Intel, un dipendente ha truffato l'azienda per quasi un milione di dollari

Due persone accusate di aver sottratto oltre $840.000 a Intel attraverso una presunta collusione tra un dipendente e un complice esterno.

Avatar di Andrea Riviera

a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Nel cuore della Silicon Valley israeliana si sta consumando una vicenda di frode che ha scosso i vertici di uno dei giganti mondiali dei semiconduttori. Tra ottobre 2023 e novembre 2024, Intel Israel è stata vittima di un'elaborata truffa che ha permesso di sottrarre dalle casse dell'azienda oltre 3 milioni di shekel israeliani, equivalenti a circa 842.000 dollari. La scoperta è avvenuta solo recentemente, quando l'azienda ha avviato un'indagine interna che ha portato alla luce un sistema di frode sofisticato, orchestrato presumibilmente da una ex dipendente e da un fornitore esterno, entrambi ora al centro di un'azione legale presso il tribunale distrettuale di Haifa.

Secondo quanto riportato dal quotidiano economico israeliano Calcalist, i protagonisti di questa vicenda sono Natalia Avtsin, ex dipendente del dipartimento di produzione hardware di Intel Israel, e Yafim Tsibolevsky, titolare di una società fornitrice chiamata "Energy Electronics 2000". La loro collaborazione avrebbe generato un meccanismo fraudolento che ha aggirato i controlli interni dell'azienda per mesi, sfruttando lacune nei protocolli di verifica delle transazioni.

Il meccanismo della frode era tanto semplice quanto efficace nella sua esecuzione. Avtsin, sfruttando la sua posizione all'interno del dipartimento di produzione hardware, richiedeva preventivi a Tsibolevsky per componenti hardware. Una volta ottenuta l'approvazione dal suo superiore, l'ex dipendente modificava la classificazione delle transazioni da "componenti" a "servizi", un dettaglio cruciale che permetteva di aggirare i rigorosi protocolli di verifica normalmente applicati agli acquisti di componenti fisici.

La distinzione tra queste due categorie rappresentava il fulcro della frode. Come confermato da Intel Israel a Calcalist, i pagamenti per servizi erano soggetti a controlli molto meno stringenti rispetto a quelli per componenti hardware. Per questi ultimi, infatti, era necessario presentare una nota di consegna firmata o una ricevuta di conferma, documentazione che nel caso dei servizi non veniva richiesta. L'assenza di questa barriera di verifica permetteva a Tsibolevsky di emettere fatture e ricevere pagamenti senza alcun controllo sostanziale.

Per evitare di attirare l'attenzione, Tsibolevsky emetteva sistematicamente fatture di importo inferiore ai 20.000 dollari, esattamente entro il limite di autorizzazione di Avtsin per le transazioni. Questo modus operandi suggerisce chiaramente la presenza di informazioni privilegiate, che solo un insider avrebbe potuto conoscere e condividere.

L'indagine condotta da Intel ha rivelato un ulteriore livello di complessità nella frode. Alcune transazioni sarebbero state processate attraverso una terza entità, Levanon Kogan, una società che fornisce servizi di acquisto per aziende non registrate direttamente con Intel. Sebbene il colosso dei chip non abbia accusato formalmente Levanon Kogan di alcun illecito, le attività di questa società sembrano correlate allo schema fraudolento messo in atto da Avtsin e Tsibolevsky.

In queste operazioni più elaborate, Avtsin otteneva un preventivo da Tsibolevsky e poi chiedeva a Levanon Kogan di effettuare i pagamenti a suo favore. Come nel caso delle transazioni dirette, anche in questo scenario l'ex dipendente avrebbe riclassificato gli acquisti da componenti a servizi. L'indagine di Intel ha portato alla luce almeno 30 ordini contraffatti processati attraverso Levanon Kogan, per un valore complessivo superiore ai 2 milioni di shekel (circa 561.000 dollari).

Un licenziamento casuale e una battaglia legale in corso

Un aspetto particolarmente interessante della vicenda riguarda il licenziamento di Avtsin, avvenuto nel novembre 2024. Secondo quanto dichiarato da Intel Israel, la sua uscita dall'azienda sarebbe stata parte di una più ampia strategia di riduzione delle operazioni in Israele e non sarebbe stata collegata alle sue presunte attività criminali, che a quel tempo non erano ancora state scoperte. Una coincidenza temporale che solleva interrogativi sul timing delle indagini interne.

Alcune transazioni sarebbero state processate attraverso una terza entità

Tsibolevsky, dal canto suo, era entrato nell'orbita di Intel solo nell'ottobre 2023, dopo essersi registrato come rivenditore autorizzato con il nome "Energy Electronics 2000" il mese precedente. La rapida successione degli eventi – registrazione a settembre, ingresso come fornitore a ottobre, inizio delle presunte attività fraudolente nello stesso periodo – suggerisce un piano ben orchestrato piuttosto che un'opportunità colta al volo.

Intel ha ora avviato un'azione legale presso il tribunale distrettuale di Haifa, chiedendo ai due imputati la restituzione dei fondi sottratti e di qualsiasi profitto da essi derivato. La vicenda rappresenta un severo monito per le grandi aziende tecnologiche sulla necessità di rafforzare i propri sistemi di controllo interno, specialmente in un'epoca in cui le frodi finanziarie diventano sempre più sofisticate e difficili da individuare.

Quindi insomma, questa disparità nei protocolli di controllo tra acquisti di componenti e servizi ha creato la falla sfruttata dai presunti truffatori, evidenziando come anche le aziende tech più avanzate possano presentare punti deboli nei loro sistemi amministrativi e finanziari.

👋 Partecipa alla discussione! Scopri le ultime novità che abbiamo riservato per te!

0 Commenti

⚠️ Stai commentando come Ospite. Vuoi accedere?


Questa funzionalità è attualmente in beta, se trovi qualche errore segnalacelo.