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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Nonostante rubriche come quella che state leggendo e migliaia di articoli sul tema, sono ancora pochi quelli che possono dire di conoscere e comprendere il mondo Blockchain. Un mondo che nonostante tutto si sta evolvendo molto velocemente, tanto che si sta già parlando di "blockchain di quarta generazione".  Due progetti in particolare hanno scelto questa definizione come stendardo: il primo è EOS, di cui vi abbiamo raccontato a febbraio 2018. Il secondo è Multiversum, un progetto sviluppato da un team italiano molto ambizioso. I primi successi sono già arrivati e sono concreti: circa 9 milioni di dollari di finanziamenti privati per portare avanti i lavori.

Prima di vedere che cos'è concretamente Multiversum, un piccolo preambolo può essere utile. Con Blockchain di prima generazione si intende quella di Bitcoin, che ha permesso la nascita delle prime criptovalute.

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La seconda generazione nasce con Ethereum e gli Smart Contracts in particolare, fenomeno che tra le altre cose ha portato anche alla diffusione delle ICO.  La blockchain di Ethereum, e i suoi cloni, ha portato alla nascita di molte altre monete.

Le prestazioni sono tuttavia ancora un problema piuttosto rilevante: né le blockchain di prima generazione né quelle di seconda sono sufficientemente stabili e veloci se c'è un alto livello di complessità. Si prenda ad esempio l'esperimento videoludico Cryptokitties; solo da poco il sistema è sempre raggiungibile e le transazioni vanno (quasi) sempre come ci si aspetta. Miglioramenti che forse sono solo dovuti a un minor numero di utenti che usano il gioco.

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La blockchain di terza generazione è ancora un'idea, ma si ritiene che diventerà concreta molto presto. Passando ad algoritmi Proof of Stake si dovrebbero risolvere molti dei problemi attuali - e tra l'altro potrebbe finire la corsa alle GPU per il mining. Con la diffusione degli algoritmi POS i sistemi blockchain diventeranno più veloci e flessibili, con un minore assorbimento energetico. O almeno questa è l'idea.

La quarta generazione è quella invece che aggiunge complessità. Una blockchain che non ha solo grandi prestazioni ma che è anche in grado di proporsi come soluzione innovativa e vantaggiosa alla soluzione di problemi complessi. Nel caso di Multiversum, in particolare, parliamo di gestione di database relazionali (Wikipedia, Microsoft, Università di Napoli). Insiemi di dati dove ciò che conta non è solo il dato, ma appunto le relazioni tra un dato e l'altro.

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Il database relazionale è uno strumento molto comune tanto nelle aziende quanto nelle pubbliche amministrazioni. Si pensi per esempio alla Motorizzazione, i cui archivi devono contenere molte informazioni sia riguardo i veicoli sia riguardo i conducenti. E deve anche essere possibile cercare dati in funzione delle relazioni tra di essi. Il sistema può includere alcuni dati fissi (per esempio il numero di telaio di un'auto) e altri variabili (il nome del proprietario).

Multiversum ha una forte vocazione per l'impiego nei contesti industriali, istituzionali, pubblici ed enterprise: ambienti che richiedono strutture di dati complesse, impossibili da rappresentare in maniera efficiente e normalizzata con una semplice chain. Questa vocazione si manifesta col voler essere il primo crypto database relazionale.

Dal whitepaper Multiversum

Ebbene, Multiversum si propone come l'infrastruttura soggiacente, ciò che sostiene il database stesso. Idealmente, l'azienda o la PA che decide si usare Multiversum potrà continuare a lavorare come ha sempre fatto: non servirà una nuova formazione per gli sviluppare o i tecnici che gestiscono i database, perché sarà sufficiente integrare le API della stessa Multiversum.

In cambio si otterrà un sistema ad alte prestazioni, con transazioni concluse in meno di 0,2 secondi, a basso impatto energetico, scalabile e flessibile. Per ottenere questo risultato si fa affidamento a un nuovo concetto definito Proof of Integrity, secondo il quale il controllo del sistema è affidato all'integrità del dato stesso. Qualità molto interessanti, ma per ora bisogna dare fiducia alla stessa Multiversum - i test indipendenti arriveranno tra molto tempo.

Quanto alla naturale domanda "che cosa diavolo è la proof of integrity", vi lascio alla risposta della stessa azienda.  

[...] Multiversum introduce la Proof of Integrity, ovvero un dispositivo di verifica crittografica della sincerità del codice del nodo compilato e dell'uniformità di risposta da parte della maggioranza dei nodi rispetto ad un challenge seed casuale, che, unito all'hash calcolato da un componente esterno (non decompilabile, protetto e comunicante con il software del nodo in un canale criptato) del software stesso, e ai dati della transazione, deve essere il medesimo in ogni singola transazione per tutti i nodi. Tale processo richiede una potenza di calcolo notevolmente inferiore ed evita gli sprechi tipici di altri sistemi (PoW, PoS, DPoS); fornisce inoltre una sicurezza maggiore e reale, non di tipo statistico o suppositivo basata sul modello del Consenso Bizantino, particolarmente vulnerabile in cluster di dimensioni ridotte.

Il nuovo concetto di Proof of Integrity si basa su due chain: la Mainchain con i database decentralizzati e una Side Chain che funge da Public Key Infrastructure decentralizzata. (dPKI). Questa Side Chain dPKI avrà un protocollo sicuro per l'inserimento delle transazioni (PoW, PoS, DaG o altro, da definire). [...] Questa dPKI conterrà l'identificativo dell'applicazione collegata alla chiave pubblica precedentemente inserita dal proprietario della app: ogni nodo si rivolgerà ad essa per verificare l'autenticità dei dati inseriti dalla applicazione collegata al database.

Poiché il modello di utilizzo delle chiavi pubbliche è write once, read many (scrivi una sola volta per ogni applicazione e leggi molte) la performance della side ledger non è importante. Garantirà invece performances estremamente elevate alla main chain, addirittura superiori a quelle del concetto originale.