Intel 4004, il primo microprocessore della storia ha 40 anni

Il 4004 di Intel è quello che si può ritenere il primo microprocessore dalla storia. A realizzarlo un team capeggiato dall'italiano Federico Faggin. E fu in quel frangente che cambiò il mondo.

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a cura di Manolo De Agostini

Quarant'anni fa Intel presentava il 4004, ritenuto il primo microprocessore monolitico in silicio della storia, dando così il via alla rivoluzione digitale. L'Intel 4004 aveva una frequenza di 740 kHz, richiedeva 12 volt per l'alimentazione e poteva indirizzare fino a 640 Byte di memoria RAM. Al suo interno c'erano 2.300 transistor.

A lavorare su quel progetto c'era anche un italiano, Federico Faggin, che ebbe il difficilissimo compito (svolto con successo) di portare a compimento un progetto che altri tecnici prima di lui non erano riusciti a rendere commercializzabile. Se siamo qui a scrivere su PC sempre più potenti e polifunzionali sappiate che dovete ringraziare un italiano. E se Intel è quello che è, deve fare altrettanto.

Intel 4004

A portarci fino ai microprocessori odierni non è stata solo la visione di un'azienda che, da produttore di memorie, ha avuto il coraggio di varcare un settore complesso, ma anche le idee degli uomini. Pensate alla Legge di Moore, che vale tutt'oggi, e secondo la quale ogni 18 mesi la potenza dei computer raddoppia (e così anche il numero di transistor). Costituisce il modello fondamentale di business per il settore dei semiconduttori da oltre 40 anni.

Se oggi si guarda al 4004, si scopre che i processori Core di seconda generazione offrono prestazioni 350.000 volte superiori, e ogni transistor consuma una quantità di energia 5.000 volte inferiore. "Il numero assoluto di innovazioni dei prossimi 40 anni equivarrà o supererà tutte le innovazioni conseguite negli ultimi diecimila anni della storia dell'uomo", ha dichiarato Justin Rattner, Chief Technology Officer di Intel.

"Oggi Intel festeggia 40 anni di storia e successi tecnologici dalla creazione dell'Intel 4004, il primo processore al mondo che ha segnato l'inizio di una rivoluzione digitale che deve ancora mostrare altre grandi evoluzioni", commenta Dario Bucci, amministratore delegato di Intel Italia e Svizzera. "Un'invenzione che porta tra l'altro la firma di Federico Faggin, un italiano, e che quindi ci rende particolarmente orgogliosi e ci conferma come l'Italia ancora una volta, abbia saputo - anche nel campo tecnologico - esprimere tutto il suo valore distintivo".