Fuchsia OS, Google lavora a un sistema operativo unificato?

Google starebbe lavorando a un sistema operativo unificato, nome in codice Fuchsia OS, che girerà cioè su smartphone e computer, passando per l'IoT. Al momento i dettagli sono scarsi, si sa soltanto che i kernel utilizzati saranno due. Al momento non è chiaro il destino di Android e ChromeOS.

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a cura di Alessandro Crea

Pink+Purple= Fuchsia. Un gioco di parole cromatico col quale Google ha alluso al nuovo sistema operativo unificato al quale starebbe lavorando, che ha appunto nome in codice Fuchsia OS.

Al momento i dettagli sono davvero molto scarsi e molti aspetti restano insoluti. Non si sa ad esempio se questo nuovo OS debba sostituire in tutto o in parte, o affiancare, gli attuali Android e Chrome OS e se esso sia il risultato della loro fusione o una soluzione radicalmente nuova.

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L'unica cosa certa è che Fuchsia OS dovrebbe essere utilizzato da Google trasversalmente su tutti i dispositivi, dall'Internet delle Cose ai PC, passando per smartphone, tablet e notebook, un po' sulla falsariga di quanto sta cercando di fare da alcuni anni Microsoft.

Il sistema operativo unificato dovrebbe inoltre utilizzare due differenti kernel, ovviamente imparentati, LK e Magenta. Il primo, più semplice, sarebbe destinato all'Internet delle Cose, mentre Magenta, che integrerebbe LK con altri elementi esclusivi, dovrebbe fare da base per tutto il resto.

Qualcosa è trapelato anche riguardo ad altri tre componenti, Flutter, Escher e Mojo. Il primo è un motore di rendering ad alte prestazioni che sarà impiegato per visualizzare i widget e sarà basato su linguaggio Dart, che quindi probabilmente sarà utilizzato anche per le app della GUI.

Escher invece controllerà il rendering del sistema operativo e sembra poter utilizzare sia OenGL che le nuove API Vulkan. Mojo infine sarà il framework per le applicazioni e già attualmente supporta i linguaggi Dart, Java, JavaScrit, Python, Go e Rust.

‎Il progetto è rilasciato sotto licenze Apache 2.0 e MIT, che offrono maggior libertà rispetto a GPL (GNU Public License), utilizzata ad esempio per il kernel di Linux. Questo potrebbe rendere più facile agli sviluppatori creare prodotti closed-source per il sistema operativo. ‎