Turchia, le criptovalute ricadono nei regolamenti antiriciclaggio e antiterrorismo

La Turchia ha deciso di inasprire le norme verso le criptovalute e il trading, inserendole nelle leggi contro il riciclaggio e il terrorismo.

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a cura di Dario Oropallo

Mentre la nuova criptovaluta Chia sta già determinando forti rialzi nella vendita di SSD ad alte prestazioni e Nvidia ha reintrodotto il suo limitatore di hash rate per GPU GeForce 3060, la Turchia ha cominciato a inasprire le norme dedicate al trading di criptovalute. Fino a poche settimane fa in Turchia era possibile, con un investimento intorno ai 6.000 dollari, creare una piattaforma di trading di criptovalute. Ora, invece, è avvenuto un netto cambio di marcia che segue le sanzioni applicate in India e Cina. Cos'è cambiato ad Ankara?

La facilità di aprire piattaforme di trading, complice anche il peggioramento della crisi economica e sanitaria, ha determinato un exploit dell'industria delle criptovalute nel paese. Un'esplosione che ha portato alla rapida diffusione di truffatori e organizzazioni inaffidabili: nel mese di aprile due di queste aziende "diy" sono fallite e il fondatore di una di queste società è scomparso (fuggito?) con circa 2 miliardi di dollari in criptovalute. Ora Ankara ha scelto di regolamentare il trading di criptovalute, inserendolo nelle rigide regole antiriciclaggio e contro il finanziamento del terrorismo.

Sabato 1 maggio il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha pubblicato un decreto che amplia le norme che regolano le transazioni di criptovalute. Stando a quanto riportato dall'agenzia Reuters, i "fornitori di servizi di criptovalute" dovranno adeguarsi immediatamente alle nuove leggi: le nuove regole sono già state pubblicate nella Gazzetta Ufficiale turca e hanno applicazione immediata. La rivista specializzata CoinGape aggiunge che i gestori delle piattaforme saranno responsabili di assicurarsi che "i loro beni non siano utilizzati per scopi illegali". Sarà quindi richiesto, per rispettare la legge, di verificare gli acquirenti e di tenere una contabilità complessa: un processo non facile e molto costose per le piattaforme più piccole. È probabile che il numero di aziende impegnate nel trading di criptovalute turco diminuirà rapidamente.

Già in aprile la Turchia aveva inasprito le norme verso l'uso delle criptovalute, scoraggiandole per le transazioni B2B e C2B e spingendo la Banca centrale della Repubblica di Turchia (TCMB) a vietarne l'uso per qualsiasi tipo di pagamento. L'inasprimento delle norme per le criptovalute si inserisce nel sempre più evidente autoritarismo del governo turco e del partito del presidente Erdogan, l'AKP. Per comprendere meglio le criptovalute, invece, ti rinviamo alla nostra chiacchierata con Marco Cavicchioli.

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