Lo spot "Non ruberesti mai un'auto" usava... un font rubato

La controversa campagna anti-pirateria del 2004 userebbe un font rubato: non lo trovate ironico?

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a cura di Marco Pedrani

Caporedattore centrale

L'ironia della sorte ha colpito una delle campagne anti-pirateria più iconiche degli anni 2000. Il celebre spot "Non ruberesti mai un'auto", che ha "terrorizzato" una generazione di acquirenti di DVD, potrebbe aver utilizzato un font piratato proprio mentre predicava contro la pirateria digitale. Un caso che dimostra come, talvolta, chi punta il dito contro determinate pratiche possa cadere nelle stesse trappole che denuncia con tanta veemenza.

La campagna, lanciata nel 2004 come collaborazione tra la Federation Against Copyright Theft (FACT) britannica e la Motion Picture Association of America (MPAA), è diventata un fenomeno culturale che ha resistito alla prova del tempo. Lo spot mostrava persone intente a rubare oggetti di vario genere - un'automobile, un ingombrante televisore a tubo catodico e persino un DVD - per trasmettere il messaggio che scaricare film piratati equivaleva a commettere questi crimini contro la proprietà.

Nonostante la campagna sia stata interrotta nel 2008, la sua eredità culturale vive ancora oggi, tanto da essersi trasformata nel famoso meme "You wouldn't download a car" - frase che molti, per un curioso effetto Mandela, credono fosse lo slogan originale. Lo spot è stato anche brillantemente parodiato nella serie britannica "The IT Crowd", contribuendo ulteriormente alla sua immortalità nel panorama pop.

La recente scoperta che mette in discussione l'integrità etica della campagna riguarda proprio il carattere tipografico utilizzato nei famosi spot. Secondo quanto riportato da TorrentFreak, la campagna avrebbe utilizzato XBand Rough, un font gratuito del 1996 che risulta essere praticamente identico a FF Confidential, creato nel 1992 da Just Van Rossum - fratello di Guido Van Rossum, l'inventore del linguaggio di programmazione Python.

Quando la giornalista Melissa Lewis ha contattato Van Rossum per chiedere chiarimenti sulla somiglianza tra i due font, il designer ha confermato che XBand Rough è essenzialmente un "clone illegale" di FF Confidential. La sua reazione alla notizia che proprio quel font piratato fosse stato usato nella campagna anti-pirateria? "Trovo la cosa esilarante", ha dichiarato Van Rossum a TorrentFreak.

La campagna che condannava il furto digitale potrebbe essersi macchiata dello stesso peccato.

La conferma definitiva è arrivata da un utente di Bluesky soprannominato Rib, che ha utilizzato la Wayback Machine per esaminare un file PDF del 2005 ospitato sul sito ufficiale della campagna anti-pirateria. L'analisi ha confermato che il font incorporato nel documento era effettivamente XBand Rough e non la versione originale e legittima FF Confidential.

La situazione è senza dubbio ironica, ma solleva anche interrogativi sull'attenzione ai dettagli dimostrata dai creatori di una campagna così significativa. Sebbene Van Rossum non sia più il distributore ufficiale del font (i diritti sono passati a Monotype nel 2014, dopo essere stati gestiti da FontShop International) e non abbia intenzione di intraprendere azioni legali, la vicenda rappresenta un curioso esempio di ipocrisia involontaria.

A distanza di quasi vent'anni, lo spot che voleva insegnare l'importanza del rispetto del copyright potrebbe aver dimostrato, con la sua stessa esistenza, quanto sia facile incappare in violazioni della proprietà intellettuale anche quando si ha l'obiettivo opposto.

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