libero alla pittura. A metà degli anni 90 sono immigrato in Canada, dove lavoro ancora come programmatore.

Negli ultimi dieci anni ho metodicamente formulato e definito i principi di un nuovo concetto che chiamo Dynamic Painting. Recentemente ho fatto molti progressi che sono culminati in una tecnologia che oggi potete vedere applicata nei miei screensaver e altri progetti.

Tom's Hardware: come gli è venuta l'idea della Dynamic Painting?

San Base: la storia è interessante, il concetto è stato come un colpo di fortuna. Circa quindici anni fa vivevo a Kiev, in Ucraina. Lavoravo come programmatore e dipingevo per hobby. Tutto andava bene fino a che al collasso dell'economia dell'USSR negli anni novanta. I classici strumenti da pittore, come i pennelli, le vernici e le tele erano difficili da procurare.

Specialmente le tele, dato che dipingevo per piacere e nessuno si interessava ai miei lavori, quindi l'unica cosa che potevo fare era dipingere sopra i miei vecchi lavori. Quando iniziai a dipingere sopra le miei vecchie realizzazioni, inconsciamente cercavo di scegliere colori che si armonizzassero con la base originaria. Questo fenomeno iniziò a intrigarmi, e mi spinse a trasformare la stessa immagine continuamente, raggiungendo interessanti risultati.

Il dipinto raggiungeva un'altra dimensione con questo metodo: la dimensione del tempo. Ma il processo stesso era molto laborioso, e le pitture nonché le tele erano tutt'altro che delle buone basi per implementare questo concetto. Ecco dove le mie conoscenze di ingegneria informatica vennero in aiuto. Misi i pennelli da parte e iniziai a sviluppare un programma che potesse aiutarmi a automatizzare la generazione dell'immagine e il processo di trasformazione.