"Bagno di sangue criptovalute", un'analisi

Le criptovalute non sono poi tanto diverse da altri mercati, almeno per alcune caratteristiche. Proviamo a spiegare almeno alcuni aspetti di questo mondo, partendo dalle forti oscillazioni delle ultime settimane.

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a cura di Andrey Vedishchev

Bagno di sangue è probabilmente l'espressione più usata delle ultime ore nel mondo delle criptovalute. Per chi non segue questo mondo, si riferisce a un notevole calo, un crollo, di tutte le principali valute in circolazione. Fino a poche ore fa si vedevano valori dal -50% al -20%, secondo la composizione del portafogli.

Molti hanno pensato e detto "ecco, è scoppiata la bolla. Te l'avevo detto!". Ma che cosa è successo per davvero? In effetti, la situazione attuale ha diverse possibili concause, e proprio per questo potrebbe protrarsi ancora diverso tempo. Con esiti difficili o forse impossibili da prevedere. Proviamo a fare una breve lista.

Corea e Cina

Da questi due paesi nelle ultime ore sono arrivate notizie che hanno suscitato alcune preoccupazioni, panico in alcuni casi. Quel tipo di panico che innesca la corsa alla vendita. Nella fattispecie hanno incominciato a susseguirsi rumor riguardo a un'ipotetica proibizione delle criptovalute in Corea del Sud e del mining in Cina. Un sacco di gente ha messo in vendita le proprie crypto temendo di restare in mutande. E i prezzi sono calati di conseguenza. Questo anche se poi la notizia proveniente dalla terra di PSY (ve lo ricordate, vero?) si è rivelata infondata almeno in parte; di certo non c'è nulla di definitivo.

bitcoin gennaio 2018
Bitcoin, andamento degli ultimi giorni

Al primo forte calo in genere fanno seguito un buono numero di oscillazioni, un "su e giù" dovuto a compratori che cercano di accaparrarsi gli asset a poco prezzo, ma facendolo innescano un rialzo come quello rilevato nelle ultime 24 ore.

Concretamente, tuttavia, da nessuno dei paesi citati sono arrivate notizie definitive. È possibile che ci saranno blocchi, proibizioni e regolamentazioni. Oppure potrebbe non succedere nulla.

Bitconnect

Un paio di giorni fa ha chiuso Bitconnect, nome che indica(va) sia un exchange sia una moneta. Esso è divenuto famoso soprattutto per la piattaforma "lending": di fatto, depositando un determinato ammontare in Bitcoin - e tenendoli "fermi" per un determinato periodo di tempo - Bitconnect prometteva la corresponsione di interessi mensili fino a un 40% al mese e un ulteriore premio per la volatilità in base all'ammontare di BTC prestati.

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Tale meccanismo ha funzionato e arricchito svariate persone, fino all'annuncio di ieri: "Chiuderemo la piattaforma di Lending e l'Exchange lasciando in vita solo la criptovaluta Bitconnect".

E allora il tracollo.

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Effettivamente un rendimento del genere sapeva molto di schema Ponzi, in barba ai sostenitori del network marketing. Su Reddit i messaggi di aiuto si stanno moltiplicando in queste ultime ore. Sui Social Network si stanno perfino iniziando a organizzare campagne di crowdfunding per raccogliere sufficiente denaro per intentare una causa a Bitconnect.

January Effect

In Finanza si sostiene che un curioso fenomeno si verifichi nel mese di gennaio: sembra che i prezzi tendano a scendere proprio nel corso di questo mese, salvo iniziare poi un rally durante la primavera - non è un caso, dal momento che tipicamente in primavera si distribuiscono i dividendi - per poi nuovamente scendere a maggio. "Sell in May and go away", si dice.

Qualcuno sostiene che un andamento similare si verifichi anche per le criptovalute: effettivamente osservando l'andamento del Bitcoin si nota sempre un calo.

Ma se così fosse, allora perché nessuno ne ha mai approfittato? L'ipotesi di efficienza informativa in forma debole afferma (e dimostra) che non è possibile battere il mercato con informazioni storiche.

Insomma: non "batti" il mercato andando solamente a leggere i grafici. Se ciò fosse possibile, infatti, tutti approfitterebbero di un'eventuale inefficienza annullandola. In questo caso tutti potrebbero vendere in dicembre per evitare il tracollo di gennaio per poi ricomprare nel mese in questione. Viene dunque piuttosto difficile ritenere tale curiosa ricorrenza statistica come una regola di questo mercato: è semmai una felice coincidenza che difficilmente si ripeterà in futuro.

Warren Buffet e la Banca Centrale di Singapore

Nel corso delle ultime settimane dei veri pezzi da novanta si sono esposti esprimendo la propria opinione in merito alle criptovalute.

Warren Buffet, una vita nella finanza e terzo uomo più ricco del mondo, ha affermato il 10 gennaio: "per ciò che concerne le criptovalute posso affermare quasi con certezza che finirà male. Quando e come sono cose che non conosco".

Il 15 gennaio, ecco a fargli eco immediatamente Ravi Menon, numero uno della Banca Centrale di Singapore: "Spero che quando la febbre sarà passata conseguentemente al grande crollo cui assisteremo si salvi almeno la tecnologia sottostante decisamente più degna di nota dell'uso che fino ad oggi se ne è fatto: la Blockchain".

Tali parole possono aver influito sul giudizio dei mercati? Certamente non quelle di Buffet: la notizia era ormai pubblica sei giorni prima che il crollo iniziasse. Dunque la miccia non è provenuta da qui. Dalle dichiarazioni di Menon al crollo sono invece trascorse una manciata di ore: diviene quindi ipotizzabile che una lieve inefficienza nei mercati abbia ritardato la diffusione di questa profezia rivelatasi poi auto-avverante.

E se non ci fosse un unico colpevole?

Fatte le considerazioni sopra diviene importante specificare una cosa: il mese di dicembre ha regalato capital gain stellari e con pochi pari nella storia delle criptovalute. In un solo mese la capitalizzazione di mercato è passata da 312 MLD $ a 667 MLD $ circa. Era piuttosto irrazionale credere che un tale andamento non portasse conseguenze a stretto giro di ruota.

Tale tracollo è stato probabilmente incentivato anche dalle prese di profitto dei trader, ingolositi dalla prospettiva di godersi parte dei propri profitti in conto capitale. Soprattutto alla luce delle notizie uscite recentemente e che vi abbiamo descritto nelle righe sopra.

E adesso?

Crolli di questo tipo non sono infrequenti nella criptofinanza, dunque la paura irrazionale che sia "finita", come si legge ovunque da utenti disperati, è appunto irrazionale.

Un segnale in tal senso arriva guardando ad alcuni fra gli Exchange più popolari sul pianeta quali Bittrex, Binance, Bitfinex o Cex.io. Le richieste di nuovi utenti, tra dicembre e gennaio, sono state così tante da spingerli a chiudere temporaneamente le iscrizioni per evitare problemi tecnici anche peggiori. Bitfinex, uno tra i più grandi al mondo, ha deciso che da gennaio accetterà solo chi ha almeno 10mila dollari da investire - con buona pace dei micro-investitori.

In ogni caso, presto un nuovo fiume di denaro confluirà nel mercato. E allora questi giorni così mogi saranno solo un ricordo. Fino al prossimo crollo, ovviamente.