Hawking: la tecnologia non deve accentuare le diseguaglianze

Stephen Hawking propone una riflessione sul rapporto fra evoluzione della tecnologia e diseguaglianze sociali: se la ricchezza prodotta dalle macchine fosse condivisa tutti potrebbero godere di una vita di lusso. Ma sembra che ci si stia muovendo nella direzione opposta.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Stephen Hawking è intervenuto in una sessione di Ask Me Anything su Reddit tornando sullo scenario del futuro dell'umanità in rapporto all'evoluzione dell'Intelligenza Artificiale. La differenza rispetto ad altre volte è che ha ampliato il discorso al piano sciale ed economico. Quello che ne esce è un'analisi acuta sul rapporto fra evoluzione della tecnologia e sistemi di automazione e diseguaglianze sociali.

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La chiave d'interpretazione proposta dal celebre fisico è in sostanza che l'avanzata della tecnologia e dell'automazione potrebbe accelerare le disuguaglianze: se un giorno le macchine dovessero produrre tutto quello di cui abbiamo bisogno, le conseguenze dipenderanno da come saranno distribuiti i vantaggi che apporteranno. Se la ricchezza prodotta dalle macchine fosse condivisa tutti potrebbero godere di una vita di lusso. Se i proprietari delle macchine remassero contro una redistribuzione delle ricchezze, la maggior parte delle persone finirebbe per essere miseramente povera.

Secondo Hawking al momento sembra che ci si stia dirigendo verso la seconda opzione, ossia che la diffusione della tecnologia stia ampliando le disuguaglianze. È un approccio diverso dal solito alla questione dei potenziali danni all'umanità che potrebbero derivare dall'avanzamento tecnologico. In passato Hawking aveva fatto affermazioni ben più pesanti, per esempio durante un'intervista con la BBC lo scorso anno, quando affermò senza mezzi termini che "lo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale potrebbe significare la fine della razza umana".

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È noto che la sua posizione è condivisa da molti ricercatori e osteggiata da altrettanti, secondo cui una minaccia di tale portata è impossibile o se non altro molto lontana. La maggior parte però concorda sul fatto che l'IA potrebbe avere conseguenze disastrose per l'occupazione e la disuguaglianza sociale.

A riassumere la questione ci pensa Toby Walsh, professore presso il  National Information and Communications Technology Australia, secondo cui in futuro non ci sarà un lavoro che l'AI non sarà in grado di fare. Il problema non è l'avanzamento tecnologico di per se stesso, ma come la società affronterà i cambiamenti che ne deriveranno.

Entro la fine del 2015 si stima un calo della percentuale della popolazione mondiale che vive in condizioni di estrema povertà. Purtroppo di pari passo la disparità di reddito è in aumento in tutto il mondo.

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